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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Dagli omicidi la pista della droga

FRANCAVILLA FONTANA – I dieci “rampolli” della criminalità locale, arrestati all'alba di oggi dai carabinieri perché accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, seppur freschi di mestiere, data anche la giovane età (quasi tutti tra i 22 e i 25 anni) la sapevano lunga sulle dinamiche interne della criminalità organizzata locale.

FRANCAVILLA FONTANA – I dieci “rampolli” della criminalità locale, arrestati all'alba di oggi dai carabinieri perché accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, seppur freschi di mestiere, data anche la giovane età (quasi tutti tra i 22 e i 25 anni) la sapevano lunga sulle dinamiche interne della criminalità organizzata locale.

Sapevano che Cosimo Canovari, personaggio di spicco della criminalità organizzata era stato picchiato dai Di Palmo, perchè si era messo a vendere “fumo” da solo. Sapevano che poi dopo questo episodio si era associato ai Di Palmo. Ne hanno parlato a lungo nelle loro conversazioni tra un ordine di coca e hashish e l'altro.

Due figli di carabinieri - Tra i dieci arrestati, inoltre, ci sono anche i figli di due carabinieri in servizio nel Brindisino. Un dato, questo,  che non ha per niente modificato l'ambito delle indagini. Non sono state fatte distinzioni di sorta, e tutti sono stati iscritti nel corposo fascicolo redatto dal pubblico ministero Raffaele Casto e firmato dal gip Paola Liaci, in seguito alle investigazioni dei carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Francavilla Fontana, al comando del tenente Simone Clemente.

A loro interessava la droga, chiamata “Bamba”, i soldi, la ricchezza. Non sapevano, però, che i loro discorsi, tutti intercettati dai carabinieri, hanno fornito elementi preziosi per indagini ancora più importanti, quelle che devono risolvere l'omicidio dei francavillesi Vincenzo della Corte e Antonio Ligorio.

Il primo fu ammazzato a colpi di fucile l'8 ottobre del 2010 in un negozio in allestimento di casalinghi alla periferia di San Michele Salentino. Il secondo, 18 anni, invece, fu assassinato in un agguato sulla superstrada Brindisi-Taranto. La sua unica colpa era quella di essere seduto sul lato passeggero di un autocarro alla cui guida c'era Nicola Canovari, fratello di Cosimo, il vero bersaglio dei killer.

Dopo gli omicidi, la microspia - In seguito al primo omicidio fu installata una microspia nell'Audi A6 intestata a Maurizio Parisi (uno degli arrestati di oggi), precedentemente usata da Cosimo Rochira, l'uomo in compagnia di Della Corte al momento del suo assassinio. In uno stralcio di intercettazione si ascolta una conversazione tra Parisi e Alfonso Leo (anche lui finito oggi in manette) in cui il primo propone “l'acquisto di stupefacenti di varia provenienza (definiti “bamba” e fumo)” e il secondo risponde di essere abituato a rifornirsi a Torre Santa Susanna ma che può essere interessato sempre che il prezzo fosse stato conveniente.

Molti omissis - Questi sono i primi indizi che hanno portato gli investigatori ad aprire una seconda indagine diretta proprio a sgominare questa nuova banda emergente. Le indagini sono impregnate su intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e pedinamenti e l'ordinanza che le raccoglie è piena di “omissis” che richiamano, quasi certamente, ad altri fascicoli.

I dieci arrestati oggi, si rifornivano da due pusher brindisini e avevano studiato ogni dettaglio per evitare controlli ed eventuali arresti in flagranza di reato. Le loro conversazioni sono “pulite”: “Andiamo a prendere un caffè, sono in farmacia, vicino alla chiesa”. Erano questi i luoghi prediletti per lo scambio. “Posti all'aperto da cui si poteva facilmente fuggire nel caso ci fosse stato l'incontro con i carabinieri”, ha precisato oggi il tenente Simone Clemente durante la conferenza stampa di presentazione dell'operazione.

Nell'ordinanza si precisa, inoltre, che “Fra tutte le ipotesi di reato prese in considerazione dai carabinieri, sono state individuate soltanto quelle che con certezza assoluta evidenziavano elementi indiziari di portata tale da non far nutrire dubbio alcuno in merito alla sussistenza dei fatti penalmente illeciti e alla colpevolezza dei loro autori”.

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