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Cronaca Cellino San Marco

Giunta corrotta, patteggiamenti congelati: “Prima la restituzione delle tangenti”

L’ex sindaco Cascione ha già versato 9.400 euro sul conto della Procura. L’imputato, oggi in aula, ha chiesto di chiudere il conto con la giustizia a tre anni e quattro mesi. Udienza rinviata a dicembre

BRINDISI – Patteggiamenti congelati in attesa che l’ex sindaco di Cellino San Marco, due ex assessori della giunta di centrodestra, e un ambulante, tutti coinvolti nell’inchiesta su presunte tangenti dietro gli appalti pubblici,  restituiscano  “integralmente il prezzo o il profitto del reato contestato”. Solo dopo, vale a dire a restituzione avvenuta, gli imputati Francesco Cascione, l’ex primo cittadino eletto nella lista di Forza Italia, Gianfranco Quarta, ex titolare della delega ai Servizi sociali,  Omero Macchitella Molendini, ex assessore al Bilancio, e Francesco Francavilla, “soggetto privo dei requisiti per poter svolgere attività commerciale” (in un chiosco), potranno lasciarsi alle spalle la vicenda processuale.

Giudizi scaturiti dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Brindisi che lo scorso 10 aprile sfociarono nel blitz sotto la voce “Do ut des” tradotta in uno tsunami giudiziario per l’amministrazione di Cellino, perché finirono in carcere il sindaco e i componenti della giunta (con una sola eccezione).

Il difensore di fiducia di Cascione, l’avvocato Giuseppe Guastella, ha chiesto di chiudere il conto con la giustizia a tre anni e quattro mesi, in relazione alle accuse di corruzione mosse dal pm Antonio Costantini, mentre per gli altri due ex amministratori la richiesta di concordato della pena è arrivata a tre anni e otto mesi, stando alle istanze presentate dai legali Fabio Di Bello e Massimo Renna. Quanto a Francavilla, il difensore Ladislao Massari ha chiesto di patteggiare a due anni.

Tutto bloccato, al momento, come è emerso nel corso dell’udienza che si è svolta questa mattina (10 novembre) davanti al gup Maurizio Saso, alla luce della nuova disciplina che attiene al patteggiamento quando il rito alternativo al processo ordinario si riferisce a reati contro la pubblica amministrazione. Dallo scorso 14 giugno, infatti, trova applicazione la novità normativa derivante dalla legge (la numero 69 del 27 maggio 2015), secondo cui l’ammissibilità al concordato della pena è subordinata alla “restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato”. Il che significa che la “riparazione” equivale a una condizione preliminare, in mancanza della quale non è possibile procedere col patteggiamento.

Fino ad ora la restituzione integrale è avvenuta solo per Gianfranco Quarta, il quale tramite i propri legali Laura Pisanello e Giovanni Gabellone già nel mese di luglio 2015 ha provveduto ad effettuare sul conto corrente del Fondo unico di Giustizia, il versamento dell’intera somma contestatagli nel capo di imputazione. Solo in seguito a ciò ha avanzato istanza per definire la pena a tre anni. Vero è che Cascione, oggi presente in aula, già il 14 luglio, in occasione della presentazione dell’istanza, ha versato la somma pari a 9.400 euro sul conto corrente a disposizione dell’autorità giudiziaria: si tratta di una parte dell’importo contestato in relazione agli episodi di natura corruttiva evidenziati nel capo di imputazione.

Per Francavilla, poi, va risolta la questione legata all’oggetto della restituzione perché l’accusa è di aver usato energia elettrica pubblica e di aver occupato suolo pubblico con i tavolini, per cui si rende necessaria una “conversione” in euro. In ogni caso, per tutti gli imputati accusati di corruzione, la restituzione va intesa in favore della parte lesa, ossia il Comune di Cellino San Marco che si è costituito con l’avvocato Cosimo Pagliara in tutti i procedimenti, chiedendo un risarcimento dei danni, anche di immagine, per cinque milioni di euro. Contro questa costituzione Guastella ha fatto opposizione sostenendo che non sia possibile la costituzione trattandosi di rito alternativo scaturito dal giudizio immediato.

“La presenza come parte civile è un segnale forte ed inequivoco di rispetto della nuova normativa che va rispettata per quella che è”, dice Pagliara. “C’è un nuovo comma dell’articolo 444 del Codice di procedura penale che i riguarda i patteggiamenti e che prevede la restituzione integrale, di conseguenza non è possibile procedere in mancanza”. Il gup ha rinviato l’udienza a dicembre, allo scopo di permettere alle parti la definizione delle questioni rimaste in sospeso.

L’istanza di costituzione di parte civile è stata ammessa anche nel processo con rito abbreviato a carico di Corrado Prisco, ex assessore alle Attività produttive, commercio, artigianato e agricoltura, e Gianfranco Pezzuto, vice sindaco con delega ai Lavori Pubblici. Per i due imputati, il pm ha chiesto la condanna a quattro anni di reclusione, con l’esclusione dalle attenuanti generiche, più quattromila euro di multa. E ancora la confisca della frazione della mazzetta di diecimila euro e l’interdizione dai pubblici uffici.

Il Comune si è costituito parte civile anche nel processo ordinario in cui sono imputati Gabriele Elia, 32 anni, ex assessore ai Servizi sociali della Giunta Cascione, Tommaso Ricchiuto, 70 anni, presidente protempore del consiglio di amministrazione della società Igeco (socio di maggioranza di Bocca di Puglia, partecipata del Comune di Brindisi), ma ritenuto dalla Procura amministratore di fatto della Spa, e Alfredo Bruno, 58 anni, responsabile tecnico della stessa Igeco. Il dibattimento è stato incardinato davanti al Tribunale di Brindisi.

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