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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Da Dante ad Andrea Pazienza: strategie italiane di scrittura spiegate a Salamanca

Il libro scritto dal professor Ettore Catalano dell'Università del Salento "Strategie di scrittura nella letteratura italiana" (Progedit 2013, pp. 204- euro 20,00) pochi giorni fa ha rappresentato l'argomento centrale di un seminario di studi rivolto agli studiosi e agli studenti del settore italianistico dell'università spagnola di Salamanca

Il libro scritto dal professor Ettore Catalano dell’Università del Salento “Strategie di scrittura nella letteratura italiana” (Progedit 2013, pp. 204- euro 20,00) pochi giorni fa ha rappresentato l’argomento centrale di un seminario di studi rivolto agli studiosi e agli studenti del settore italianistico dell’università spagnola di Salamanca. Nel corso del seminario Catalano ha tenuto due lezioni dottorali sui saggi danteschi e sui contributi dedicati allo scrittore e patriota Massimo D’Azeglio racchiusi nel suo libro. Sul convegno e sul volume che prende in esame le strategie di scrittura nella nostra letteratura, da Dante Alighieri ad Andrea Pazienza, Brindisireport.it ha rivolto qualche domanda al professor Catalano.

Professor Catalano, pochi giorni fa è stato invitato a tenere due lezioni dottorali    all’università spagnola di Salamanca, nell’ambito di un convegno interamente dedicato al suo     libro. Ci può spiegare quali aspetti del suo volume ha voluto mettere in evidenza?

“Ho tenuto due lezioni: una sull’importanza del contesto storico-enciclopedico nella lettura dei testi danteschi. Ho sottolineato l’importanza del contesto perché se non si colloca Dante nella cultura medievale, di cui Dante è espressione massima, si rischia di avere un’immagine decettiva del testo di Dante. Ad esempio le letture teatrali di Benigni, pur fortunatissime da un punto di vista spettacolare, possono generare problemi dal punto di vista della corretta lettura del testo. A Salamanca ho fatto due esempi: Francesca da Rimini e l’esempio di Ulisse.  Personaggi che si muovono nell’inferno dantesco e che possono causare alcuni problemi di lettura. Ad esempio molti hanno interpretato lo svenimento di Dante alla fine del V dell’Inferno come una sorta di complicità sentimentale di Dante con la peccatrice.

Il libro di Catalano-2La questione è invece più complessa perché coinvolge e la concezione dell’amore in epoca medievale e l’atteggiamento di Dante giudice dell’umanità e l’indiretta  collaborazione che Dante avrebbe prestato come scrittore di letteratura erotica, naturalmente la produzione che precede la Commedia e quindi come indiretto promotore del bacio  tra Francesca e Paolo. I due scoprono di essere innamorati quando leggono del bacio tra Lancillotto e Ginevra, i protagonisti del ciclo arturiano. A Dante interessa sapere cosa ha scatenato la loro passione e sviene perché si rende conto di essere stato involontario complice di altre passioni con la sua produzione poetica di tipo erotico. La critica romantica preferì leggere lo svenimento di Dante come l’esempio di un poeta cattolico che, di fronte alla passione, cedeva le sue armi di giudice.

E così ho fatto anche l’esempio di Ulisse che può essere scambiato per un uomo moderno, ansioso di scoprire l’ignoto e invece viene visto da Dante, sempre sulla scorta della cultura medievale, come un astuto retore tessitore di inganni. Per cui il volo di Ulisse è un folle volo, una bestemmia contro Dio, è il limite invalicabile della conoscenza umana. Nella seconda lezione ho parlato di uno scrittore spesso trascurato in Italia, Massimo D’Azeglio, autore, tra l’altro, dell’Ettore Fieramosca del 1833. Ho analizzato il romanzo parlando anche del Risorgimento italiano e della nascita della nostra identità nazionale cui questo libro ha potentemente contribuito”.

Nel libro lei prende in esame le forme della letteratura e le strategie di scrittura dal XIII secolo agli inizi del XXI, accostando personaggi apparentemente lontani tra loro. Qual è il motivo di questa scelta?

“Il motivo di questa scelta è analizzare come si forma una tradizione letteraria come quella italiana, non nel senso della continuità ma in quella diversità delle strategie elaborate per raggiungere l’obiettivo di rappresentazione del reale”.

Nel corso dei secoli la scrittura letteraria italiana è molto cambiata. Secondo lei, cosa caratterizza quella degli autori contemporanei?

“A conclusione del libro io analizzo soprattutto Andrea Pazienza, il grande artista conosciuto piuttosto per la sua fortuna nel campo del fumetto che per il contributo dato alla scrittura stessa. Pazienza si muove dentro una sorta di totalizzazione dell’esperienza sensoriale che gli consente di intervenire in una rovente stagione della cultura giovanile, creando una forma e una strategia che oscilla tra la ricerca vitalistica di nuove concretezze, pulsione di morte e tendenze autodistruttive. Il suo segno è una sorta di iperbole immaginaria e onirica che lo distacca dalla nozione di arte come rappresentazione della realtà e lo proietta verso un modo di raccontare onirico e psichedelico”.

Nelle “indicazioni per i lettori”, con le quali apre il libro, lei scrive che questi sono, innanzi tutto, i suoi giovani studenti che “impavidamente affrontano il mondo della letteratura”. Che rapporto hanno gli studenti universitari, oggi, con la letteratura italiana, specialmente quella delle origini?

“Difficile, perché vengono da una scuola abbondantemente in crisi in cui, fatte salve le professionalità generose dei docenti, la confusione regna sovrana. Si legge pochissimo e in modo spesso storicamente inadeguato. Manca agli studenti una cornice di riferimento generale di tipo storico senza la quale è impossibile leggere un testo letterario. Facciamo quello che possiamo nei limiti stretti del tempo che ci è concesso da un’organizzazione universitaria sepolta da una proterva ingegneria pedagogica fatta di crediti, garanti, divieti ed altro.”

Lei dedica due capitoli al suo amico, poeta, saggista e autore di testi drammatici Cristanziano Serricchio e afferma che forse oggi i suoi testi meriterebbero di essere portati su un palcoscenico. Lei svolge anche un’intensa attività di drammaturgo e regista teatrale. Tra i suoi progetti futuri c’è anche quello di mettere in scena un testo di Serricchio?

“Ho provato spesso a sollecitare l’attenzione dei teatranti pugliesi che conosco ma, finora, non ho avuto fortuna. Spero che la creazione di un centro studi a lui dedicato, attualmente in fase di costruzione a Manfredonia, possa aiutare a mettere in scena alcuni dei suoi testi”.

Il libro si chiude con il romanzo dell’avvocato brindisino Antonio Caiulo “L’amore tra due lune”. Cosa l’ha affascinata della scrittura letteraria dell’autore?

“In questo romanzo Caiulo, che ha già dato ampia prova di sapersi muovere in una letteratura civilmente ed eticamente legata al rapporto sostenibile tra insediamenti industriali e salute, varia sapientemente il suo registro narrativo creando un romanzo che si muove negli inquietanti territori della follia e in quelli altrettanto micidiali della costruzione di un rapporto d’amore. Io ho definito questo suo ultimo romanzo come una sorta di thriller erotico, tentando di legare insieme teoria delle passioni e scrittura nevroticamente immersa dentro i territori della solitudine e del desiderio di sfuggire ad essa. Si tratta di un gioco affascinante, ricco di invenzioni e sensazioni tattili”.

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