“Dammi i soldi, sennò ti sparo”: ora restano in silenzio i quattro brindisini arrestati per rapina
Antonio Grassi, Alfonso Polito, Vincenzo Trono e Francesco Franchin non rispondono al gip: sono stati arrestati due volte in sette giorni, la prima come volti nuovi della Scu. Incastrati dal dna e uno dal tatuaggio sulla mano
BRINDISI – “Issi li sordi ci no ti sparu”: avrebbero minacciato in brindisino per avere gli incassi delle tabaccherie e dei supermercati, ma oggi davanti al gip i quattro giovani brindisini arrestati con l’accusa di rapine, tentate e consumate, hanno fatto scena muta.
Antonio Grassi, Alfonso Polito, Vincenzo Trono e Francesco Franchin hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, preferendo restare in silenzio davanti alle contestazioni mosse nel provvedimento di arresto chiesto dal pm Savina Toscani e firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Maurizio Saso.
Le rapine al centro delle indagini sono cinque: ai danni di una tabaccheria situata in via Carducci il 24 febbraio 2014, del supermercato Dok di Mesagne il 9 marzo 2014, del supermercato “Super Brio” di Torchiarolo il 7 marzo 2014, della tabaccheria Leo di San Donaci il 15 aprile 2014, della tabaccheria “Mordi e fuggi” di Mesagne il 3 maggio 2014. Tutte ricostruite dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana, diretti dal tenente Roberto Rampino
La difesa degli indagati, affidata agli avvocati Cinzia Cavallo e Laura Beltrami nei prossimi giorni valuterà se ricorrere o meno al Tribunale del Riesame, dove lunedì 7 marzo saranno depositate le prime istanze dopo il blitz della Dda di Lecce “The Beginners” del 23 febbraio scorso, nel quale sono stati arrestati tutti e quattro i brindisini.
Grassi, Trono, Polito e Franchin in quell’ordinanza sono stati ritenuti i volti nuovi della Sacra Corona Unita, giovani della generazione 2.0, quella attuale della mala, riconducibili al gruppo che – sempre per la Dda – sarebbe stato guidato da Luca Ciampi, nato e residente nel capoluogo, ora ristretto nel carcere di Foggia, a sua volta affiliato a Tobia Parisi indicato al vertice del cosiddetto clan dei mesagnesi sopravvissuto da un lato ai blitz e dall’altro alle collaborazioni che ha svelato i segreti del sodalizio di stampo mafioso. Prima fra tutte quelle di Ercole Penna, seguito da Cosimo Guarini e Francesco Gravina detto il Gabibbo.
L’associazione mafiosa, la Sacra Corona Unita, avrebbe operato nel settore delle estorsioni per ottenere la gestione dei parcheggi delle discoteche Poison, Aranceto e Mashad, e per avere i biglietti per le giostre in occasione della festa di San Teodoro a Brindisi. Accanto ai guadagni in tali settori, la Dda ha indicato lo spaccio di droga tra Mesagne e il capoluogo e il gioco d’azzardo.
Sette giorni dopo il blitz della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, a Trono, Polito e Franchin, detenuti nel carcere di Lecce, e a Grassi ristretto in quello di Brindisi, è stata notificata la nuova ordinanza di arresto con l’accusa di rapine in concorso. Non c’è, in questo caso, alcun riferimento alla Sacra Corona Unita.
I gravi indizi di colpevolezza sono costituiti dalla prova scientifica, il dna, perché per tutti e quattro è stato possibile procedere con la comparizione del profilo genetico, partendo da tracce rinvenute dai carabinieri del Ris. In particolare, per Trono, il dna è stato ricavato da un cacciavite, per Franchin da un passamontagna e per Polito e Grassi da un guanto. Cacciavite, passamontagna e guanto sono stati trovati nelle auto di volta in volta usate per i colpi e poi abbandonate.
Nel caso di Grassi, inoltre, la prova della partecipazione alle rapine deriva dalle immagini del sistema di videosorveglianza dei supermercati e da un tatuaggio: una delle telecamere ha ripreso un giovane in azione che sul dorso della mano destra aveva un elmo romano, esattamente identico a quello di Grassi.
Oltre all’accusa di rapina, i quattro rispondono di ricettazione, porto e detenzione illegale di arma da fuoco e lesioni personali aggravate.