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Cronaca

Offese a Consales per la gestione del "Verdi": da Facebook al processo

Una parola di troppo a titolo di commento sulla stagione organizzata dalla “Fondazione del Nuovo Teatro Verdi” è costata a due brindisini un processo con l’accusa di aver offeso Mimmo Consales: diffamazione sul social network Facebook, prima udienza a luglio. Dario Bresolin e Giuseppe Marella sono imputati perché “in concorso tra loro offendevano l’onore, il decoro e la reputazione” del sindaco di Brindisi

BRINDISI – Una parola di troppo a titolo di commento sulla stagione organizzata dalla “Fondazione del Nuovo Teatro Verdi” è costata a due brindisini un processo con l’accusa di aver offeso Mimmo Consales: diffamazione sul social network Facebook, prima udienza a luglio. Dario Bresolin e Giuseppe Marella sono imputati perché “in concorso tra loro offendevano l’onore, il decoro e la reputazione” del sindaco di Brindisi. Anche se nel capo di imputazione che porta la firma del sostituto procuratore Nicolangelo Ghizzardi non c’è alcun riferimento alla fascia tricolore indossata da Consales che, di conseguenza, è stato identificato come persona offesa in qualità non già di primo cittadino, ma di cittadino (e basta), pur essendo elettivamente domiciliato in piazza Matteotti “presso la Casa comunale”.

Gli elementi di condotta contestati, essendo stati ritenuti penalmente rilevanti, sono riassunti nel decreto di citazione diretta a giudizio, saltando cioè l’udienza preliminare davanti al gup, già notificato alle parti: i due dovranno comparire davanti al Tribunale in composizione monocratica per difendersi dall’accusa. Cosa hanno scritto?

Questo, stando alla ricostruzione del pm che poggia sulla denuncia sporta da Consales alla Polizia postale il 20 luglio 2014: Bresolin avrebbe “criticato il calendario delle manifestazioni apostrofando gli organizzatori con epiteti ‘imbecilli che scimmiottano i mafiosi”, aggiungendo che “ci sono persone prive di autorevolezza per le quali tutto ciò che riescono a rubare non sarà mai abbastanza per avere credibilità”, mentre Marella avrebbe incalzato scrivendo sempre su Facebook “quanto si sono arrubbato a sta tornata …sti delinquenti ..meglio cento commissari prefettizi che uno di questi banditi”.

Per il pubblico ministero, tutto è avvenuto in un “contesto diffamatorio per Consales e per la dottoressa Daniela Angelini, operante presso la suddetta Fondazione, che erano qualificati come persone che non ‘capiscono un ca..o’ e il cui ruolo è conseguente al fatto  che ‘hanno venduto il c..o a qualcuno”.

Il sindaco, evidentemente, o ha letto quelle scritte sulla bacheca dei due brindisini o ne è venuto comunque a conoscenza. Fatto sta che ha deciso di procedere per tutelare la propria onorabilità. Risultato: a distanza di nove mesi, è arrivato il decreto di citazione diretta a giudizio per i due. Consales, di conseguenza, potrà costituirsi parte civile per chiedere i danni nel caso in cui i due imputati dovessero essere giudicati colpevoli di diffamazione al termine del dibattimento. Non ha proceduto invece con querela Daniela Angelini: il suo nome non è indicato come persona offesa.

Nel frattempo Marella e Bresolin, “prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado” possono “presentare le richieste per definire il processo con rito abbreviato” che garantirebbe una riduzione secca della pena di un terzo oppure di “applicazione della pena”, il cosiddetto patteggiamento o ancora possono chiedere di “oblare”, vale a dire di pagare per estinguere il reato.

Stando alle reazioni che i due hanno postato sullo stesso social network, sono pronti a sostenere l’esame dell’imputato che potrebbero chiedere i rispettivi avvocati di fiducia, Gabriella Carlucci, per Bresolin, voce storica e doppiatore, e Giampaola Gambino per Marella, appassionato di spettacoli e teatro. A quanto pare sono pronti a riferire la propria verità, a spiegare il perché dell’intervento che intendono allora come ora legato alla libertà di espressione e al diritto di critica.

Marella, in particolare, ha pubblicato la foto della prima pagina del decreto aggiungendo un commento che poi ha ottenuto doversi “mi piace”: “Evvai con velocità inusuale e sorprendente” si arriva al processo. Esattamente a distanza di nove mesi. Fra tre mesi, la prima udienza e il confronto in aula.

La notizia continua a circolare sul social network, dove si registrano commenti di solidarietà per i due e c’è anche chi sostiene che dietro questa storia ci sarebbe un precedente legato alle richieste di documenti sulla Fondazione del Nuovo Teatro Verdi che non sarebbero state consegnate, per lo meno sino alla data dei post su Fb. Perché Marella e Bresolin, in separata sede, chiedevano di conoscere nomi e importi di consulenza e costi degli spettacoli in nome della trasparenza.

Bresolin, poi, si era confrontato con il primo cittadino nei mesi precedenti sulla questione del dormitorio di via Provinciale per San Vito, scrivendo anche interventi su un quotidiano locale (ora non più in edicola). Fatto sta che sia Dario Bresolin e Giuseppe Marella sono inciampati in una leggerezza poiché Facebook sarà anche una realtà virtuale che trova spazio sulla rete di internet, ma la “piazza” in cui vengono scambiate le opinioni e ci si confronta è pubblica ed è equiparata a tutti gli effetti alla stampa, sul piano della diffamazione. E sono diventati imputati.

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