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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Falesia killer a Guaceto: tre condanne per la morte del ricercatore

Un anno e sei mesi a Vincenzo Epifani, presidente del Consorzio di Torre Guaceto; due anni a Franco Nicola Marinò, e tre anni ad Alessandro Ciccolella, direttore dell'ente di gestione dell'Area marina protetta. tre assoluzioni

BRINDISI  - Il Tribunale di Brindisi ha riconosciuto la fondatezza dell’accusa di omicidio colposo per la morte di Paolo Rinaldi, il ricercatore travolto da una frana sulla falesia di Apani nell’area protetta gestita dal Consorzio di Torre Guaceto,  per tre dei sei imputati: un anno e sei mesi a Vincenzo Epifani, legale rappresentante dell’Ente (il pm ne aveva chiesto l’assoluzione); due anni a Franco Nicola Marinò, il quale aveva il  compito di accompagnare i tirocinanti (richiesta di otto mesi) e tre anni ad Alessandro Ciccolella, direttore (a fronte della richiesta di due anni e sei mesi).

Sono stati assolti Carlo Cioffi, ex dirigente della ripartizione Urbanistica del Comune di Brindisi (come chiesto dallo stesso pm oltre che dal difensore, l’avvocato Roberto Cavalera), Umberto Ruggiero ed Ettore Ruggiero, entrambi dell’Uni.Versus –presso cui operava la vittima - perché il fatto non sussiste (il pm aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi). Assoluzione, inoltre, per Uni.Versus-Csei (Consorzio universitario per la formazione l’innovazione) e il Consorzio di Torre Guaceto, in quanto soggetti socialmente responsabili,  dall’illecito amministrativo, perché il fatto non sussiste.

Il pm Antonio Costantini

Il tribunale ha riconosciuto il beneficio della sospensione della pena e della non menzione per Vincenzo Epifani e Franco Nicola Marinò. Entrambi, assieme a Alessandro Ciccolella e al responsabile civile Consorzio di Torre Guaceto, nella persona del legale rappresentante pro tempore, sono stati condannati “in solido fra loro al risarcimento dei danni in favore della parte civile”, i familiari del giovane ricercatore che tre giorni dopo la tragedia avrebbe compiuto 29 anni.

La liquidazione sarà definita in sede civile, intanto è stata disposta una provvisionale, come chiesto dagli avvocati Leonardo La Porta, Annarita D’Errico e Pasquale Annicchiarico del foro di Taranto. Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni. La sentenza è arrivata a conclusione del dibattimento incardinato dinanzi al giudice monocratico Giuseppe Biondi, nel tardo pomeriggio di oggi 30 giugno 2017.

La frana cha ha ucciso Paolo Rinaldi, e una scarpa della vittima

Da quel 21 ottobre 2010 la falesia e le condizioni di erosione con annesso rischio frana concreto sono confluite nel Piano della costa con azioni del Comune e richieste di finanziamento alla Regione Puglia.  Quella mattina di sette anni fa, Paolo Rinaldi, originario di Taranto, assieme ad altri giovani si era presentato puntale all’appuntamento nell’area protetta gestita dal Consorzio di Torre Guaceto, per proseguire l’attività formativa di specializzazione organizzata dalla Uni.Versus sulle “tecniche Gis per la gestione delle coste delle aree rurali” e stava effettuando con l’uso di un Gps uno studio sulla implementazione dei dati topografici in possesso del Consorzio di Torre Guaceto sul fenomeno erosivo.

Attorno alle 10,30, stando alla ricostruzione dei fatti operata dai funzionari dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, venne “investito da una frana distaccatasi dalla falesia sovrastante e seppellito da numerosi e pesanti detriti caduti dall’altro che gli cagionavano un grave politrauma da schiacciamento e massivo spandimento emorragico retro peritoneale da fratture multiple del bacino, con conseguente collasso cardiocircolatorio terminale”. Rinaldi, in quel momento, aveva le spalle “rivolte e adiacenti la parente limo argillosa avente quota dal livello di campagna due metri e mezzo circa”.

Il luogo della tragedia

L’accusa è stata mossa “per colpa generica, imprudenza, negligenza e imperizia” perché “il luogo ove stava effettuato il lavoro era notoriamente e da tempo caratterizzato dal rischio di frana, tanto più accentuatosi a ridosso dell’evento, a causa delle particolari condizioni meteo-marine e delle forti e pregressi piogge che avevano interessato la zona”. L’area, inoltre, era “priva di adeguata segnalazione di pericolo” nel punto in cui il gruppo di ragazzi si trovava.

Tra l’altro “senza aver ricevuto alcuna informazione sulla pericolosità del luogo, né addestramento o istruzione sulle misure di precauzione da adottare”. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Massimo Manfreda, Gianvito Lillo, Vincenzo Farina e Karin Pantaleo.

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