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Cronaca

Con la pistola da guerra a Torre Guaceto

TORRE GUACETO - La pistola (una Tokarev russa da guerra) dove la provo? In campagna, sul lato monte dell’oasi marina protetta di Torre Guaceto. Il bersaglio? Una bottiglia in plastica posizionata su un muretto a secco. Sullo sfondo la statale Bari – Brindisi e la torre della riserva.

TORRE GUACETO - La pistola (una Tokarev russa da guerra) dove la provo? In campagna, sul lato monte dell’oasi marina protetta di Torre Guaceto. Il bersaglio? Una bottiglia in plastica posizionata su un muretto a secco. Sullo sfondo la statale Bari – Brindisi e la torre della riserva. Se i fatti sono andati esattamente così come sono stati ricostruiti, i due 27enni di Brindisi hanno agito prima di tutto da incoscienti, oltre ad aver infranto la legge.

Il rischio che un proiettile vagante ferisse qualcuno era più che mai concreto: sparavano tra l’altro ad altezza d’uomo. La coppia di tiratori improvvisati, già noti alle forze dell’ordine era composta da Walter Lococciolo e Danilo Romanelli, entrambi residenti al quartiere Sant’Elia di Brindisi, arrestati dai militari della Guardia di Finanza di Ostuni, al comando del capitano Antonio Martina.

Non si sa come, ma possedevano una pistola di fabbricazione russa, in dotazione all’esercito sovietico nella seconda guerra mondiale e ormai fuori produzione. Un’arma parabellum perfettamente funzionante. Il caricatore era pieno: 8 cartucce calibro 7,62, una delle quali esplosa. Il bossolo, espulso dalla Tokarev, è stato rinvenuto in zona. Altre tre cartucce si trovavano in una bustina di cellophane, nel marsupio di uno dei due arrestati.

Gli interrogativi cui dare risposta, preso atto e debitamente contestato l’episodio, sono numerosi. Da dove viene quell’arma? Da dove i proiettili? Non si tratta di munizionamento così facile da reperire. Non è stato sicuramente acquistato in armeria. La pistola non ha matricola abrasa ma non è così semplice risalire all’ultimo proprietario “ufficiale”.

Come si è detto si tratta di armi che non si fabbricano più da tempo. Ma è anche vero che durante il conflitto nella ex Jugoslavia di materiale bellico se ne è contrabbandato parecchio, sia in Montenegro che in Albania. La ricostruzione di quanto accaduto nel pomeriggio di ieri, invece, è piuttosto chiara, così come lo sono le accuse attribuite a Romanelli e Lococciolo. Entrambi rispondono di porto illegale d’arma da guerra, il primo anche di spari in luogo pubblico: si ritiene fosse stato lui il primo a premere il grilletto, per fortuna una sola volta, prima dell’arrivo delle fiamme gialle.

I militari stavano compiendo un giro di perlustrazione in una zona molto frequentata da vacanzieri e appassionati di mare e natura, in questo periodo, ma che viene spesso utilizzata come terminale delle organizzazioni criminali per gli sbarchi di droga, di armi e perfino di clandestini. Ciò accade negli orari in cui c’è meno ressa, nelle zone meno frequentate e più frastagliate del lungo tratto di costa che territorialmente appartiene a Carovigno e a Brindisi.

Nel silenzio della riserva i finanzieri hanno udito uno sparo. Hanno individuato una Golf, poi risultata di proprietà della madre di Lococciolo e hanno visto due ragazzi che, notati i colori d’istituto della Guardia di Finanza, stavano cercando di nascondere (senza disfarsene) un oggetto dalle dimensioni tutto sommato ridotte.

Era la pistola. Lì vicino c’era il bossolo rotolato nel terreno, una bottiglia di plastica posizionata su un muretto a mo’ di bersaglio e il munizionamento. Sono scattate le manette, per entrambi i 27enni. Tutto l’armamentario è stato posto sotto sequestro, su disposizione del pm di turno, Pierpaolo Montinaro. Sulla pistola sarà eseguita una perizia balistica. Entrambi i giovani sono stati sottoposti a prove stub.

 

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