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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Corruzione, truffa e falso nella sanità: nove indagati. Coinvolte due Onlus

Sono stati raggiunti da avviso di conclusione delle indagini preliminari, in seguito a un'inchiesta della Squadra mobile

BRINDISI – “Avviso all’indagato e al difensore della conclusione delle indagini preliminari” nei confronti di nove persone e due Onlus nell’ambito di un’inchiesta della Squadra mobile sulla sanità brindisina riguardante illeciti contro la pubblica amministrazione. Le indagini, nate in seguito a un episodio di natura intimidatoria ai danni di un dirigente dell’Ufficio procedimenti Disciplinari dell’Asl di Brindisi, hanno portato alla luce episodi di corruzione, truffa e falso consumatisi a Brindisi e provincia tra il 2015 e il 2017. Coinvolti due amministratori pubblici. 

Corruzione

Un direttore amministrativo, all'epoca delle indagini in servizio all’Asl brindisina, è indagato per corruzione: “In cambio del compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio, avrebbe ottenuto, quale utilità economicamente valutabile, l’attuazione dei lavori di ristrutturazione di un immobile”. Il dirigente in questione, da quanto ricostruito dagli investigatori della Mobile, coordinati dal pubblico ministero Pierpaolo Montinaro “avrebbe esercitato pressioni presso l’Area risorse finanziare dell’Asl della provincia di Brindisi, in favore di una ditta edile, affinché venisse liquidato il pagamento, in anticipo rispetto ai tempi previsti e quindi in violazione dell’ordine cronologico di emissione delle fatture, di un Sal (Stato avanzamento lavori), relativo al rifacimento dell’Unità di terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Francavilla Fontana. In cambio dell’interessamento del funzionario pubblico, il titolare della ditta edile si sarebbe poi adoperato, con la mediazione di un dipendente, in lavori di ristrutturazione dell’immobile riferibile a persona vicina al menzionato funzionario dell’Asl”. 

Truffa

“Un altro funzionario, invece, appartenente alla Direzione del presidio ospedaliero di Brindisi, avrebbe redatto proposta di delibera ideologicamente falsa, attestante l’esistenza degli utili presupposti di legge per liquidare fatture emesse dagli amministratori di una Rsa della provincia leccese, procurando così a questi ultimi un ingiusto profitto di circa 185mila euro. Il funzionario e i due amministratori dell’anzidetta Residenza sanitaria assistenziale sono chiamati a rispondere di concorso in truffa”. Lo stesso funzionario amministrativo, inoltre, in concorso con gli amministratori di una Onlus della Provincia brindisina, è chiamato a rispondere di un’altra truffa.

“Si sarebbe infatti adoperato per intervenire in favore di detti amministratori che, con artifizi e raggiri, avevano avanzato richieste di pagamento per servizi di trasporto sangue o encefali in luogo degli effettivi servizi resi di trasporto secondario e cioè quello degli infermi. Il citato direttore amministrativo, sia con proposte che direttamente, si sarebbe speso affinché venissero liquidate alcune fatture presentate dagli amministratori della Onlus. Pagamenti per importi non dovuti poiché non rientranti nell’oggetto delle delibere Asl e comunque maggiorati del 50 per cento in quanto spacciati come effettuati con ambulanze quando invece avvenivano con auto mediche. Il tutto per il conseguimento di un profitto illecito che si aggirava intorno ai 27mila euro”.

Analoga azione truffaldina è stata posta in essere dallo stesso funzionario amministrativo in concorso con gli amministratori di altra Onlus. “Anche in questo caso, i due amministratori della Onlus richiedevano all’Asl il pagamento di fatture per servizi di trasporto sangue ed encefali invece che per il solo trasporto secondario di infermi. Il funzionario pubblico si sarebbe pertanto speso, sia con proposte che direttamente, per far liquidare quelle fatture, anch’esse relative ad importi non previsti dalle delibere Asl e comunque maggiorate. In quest’occasione, l’importo complessivo del profitto illecito conseguito si aggirava intorno ai 55mila euro”.

“Due episodi di falso sono stati poi rilevati sempre in capo al citato direttore amministrativo del presidio ospedaliero locale il quale avrebbe attestato fatti non corrispondenti al vero in delibere finalizzate a mantenere in Rssa (Residenza socio sanitaria assistenziale) pazienti che non avevano i prescritti requisiti”.  

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