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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Così mi hanno salvato a Foggia"

SAN PIETRO VERNOTICO – “Sono vivo per miracolo. Non so cos’altro pensare”. Marcello De Luca, il 53enne di S. Pietro Vernotico ricoverato d’urgenza il 28 dicembre scorso agli Ospedali Riuniti di Foggia per una peritonite acuta dopo essere stato “rifiutato” dal Perrino di Brindisi perché obeso, lunedì scorso è tornato a casa e sta bene. Il peggio è passato e a detta del protagonista.

SAN PIETRO VERNOTICO – “Sono vivo per miracolo. Non so cos’altro pensare”. Marcello De Luca, il 53enne di S. Pietro Vernotico ricoverato d’urgenza il 28 dicembre scorso agli Ospedali Riuniti di Foggia per una peritonite acuta dopo essere stato “rifiutato” dal Perrino di Brindisi perché obeso, lunedì scorso è tornato a casa e sta bene. Il peggio è passato e a detta del protagonista.

“Se sono qui a raccontare la mia esperienza è solo grazie al professor Fausto Tricarico, primario del reparto di Chirurgia d’urgenza, che è andato contro tutti i protocolli e ha accettato di operarmi nonostante in ospedale non ci fosse il letto adatto a sopportare il mio peso e la relativa attrezzatura”.

Perché è questo il motivo per cui il 53enne non è stato sottoposto a intervento chirurgico dai medici dell’ospedale Perrino di Brindisi. Pesa quasi duecento chili e al nosocomio brindisino non ci sono letti omologati a sopportare una corporatura così imponente. Troppo pesante. Non solo non ci sono brande adatte ma non c’è nemmeno l’attrezzatura idonea per curare un grande obeso. La sala operatoria non dispone di barelle delle misure necessarie per sopportare un peso di quasi duecento chili.

“Nemmeno a Foggia esistono attrezzature adatte ma il primario ha voluto tentare il tutto e per tutto, mi ha operato utilizzando uno sgabello per riuscire a sovrastare il mio corpo andando contro a tutte le regole. Ha rischiato, ma non so dove sarei adesso se, invece, si fosse tirato indietro”.

Marcello De Luca è giunto in gravi condizioni al Pronto Soccorso del Perrino la mattina del 26 dicembre scorso dopo aver trascorso una settimana a letto con forti dolori addominali. “Al Perrino mi hanno sottoposto a una Tac scoprendo che c’era una presunta perforazione dell’intestino, dovevo essere operato d’urgenza ma lì non si poteva, non c’era il letto e non c’erano le attrezzature”.

E’ iniziato così il giro di telefonate agli ospedali della zona. Le sue condizioni, però, peggioravano ora dopo ora. “Mi sentivo sempre peggio, avevo la febbre altissima. Dopo una notte trascorsa nel reparto di Nefrologia, perché in Chirurgia non c’erano posti, mi è stato comunicato che dovevo essere sottoposto a intervento chirurgico ma non si sapeva in quale ospedale”.

La risposta è stata negativa sia dal Fazzi di Lecce che dal Policlinico di Bari. “C’era il rischio che andassi a finire a Napoli ma non si sapeva quanto mi restava ancora da vivere. Il motivo del rifiuto era sempre lo stesso: non c’erano letti omologati per il mio peso. Fortunatamente, poi, il primario del reparto di Chirurgia d’urgenza di Foggia si è offerto di operarmi, non aveva le attrezzature ma si era reso conto che le mie condizioni erano gravissime, potevo morire nel giro di un’ora. Questo almeno è quanto è stato spiegato ai miei famigliari”.

Una volta a Foggia il 53enne è stato sottoposto a intervento chirurgico, solo in quel momento si è appurato con certezza assoluta che era affetto da una “appendicite acuta perforata con peritonite”. Il decorso post operatorio non è stato dei migliori date le diverse patologie di cui soffre a causa del peso, ma lunedì scorso è tornato a casa. E sta bene.

“Spero che dopo la mia esperienza gli ospedali pugliesi ma soprattutto quello di Brindisi si attrezzino per curare gente come me, non vorrei mai che capitasse nuovamente lo stesso episodio. Nel mio caso non c’era tempo da perdere, dovesse accadere ancora qualcosa del genere potrei non farcela”.

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