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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Cellino San Marco

Delitto premeditato. "Però lui prima mi ha spinto e mi ha fatto cadere"

CELLINO SAN MARCO – Una lite condominiale per problemi di acqua è finita a colpi di pistola. Vittima un trentottenne di Cellino, Renato Maizza, muratore, sposato, con figli, raggiunto da non meno di quattro colpi di pistola calibro 22, ma probabilmente il bersaglio è stato centrato anche da una quinta pallottola, esplosa sempre dall’arma impugnata da Salvatore Renna, 65 anni, di Cellino San Marco, da tempo in dialisi. L’anziano, subito dopo aver sparato contro Maizza, che è morto sul colpo (una delle pallottole l’ha raggiunto alla testa), ha telefonato al 113. “Ho ammazzato un uomo venite a prendermi, vi aspetto qui”, ha detto al poliziotto che stava dall’altro capo del telefono.

CELLINO SAN MARCO – Una lite condominiale per problemi di acqua è finita a colpi di pistola. Vittima un trentottenne di Cellino, Renato Maizza, muratore, sposato, con figli, raggiunto da non meno di quattro colpi di pistola calibro 22, ma probabilmente il bersaglio è stato centrato anche da una quinta pallottola, esplosa sempre dall’arma impugnata da Salvatore Renna, 65 anni, di Cellino San Marco, da tempo in dialisi. L’anziano, subito dopo aver sparato contro Maizza, che è morto sul colpo (una delle pallottole l’ha raggiunto alla testa), ha telefonato al 113. “Ho ammazzato un uomo venite a prendermi, vi aspetto qui”, ha detto al poliziotto che stava dall’altro capo del telefono.

Una pattuglia della Sezione omicidi è schizzata via e in men che non si dica ha raggiunto piazza del Popolo, nei pressi della cantina “Due Palme”. Una zona buia, con case popolari. Renna era lì, impassibile, ad aspettare. Aveva ancora la pistola con sé. Mentre attorno al corpo del muratore si erano raccolti alcuni soccorritori che cercavano di sostenere la moglie e il figlio diciassettenne. Lo stesso al quale pochi attimi prima Renna aveva detto: “Vai a chiamare tuo padre che gli devo parlare”.

L’assassino è stato portato negli uffici della Squadra mobile di Brindisi, mentre sul posto arrivavano anche i carabinieri della stazione del luogo, della compagnia di Brindisi e del Reparto operativo del comando provinciale, mandati dal 112 che qualcuno dei soccorritori ha chiamato. Le indagini, su disposizioni del sostituto procuratore Raffaele Casto, vengono seguite da entrambe le forze investigative. La Squadra mobile sino a tarda notte ha interrogato l’omicida; i carabinieri hanno lavorato nella ricostruzione di tutto l’antefatto, nella ricerca di elementi a supporto della versione di Renna che ha raccontato di aver perso il lume della ragione a causa di uno spintone ricevuto da Maizza, che lo avrebbe fatto cadere provocandogli delle abrasioni.

L’omicidio è avvenuto verso le 19,30. “Non riusciamo ancora a capire cosa sia accaduto”, dice uno zio del morto che staziona assieme ad altri parenti sotto il porticato, buio, a pochi metri dalla chiazza di sangue larga circa un metro, che è stata ricoperta con del pietrisco. “Sono stato chiamato dai miei parenti – spiega -. Mi hanno detto viene che hanno ucciso Renato. Ma non riusciamo ancora a capire cos’è successo. Sia Renato sia Salvatore Renna sono persone perbene, non si è mai sentito niente sul loro conto”.

A sconvolgere le famiglie di queste due persone perbene è stata una lite condominiale per una questione legata all’erogazione dell’acqua. Da tre giorni, stando a quanto l’anziano avrebbe raccontato ai poliziotti, era stata interrotta. Erano andati gli operai dell’Aqp per isolare dalla rete quella palazzina a due piani. Case modeste, l’intonaco da rifare da un pezzo. In un appartamento di questa palazzina abitava Renato Maizza, in un’altra, da quando si era sposata, abita Patrizia Renna. Il padre e la madre si erano trasferiti altrove.

Da tempo c’erano attriti con Renato Maizza. Renna lo accusava di essere lui la causa dei disservizi nell’erogazione dell’acqua, di essere lui la causa del mancato pagamento delle bollette. Nel pomeriggio, era già buio, Renna è andato dalla figlia. “Non c’è acqua, qui non si può stare così”. Renna chiama Maizza e scendono nel piazzale a discutere. Si accusano a vicenda, sempre secondo la ricostruzione fatta dall’omicida. Poi passano alle vie di fatto. Qualche spintone. Renna esagera e Maizza a sua volta reagisce. L’anziano cade. E’ folle di rabbia. “Non finisce qui”, grida.

E, infatti, non finisce. Va a casa e prende una pistola calibro 22, pare con matricola abrasa, detenuta illegalmente. Ritorna in piazza del Popolo e dice al figlio 17enne di Maizza di andare a chiamare il padre. Non l’avesse fatto il ragazzo, probabilmente il suo genitore sarebbe ancora vivo. Ma come poteva pensare che quell’anziano, malato per giunta, potesse essere andato a casa ed era determinato ad uccidere? Appena Renato Maizza gli è arrivato a pochi passi, Renna ha estratto la pistola ed ha sparato un colpo dietro l’altro. Uno l’ha centrato alla testa, gli altri al petto.

Il cadavere di Maizza è stato trasferito nell’obitorio del cimitero di Brindisi dove verrà sottoposto ad autopsia. Sino a tarda ora non era stato ancora nominato il medico legale: il magistrato ha ritenuto inutile l’ispezione medico-legale prima della rimozione del cadavere dato che c’era la confessione dell’assassino. Quindi disporrà direttamente l’autopsia.

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