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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Corruzione in Tribunale, anche Pepe Milizia resta in carcere

Il Riesame ha rigettato il ricorso presentato dal legale del commercialista, accusato di essere il braccio destro di Galiano

BRINDISI - Il Tribunale del Riesame rigetta il ricorso presentato da Roberto Palmisano, il legale del commercialista francavillese Oreste Pepe Milizia, arrestato insieme al giudice Gianmarco Galiano il 28 gennaio scorso, dopo un'inchiesta che ha svelato una presunta associazione per delinquere. L’inchiesta, condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip del tribunale lucano, su richiesta della Procura di Potenza. Oltre alle misure cautelari, il gip ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e beni per un valore complessivo pari a circa 1,2 milioni di euro. A vario titolo vengono contestate le accuse di estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il "baricentro" del presunto sodalizio per gli investigatori è il magistrato Gianmarco Galiano, detenuto nel carcere di Melfi, lo stesso carcere dove si trova Oreste Pepe Milizia. Ieri (22 febbraio 2021) il Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata da Raul Pellegrini, legale del magistrato. Quest'ultimo aveva preferito non rispondere alle domande del gip in sede di interrogatorio. Pepe Milizia, per difendersi dalle accuse, aveva rilasciato una dichiarazione.

Se Galiano sarebbe il capo e promotore dell'associazione per delinquere, Pepe Milizia rivestirebbe il ruolo di organizzatore. Il gip nella sua ordinanza ricostruisce la genesi di questo procedimento, che trae origine da un'indagine del 2015 della Procura di Brindisi. Ma c'è un magistrato di mezzo – lo stesso Galiano – il procedimento va per competenza territoriale a Potenza. Gli inquirenti del capoluogo lucano proseguono le indagini. E' il 4 luglio 2017: la polizia giudiziaria si sposta a Francavilla Fontana e fa visita allo studio del commercialista Oreste Pepe Milizia. Quest'ultimo è molto amico del giudice Galiano. Gli investigatori sequestrano diversi documenti. E si sorprendono: scoprono che il commercialista, tra il gennaio e il luglio 2017, si era prestato e si prestava a predisporre, per conto del giudice finito in manette, le motivazioni di una serie di sentenze pronunciate in esito a processi tributari in seno ai quali il magistrato, componente della sezione XIII – Commissione tributaria regionale Puglia di Bari, ricopriva l'incarico di giudice relatore, ovvero di chi materialmente scrive le sentenze. E' quanto ricostruisce il gip di Potenza, Lucio Setola. Per il giudice del capoluogo lucano, in questo caso, pure se la condotta del collega brindisino è “esecrabile eticamente” e rilevante dal punto di vista disciplinare, non si configura il reato di falso. Il pm di Potenza ricostruisce, inoltre, il rapporto tra Galiano e Pepe Milizia, dal punto di vista professionale. Per l'accusa, il primo ha assegnato al secondo diversi incarichi professionali relativi a processi seguiti dal giudice Gianmarco Galiano.

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