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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Consiglio anticrimine con querela, pace fatta tra Cirasino e l'ex sindaco di Torre

BRINDISI – E’ finita con una stretta di mano tra Lorenzo Cirasino, ex assessore provinciale del Partito democratico, e Francesco Frioli, ex sindaco del Pdl di Torre Santa Susanna, comparsi questa mattina in tribunale dinanzi alla giudice monocratica De Angelis, il primo nella veste di imputato di diffamazione, l’altro come querelante sentendosi diffamato da alcune affermazioni rilasciate un paio di anni or sono dall’allora assessore. Friolo ha ritirato la querela, Cirasino ha accettato, il pubblico ministero d’udienza ha chiesto al giudice di non procedere e il giudice ha chiuso la vicenda per avvenuta remissione della querela.

BRINDISI – E’ finita con una stretta di mano tra Lorenzo Cirasino, ex assessore provinciale del Partito democratico, e Francesco Frioli, ex sindaco del Pdl di Torre Santa Susanna, comparsi questa mattina in tribunale dinanzi alla giudice monocratica De Angelis, il primo nella veste di imputato di diffamazione, l’altro come querelante sentendosi diffamato da alcune affermazioni rilasciate un paio di anni or sono dall’allora assessore. Friolo ha ritirato la querela, Cirasino ha accettato, il pubblico ministero d’udienza ha chiesto al giudice di non procedere e il giudice ha chiuso la vicenda per avvenuta remissione della querela.

Frioli aveva sporto querela, affidandosi all’avvocato Cosimo Lodeserto, ritenendo che Cirasino lo avesse diffamato affermando che il consiglio comunale di Torre Santa Susanna fosse a rischio di infiltrazioni malavitosa. Erano giorni di preoccupazione. Erano scattati numerosi arresti tra la malavita organizzata, compresi alcuni della famiglia Bruno, da anni legati alla Sacra corona della quale Ciro, fratello maggiore di tre rampolli della famiglia Bruno, condannato all’ergastolo, era uno dei capi. L’inchiesta, denominata “Canali”, dal nome della masseria dei Bruno, aveva messo a nudo intrecci tra settori della vita pubblica e questo gruppo malavitoso, interessato, tra le altre cose, ad ottenere licenze per la realizzazione di impianti di energia alternativa. Il processo si sta svolgendo dinanzi alla sezione collegiale del Tribunale di Brindisi.

In quei giorni, di fronte ad una ordinanza che faceva riferimento a politici, i cui nomi era coperti da omissis (nei cui confronti non furono trovati elementi di colpevolezza e quindi non sono entrati nel processo), ci fu una mobilitazione delle forze politiche. Il consiglio provinciale, presieduto da Michele Errico, convocò una riunione monotematica a Torre Santa Susanna in seduta congiunta con il consiglio comunale. Cirasino fece le proprie valutazioni  che Frioli, come capo dell’allora amministrazione, ritenne lesive. E quindi sporse querela.

Cirasino si affidò all’avvocato Carmelo Molfetta. Con il passare del tempo gli animi si sono stemperati. Friolo a mente serena, si è reso conto che le affermazioni di Cirasino non erano dirette alle persone, ma erano un grido di allarme per quello che poteva verificarsi se da parte delle istituzioni non ci fosse stata massima allerta.  Peraltro le stesse preoccupazioni sono contenute nella relazione annuale della Commissione parlamentare antimafia relativa alla situazione pugliese resa nota nei giorni scorsi.

Questa mattina, dunque, Cirasino e Frioli si sono presentati dinanzi al giudice. Erano assieme, a chiacchierare, in attesa che il loro processo venisse chiamato, sono entrati insieme e sono andati via assieme. Non da nemici che si debbono affrontare all’ultimo sangue, ma da politici che fanno valutazioni politiche, ognuno dalla propria prospettiva, e poi si stringono la mano, perché di centro, di destra o di sinistra, ognuno si deve battere per il bene comune, nel rispetto delle persone, ma con fermezza.

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