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Cronaca

Decine di trappole per lepri nel parco regionale: intervengono i forestali

Trenta congegni artigianali metallici sono stati rinvenuti nel perimetro dell'area protetta "Salina di punta della contessa"

BRINDISI - Ai limiti del Parco Regionale “Salina di Punta della Contessa”, a sud di Brindisi, lungo il perimetro recintato di terreni occupati da impianti fotovoltaici, erano stati creati ad arte dei varchi nella rete, e vi erano stati posizionati lacci metallici, con un meccanismo a scatto di bastoncini di legno che, mossi al passaggio degli animali, provocavano la chiusura della trappola mortale.

I carabinieri Forestali del Nucleo Investigativo (Nipaaf) di Brindisi hanno rinvenuto circa 30 di questi congegni artigianali, tanto semplici quanto Lacci lepri 3-2efficaci, utilizzati per la cattura delle lepri che popolano il vicino Parco Regionale. I lacci sono stati posti sotto sequestro preventivo, per evitare ulteriori conseguenze, e la zona recintata è stata tutta bonificata dagli strumenti di bracconaggio, nonché da qualche malcapitato esemplare rimasto vittima della morsa metallica.

Il materiale recuperato va a corredare una dettagliata informativa di reato, per il momento a carico di ignoti, per la Procura della Repubblica di Brindisi. Le violazioni contestate sono quelle previste dagli articoli 13, comma 5, e 18 della Legge n. 157 del 1992, che regolamenta l’ esercizio venatorio ed il prelievo di fauna selvatica sul territorio nazionale, per cattura con mezzi non consentiti ed in periodo di chiusura generale; le pene per le stesse previste sono l’ arresto da 3 mesi ad un anno, e ammende fino a 3.000 euro, oltre alle ipotesi di uccisione e maltrattamento di animali, previste dagli articoli 544-bis e 544-ter del Codice Penale.

Il ritrovamento dei lacci pone nuovamente all’ attenzione il fenomeno del bracconaggio alla lepre, dapprima praticato soprattutto in ore notturne con l’ausilio di fari luminosi, e adesso sfruttando passaggi obbligati, creati appositamente lungo fondi recintati che confinano con il Parco della Salina, area-rifugio per questa specie.

I carabinieri forestali stanno intensificando i controlli, per individuare eventuali ulteriori zone “attrezzate” per la cattura illegale, ed individuarne i responsabili. A questo fine le indagini mirano ad individuare una probabile organizzazione dedita a questa forma di bracconaggio, con possibilità di utilizzo di manodopera, anche straniera, che abitualmente svolge attività agricola nei campi vicini.
  

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