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Cronaca

"Danneggiati dallo stralcio del processo"

La difesa del vicequestore Pietro Antonacci condannato ieri per omicidio volontario impugnerà la sentenza della corte d’Assise d’appello di Taranto che ha condannato il funzionario, ex vicario della questura di Brindisi ed ex capo della Squadra mobile, a 15 anni e 4 mesi di reclusione.

La difesa del vicequestore Pietro Antonacci condannato ieri per omicidio volontario impugnerà la sentenza della corte d’Assise d’appello di Taranto che ha condannato il funzionario, ex vicario della questura di Brindisi ed ex capo della Squadra mobile, a 15 anni e 4 mesi di reclusione.

Del resto l’avvocato Carmelo Molfetta che ha seguito udienza per udienza il processo all’ex questore di Brindisi Francesco Forleo, sin dal suo principio (l’arresto risale al 1998, i fatti al 1995 la sentenza di primo grado al 2004) era già convinto e aveva già battuto il pugno perché i giudici riconoscessero che non era  legittimo lo stralcio deciso per le gravi condizioni di salute dell’imputato eccellente, malato a tal punto da non poter essere giudicato.

Essendo l’omicidio di Vito Ferrarese, il contrabbandiere in fuga su uno scafo, inseguito da un elicottero della polizia, di un delitto contestato “in cooperazione” e non in concorso, ritiene il legale, mancando una delle parti coinvolte non è possibile più qualificare l’azione.

Per tutt’altro genere di ragioni farà ricorso per Cassazione anche la difesa dell’ex capo della squadra catturandi Pasquale Filomena, sostenuta dagli avvocati Augusto Conte e Paolo D’Amico. Sono gli stessi avvocati a far notare, tra l’altro, che sebbene la pena complessiva per Filomena sia in effetti pari a 9 anni e 2 mesi, in realtà il pronunciamento della Corte d’Assise d’Appello di Taranto cui la Cassazione ha rinviato parzialmente le decisioni, dopo aver annullato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Lecce solo in alcuni punti, può riguardare unicamente i capi di imputazione su cui era ritenuto necessari un nuovo verdetto.

Insomma, visto che parte della pena è stata già eseguita per Filomena perché la sentenza che lo condannava a 3 anni e 8 mesi era passata in giudicato (e Filomena non era stato arrestato perché gli erano stati scontati i mesi già trascorsi in cella sottoposto a custodia cautelare e per il resto aveva potuto beneficiare dell’indulto), gli restano i 5 anni e 6 mesi rideterminati dalla corte, congelati dall’impugnazione che sarà fatta tra novanta giorni, quando saranno depositate le motivazioni.

Non è finita, dunque. Nonostante, come ha fatto notare l’avvocato di parte civile Giuseppe Lanzalone che assiste i famigliari dell’unica vittima di quei fatti accaduti 18 anni fa, il campo entro cui i giudici di Cassazione potranno nuovamente esprimersi (sempre su questioni di diritto) si è ulteriormente ristretto.

Per il momento conta soltanto quel che hanno stabilito i giudici di secondo grado ieri sera: fu un omicidio volontario. Probabilmente con dolo eventuale. Non fu un delitto colposo, men che meno quel proiettile che dai cieli freddò lo scafista fu la conseguenza di un legittimo uso delle armi da parte della polizia.

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