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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Villa Castelli

Quattro anni alla "caporale": la prima condanna con le nuove norme

Prima sentenza a Brindisi in base alla nuova configurazione del reato di caporalato, al termine del processo a due imputati di Villa Castelli, madre e figlio, arrestati il 12 aprile 2016 dopo una indagine condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Francavilla Fontana

VILLA CASTELLI – Prima sentenza a Brindisi in base alla nuova configurazione del reato di caporalato, al termine del processo a due imputati di Villa Castelli, madre e figlio, arrestati il 12 aprile 2016 dopo una indagine condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Francavilla Fontana. Oggi il tribunale di Brindisi ha condannato  Chiara Vecchio di 45 anni a 4 anni di reclusione e 8mila euro di multa, e il 29enne Vito Antonio Caliandro a 2 anni e 8 mesi di reclusione, e 6mila euro di multa. Entrambi dovranno inoltre risarcire una parte lesa costituitasi in giudizio.

Pubblico ministero, Raffaele Casto, lo stesso magistrato che nel 2016 aveva chiesto l’arresto della Vecchio e del Caliandro al giudice delle indagini preliminari Tea Verderosa, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati, un articolo introdotto nell’agosto del 2011 (il 603 bis del codice penale). I lavoratori sfruttati erano impegnati per 14-15 ore consecutive, ma ricevevano puste paga da sei ore e mezza, e lo straordinario anche festivo in nero con un forfait deciso dalla caporale. Accettavano tale situazione solo per pagare i mutui e garantire la frequenza scolastica ai figli.

caporalato - controlli su strada-2

Una situazione di sottomissione medioevale, quella portata alla luce dalle indagini dei militari dell’Arma, in cui i lavoratori erano costretti a elemosinare la retribuzione, e persino ad andare in bagno solo con il consenso del caporale. Venivano trasportati prevalentemente in una azienda agricola di Noicattaro, su due furgoni da 9 posti e un’auto, e caricati come animali sino a 17 persone per furgone, e 6 nella vettura. Tra tutti, una trentina tra italiani e rumeni, solo una donna separata, che non avrebbe potuto certo mantenere la famiglia con l’assegno mensile di 200 euro riconosciutole, ha avuto il coraggio della disperazione di denunciare e fare saltare il coperchio della pentola.

Ed è stato così che i carabinieri del Norm di Francavilla Fontana hanno potuto incollarsi agli spostamenti e ai colloqui tra i caporali, avventurandosi in un labirinto di miserie, soprusi e povertà difficilmente immaginabili. Dal settembre 2015 si sviluppò una rete di servizi di osservazione e videoriprese lungo gli itinerari e sui luoghi di lavoro, di intercettazioni, di controlli ed ispezioni ai veicoli utilizzati per il trasporto dei lavoratori. Ora, dopo quella degli arresti del 12 aprile del 2016, la seconda svolta con la conclusione del processo di primo grado.

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