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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Consiglio comunale, Pesari rinuncia al processo contro l'Amministrazione

Atto necessario per superare l'incompatibilità: la sua elezione (lista Pd) non era stata convalidata dalle Assise. Contenzioso sulle indennità quando era presidente della circoscrizione Centro

BRINDISI – Passo indietro nel contenzioso con il Comune per superare il motivo di incompatibilità ed entrare in Assise, dopo essere stato eletto nella lista del Pd con 223 voti. Maurizio Pesari ha deciso di rinunciare al processo d’appello scaturito da una vecchia lite sulle indennità percepite in qualità di presidente della circoscrizione Centro e poi chieste in restituzione dall’Ente. In tal modo, la sua elezione potrà essere convalidata e potrà, di conseguenza, occupare a pieno titolo lo scranno dell’Aula, superando in limbo nel quale è rimasto impigliato.

La svolta

Maurizio Pesari-4La decisione di rinunciare “agli atti del giudizio civile pendente davanti alla Corte salentina” è stata ufficializzata con una lettera arrivata a Palazzo di città lo scorso 31 agosto. Pesari ha anche allegato copia del “formale atto di rinuncia inoltrato alla Corte”, scritta dal suo avvocato di fiducia, Vittorio Rina. Era l’unica via di uscita per il tesserato Pd, ex sindaco del quartiere Centro. La sola strada praticabile per superare l’ostacolo venuto ufficialmente a galla in occasione della prima seduta del Consiglio comunale, quella del 10 agosto scorso, all’indomani della proclamazione degli eletti.

Pesari, anche giornalista pubblicista e direttore della testata on line Brundisium.net, se da un lato poteva contare sull’elezione dopo la candidatura nella lista del Partito democratico, dall’altra è stato costretto a fare i conti con quella lite pendente. Lite contro il Comune di Brindisi per una questione che si trascina da anni. Quasi venti. Tempi della giustizia, già. Tempi che ovviamente non coincidono con quelli imposti dalle scadenze elettorali e politico-amministrative.

Il caso e i precedenti

Quel processo non ancora definito, infatti, è stato motivo di incompatibilità sollevata in occasione del primo Consiglio comunale, dopo il ballottaggio vinto dal centrosinistra. Per questo la sua elezione non è stata convalidata. Ed è stata messa in ghiacciaia, in attesa di decisioni che il presidente delle Assise, Giuseppe Cellie, ha poi chiesto al diretto interessato.

Pesari ha seguito lo stesso percorso scelto da chi si è trovato – suo malgrado – in condizioni identiche, sempre per la questione delle indennità da presidente di circoscrizione: Anna Maria Carella, Antonio Aprile e da ultimo Giampiero Epifani. Hanno dovuto tutti rinunciare al contenzioso per entrare in Assise. Non solo. Hanno dovuto anche restituire le somme percepite nel frattempo, sempre a titolo di compenso per essere stati sindaci di quartiere.

Le somme da restituire

Il tribunale e la procura di LeccePesari dovrà fare lo stesso. Dovrà necessariamente “restituire gli importi percepite come da sentenza del Tribunale del 2005 e della Corte d’Appello di Lecce del 2011”. Ha assunto un “impegno formale” in tal senso. Sarà il Comune a questo punto a comunicare tempi e modalità di ripetizione della somma.

La Giunta, intanto, nell’ultima seduta ha preso atto della volontà di Pesari e ha accettato la decisione, passaggio necessario per archiviare il caso. E aprire le porte dell’aula consiliare a Pesari.

Gli altri ex presidenti

Proseguirà, invece, il processo in appello, dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione, nei confronti di Alfredo Quaranta, Fabio Lubelli e Sonia Rubini, tutti ex presidenti di Circoscrizione.  Al centro delle contestazioni ci sono sempre le indennità pari al 60 per cento delle somme riconosciute, in quel periodo, agli assessori. E resta il principio controverso se gli importi debbano o meno essere riconosciuti in ragione della qualità di presidenti dei consigli circoscrizionali, “senza alcuna specificazione in ordine al contenuto della funzione”. In tal caso, quando cioè non c’è alcuna indicazione sulla funzione, stando a pronunce precedenti, si dovrebbe far riferimento alle funzioni effettivamente svolte dai presidenti nei diversi consigli e quindi bisognerebbe prendere in considerazione le funzioni indicate nello statuto e nel regolamento del Comune di appartenenza. Orientamento niente affatto pacifico.

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