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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca San Pietro Vernotico

Da Pronto soccorso a "Ppit": cosa cambia a S.Pietro. Pronta la protesta

Il Pronto soccorso di San Pietro Vernotico diventerà Punto di primo intervento (Ppi), per effetto di un documento che disciplina la nuova Rete dell'Emergenza-Urgenza approvato il 28 ottobre del 2014. Pronta la protesta

SAN PIETRO VERNOTICO – Il Pronto soccorso di San Pietro Vernotico diventerà Punto di primo intervento (Ppi), per effetto di un documento che disciplina la nuova Rete dell’Emergenza-Urgenza approvato il 28 ottobre del 2014, in seduta di giunta regionale straordinaria. Una trasformazione che non è condivisa dal comitato “Salviamo l’ospedale Melli” di San Pietro Vernotico che ha organizzato per venerdì 3 giugno un sit-in di protesta davanti alla struttura ospedaliera. L’invito è stato esteso a tutta la cittadinanza attraverso volantini, passaparola e “post” sul social network Facebook dove il comitato è presente con una “Pagina” in continuo aggiornamento.

“I cittadini di San Pietro Vernotico si sveglino dalla fase di torpore cui sono stati indotti da chi ha governato sino ad ora – si legge nel ospedale Melli san pietro-2volantino – è il momento di dire basta, riprendiamoci la dignità. L’ospedale è un bene comune e come tale deve essere tutelato. Devono ricordarselo tutti coloro che in questo ospedale sono nati e sono stati curati. Hanno svenduto per pochi spiccioli il nostro ospedale e la nostra fiorente azienda Melli, patrimonio di tutto il paese. Siamo stanchi di soprusi e sprechi. Il nostro ospedale deve essere utilizzato in tutto il suo potenziale e non messo in condizione di abbandono per la mala gestione politica succeduta in tutti questi anni. Il Pronto soccorso deve assicurare il servizio sia all’utenza esterna che hai ricoverati. I reparti devono essere potenziati sia nella dotazione organica del personale sia aumentando i posti letto. Le sale operatorie devono poter essere utilizzate e non lasciate marcire dopo aver speso milioni di euro di soldi pubblici. Vogliamo poter essere curati nelle strutture pubbliche e non essere costretti a ricorrere agli ospedali privati. Invece di prevedere grandi ospedali da costruire nel futuro dovrebbero essere utilizzati al meglio quelli già esistenti. Ora più che mai dobbiamo essere uniti per dimostrare che insieme si costruisce una forza che nessun politico, nessun manager, nessun presidente potrà mai contrastare”.

Giuseppe Pasqualone-2-2-2Ma come spiega il direttore generale dell’Asl di Brindisi Giuseppe Pasqualone, quelli previsti dal riordino sono interventi che migliorano le strutture ospedaliere rendendole più efficienti e in condizioni di tutelare la salute dei cittadini.

Come già spiegato in un precedente articolo sulla nuova Rete dell’Emergenza-Urgenza “Per Ppi si intendono centri che dispongono “di competenze cliniche e strumentali adeguate a fronteggiare e stabilizzare, temporaneamente, le emergenze fino alla loro attribuzione al Pronto soccorso dell’ospedale di riferimento, sono in grado di fornire risposte a situazioni di minore criticità e bassa complessità”. La “rete di Emergenza – Urgenza” si pone come ponte fra territorio e ospedale e si propone di fornire assistenza su tutto il territorio. Le patologie saranno gestite secondo la gravità e l’urgenza e saranno dirottare verso i centri ospedalieri più adatti per la cura.

“Con la trasformazione in Punto di primo intervento la situazione migliora perché oggi non si può sostenere un Pronto soccorso senza un Manifestazione per l'ospedale Melli a San Pietro Vernotico-2ospedale e a San Pietro non c’è un ospedale, non c’è nulla. A breve trasferiremo anche la pneumologia, quindi avere un Pronto soccorso lì non servirà a nulla. Oggi vengono garantiti dei turni che non sono quelli di un Ppit (Punto di primo intervento territoriale, ndr) e questo crea sofferenza al Perrino dove c’è una quantità di accessi insostenibile. Questa situazione va risolta non si può continuare così. Ma in fondo non cambia nulla, il Ppit si fa sempre con le persone. Si tratta di una trasformazione in Punto di primo intervento come è già successo a Mesagne, a Ceglie dove funzionano benissimo: le persone vengono stabilizzate nel Ppit e noi possiamo investire le nuove risorse concentrandole sul Perrino. Non si può continuare a produrre inefficienze, rimanendo ancorati a nomi e cose che non esistono più”.

Pasqualone continua a ribadire come ha fatto anche in altre interviste che “A San Pietro non si chiude nulla, a San Pietro faremo altre cose, stiamo investendo nella Senologia, sul Ppit perché gli accessi giustificano la presenza di un Punto di primo intervento. Si parla di oltre 6mila all’anno. Proprio su questo ieri ci siamo confrontati in Regione anche con le organizzazioni sindacali e nessuno ha da dire nulla. I Punti di primo intervento che già esistono funzionano benissimo, naturalmente l’organizzazione passa al 118 e anche questo funziona benissimo, il 118 di Brindisi è un’eccellenza”.

Striscione nell'ospedale di San Pietro Vernotico 2-2Sempre secondo quanto previsto dal riordino della Rete dell’emergenza urgenza “Successivamente i Ppi saranno trasformati in postazioni medicalizzata del 118, cioè Punti di primo intervento territoriali (Ppit), “al fine di trasferire alle cure primarie le patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra Hub o Spoke di riferimento e Distretto mantenendo rigorosamente separata la funzione di urgenza da quella delle cure primarie”. Per Hub si intende il Pronto soccorso del Dipartimento di emergenza (Dea) II livello e si trova nell’ospedale Perrino di Brindisi, mentre per Spoke si intende il Pronto soccorso del Dea di I livello e si trova nell’ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana”.

Non dovrebbe esserci nulla da temere per la salute e la tutela dei cittadini quindi, se il servizio di Primo intervento sarà organizzato in modo tale da far fronte a tutte le emergenze. 

“Oggi ad esempio abbiamo un problema di trasporto secondario che con il Ppit non esisterebbe perché se il ricovero è in carico al 118 il Striscione nell'ospedale di San Pietro Vernotico-3trasporto al Perrino lo garantirebbero loro. Oggi, invece, abbiamo qualcuno che va al Melli, non trova un ospedale perché reparti non ce ne sono e siamo costretti a garantire un trasporto secondario che di fatto non abbiamo, per portarlo sempre al Perrino”.

La domanda sorge quasi spontanea: le proteste si sarebbero dovute fare prima? “Non ha senso neanche dire questo – risponde Pasqualone – perché da un’analisi che è stata fatta puntuale che ha voluto il Ministero su quelli che sono i fabbisogni, su quella che è la domanda, fatta per Comune, per specialità, considerando non solo tutti i ricoveri fatti nella Puglia ma anche fuori, sta di fatto che i posti letto che abbiamo in Puglia sono ancora troppi. Soprattutto sulle ortopedie e chirurgie. Dovremmo ridurre quelli e potenziare un po’ le pediatrie, le oncologie e le ematologie. Finché non facciamo questi cambiamenti la gente si troverà sempre in difficoltà. Poi andrebbe potenziata la rete delle strutture residenziali socio-sanitarie, anche su questo c’è da lavorare molto”.

Per prestazione residenziale e semiresidenziale si intende “il complesso integrato di interventi, procedure e attività sanitarie e socio-sanitarie erogate a soggetti non autosufficienti, non assistibili a domicilio all’interno di idonei “nuclei” accreditati per la specifica funzione”.

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