rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Così Pasimeni aveva ripreso in mano gli affari del clan: depone il capo del commissariato

BRINDISI - Processo Pasimeni, parla un investigatore che ha tallonato assiduamente il boss: Sabrina Manzone. Il vice questore al comando del commissariato di polizia di Mesagne sale sul banco dei testimoni chiamati in causa dal pubblico ministero Lino Giorgio Bruno, protagonista insieme al dirigente della squadra mobile Francesco Barnaba dell’arresto della coppia Massimo Pasimeni - Gioconda Giannuzzo, lui al vertice della frangia mesagnese della Scu, tanto secondo le rivelazioni dell’ultimo pentito Ercole Penna, lei la sua compagna.

BRINDISI - Processo Pasimeni, parla un investigatore che ha tallonato assiduamente il boss: Sabrina Manzone. Il vice questore al comando del commissariato di polizia di Mesagne sale sul banco dei testimoni chiamati in causa dal pubblico ministero Lino Giorgio Bruno, protagonista insieme al dirigente della squadra mobile Francesco Barnaba dell’arresto della coppia Massimo Pasimeni - Gioconda Giannuzzo, lui al vertice della frangia mesagnese della Scu, tanto secondo le rivelazioni dell’ultimo pentito Ercole Penna, lei la sua compagna.

Operazione Codice da Vinci, così fu battezzato l’ultimo blitz, nome giocato su quello di una delle donne più fedeli della storia marchiata Scu (Gioconda Giannuzzo detta Angela), ma anche del genero di Pasimeni, Carmine Campana, marito della figlia, il consuocero Vincenzo Antonio Campana e Giancarlo Rini, un presunto sodale della banda. Imputati accusati, a vario titolo, di estorsione aggravata continuata, intestazione fittizia di beni ma anche incendio doloso. Nel corso della stessa operazione furono sottoposti a sequestro preventivo dal gip Andrea Lisi, un appartamento nel centro di Mesagne, una yogurteria, un auto salone e le quote di una società commerciale sempre del settore auto.

Il capo del commissariato mesagnese ha ripercorso le tappe dell’inchiesta culminata nell’arresto della coppia. A partire dalla drammatica notte di un anno fa in cui agli agenti di polizia toccò assistere allo spettacolo dei vicini che si levarono alle tre del mattino per salutare i due imputati “Massimo torna presto, vi vogliamo bene, Gioconda al tuo cagnolino ci pensiamo noi, ci mancherete”. Parole inquietanti, che il procuratore capo della Dda Cataldo Motta ha recentemente ricordato nella relazione alla inaugurazione dell’anno giudiziario.

Nel rispondere alle domande del pm Bruno, il dirigente ha rammentato come le indagini presero il via, a partire dalle dichiarazioni spontanee rese da uno dei nipoti di Pasimeni, il 44enne Giuseppe Panico. Dichiarazioni che sarebbero state confermate dalle conversazioni intercettate da una microspia piazzata proprio sull’auto di Carmine Campana, una Fiat Bravo. Dal doppio pizzo pagato dal gestore della locale rivendita della Cantina Due Palme, Daniele De Cillis, costretto a versare prima 500 e poi 800 euro a fronte della fornitura – non desiderata - di una partita di vino truffata ad una cantina di Latiano, all’affare delle auto usate che Pasimeni acquistava presso Donato Apruzzi a S.Michele Salentino dando in cambio assegni bancari  firmati da Vincenzo Antonio Campana, e regolarmente scoperti, sino a determinare una sofferenza di 150mila euro al commerciante.

Le auto poi finivano a Mesagne nell’autosalone A&A in via Latiano, intestato proprio al firmatario degli assegni. Successivamente Pasimeni aveva formato un’altra società in accomandita semplice per proseguire questo rapporto vessatorio con Apruzzi, l’Auto Vogue, intestandone le quote ad alcuni conoscenti, indagati a piede libero. E sempre fittizia era anche l’intestazione della yogurteria Chez Giò di piazza IV Novembre, gestita dalla signora Gioconda Giannuzzo in Pasimeni.

Il modo di sempre, per ricostruire un impero demolito – mai del tutto - da tredici anni ininterrotti di carcere, prima della condanna a vita inflitta per l’omicidio di Giovanni Goffredo e il tentato omicidio di Benito Nisi, che avrebbe prodotto i suoi effetti da lì a poco, malgrado il colpo di scena inaspettato della scarcerazione per decorrenza dei termini. Tornato in libertà, Pasimeni ha ricostruito senza indugi l’impero perduto. Così secondo la procura, così secondo Sabrina Manzone, ma anche secondo Ercole Penna.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Così Pasimeni aveva ripreso in mano gli affari del clan: depone il capo del commissariato

BrindisiReport è in caricamento