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Accoltellamento nella movida di Brindisi: zio e nipote restano in carcere

Giovanni Quaranta e Cosimo Marzella, interrogati dal gip, forniscono la loro versione dei fatti. "Lite degenerata, non volevamo provocare gravi ferite". Sono accusati di tentato omicidio

BRINDISI – Hanno parlato di una lite che è andata degenerando, escludendo l’intenzione di provocare gravi ferite. Giovanni Quaranta, 23 anni, e lo zio Cosimo Marzella, 41 anni, si sono presentati ieri (lunedì 6 gennaio) davanti al gip del tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, per rispondere della violenta aggressione ai danni di due 24enni, di cui uno accoltellato al torace, avvenuta poco dopo la mezzanotte fra l’1 e il 2 gennaio in via Palma, nella zona della movida brindisina. Entrambi, difesi dall’avvocato Cinzia Cavallo, sono tuttora reclusi presso la casa circondariale di Brindisi con l’accusa di tentato omicidio. Il giudice ha infatti convalidato l’arresto effettuato meno di 24 ore dopo l'accoltellamento dai poliziotti della Squadra Mobile di Brindisi diretti dal vicequestore Rita Sverdigliozzi. 

Sulla base di quanto ricostruito dagli investigatori tramite le testimonianze raccolte e con l’ausilio delle telecamere, il 24enne M.P. avrebbe imboccato via Palma alla guida di una macchina a bordo della quale si trovava anche un altro ragazzo. I due stavano rientrando a casa dopo aver festeggiato un compleanno insieme ad altri amici. In un punto in cui la strada si restringe, la macchina incrocia i due arrestati. Uno dei due colpisce il tetto della vettura con un pugno, urlando di essere stato urtato. 

M.P. si ferma ed esce dall’abitacolo per scusarsi, ma zio e nipote lo colpiscono con pugni e schiaffi. Ad avere la peggio è però un amico di M.P., il 24enne D.S., che assiste alla scena e interviene in aiuto dell’aggredito, rimediando delle coltellate con una noccoliere munita di lama estratta da uno degli aggressori. Zio e nipote, poi, si dileguano, mentre i feriti, con l’auto di un’amica, vengono trasportati presso l’ospedale Perrino di Brindisi. Da lì D.S viene trasferito presso il reparto di Chirurgia toracica dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, con prognosi di 30 giorni. M.P. , invece, riporta una ferita alla mano sinistra e una frattura alla spalla. 

La Mobile si mette subito sulle tracce degli aggressori, risalendo nel giro di poche ore a Quaranta, già noto alle forze dell’ordine, e allo zio. Il legale dei due indagati si riserva di presentare ricorso al tribunale del Riesame per chiedere un’attenuazione della misura cautelare. 

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