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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Mesagne

"Delle Grottaglie, solo uno da uccidere". Le confidenze dei boss ai pentiti

MESAGNE - Era già tutto chiaro dal 2001, secondo gli inquirenti i nomi degli assassini di Massimo Delle Grottaglie erano quelli di Carlo Gagliardi (35 anni) e Antonio Campana (31 anni), esecutori materiali del delitto, killer su mandato dei fratelli Francesco (38 anni) e Sandro Campana (36 anni): gli attuali indagati. Sulla scorta delle ipotesi accusatorie a carico dei quattro, il pubblico ministero dell'epoca ne chiese l'arresto, invano. Gli indizi di colpevolezza pazientemente affastellati dai carabinieri caddero nel vuoto, bollati come insufficienti dal tribunale di Lecce cui la richiesta di misura cautelare fu sottoposta. Fino alle rivelazioni del pentito Ercole Penna, che oggi conferma in toto le ipotesi dell'epoca. Per capire il lungo percorso investigativo che ha portato agli arresti di questa mattina bisogna però fare un passo indietro di dieci anni, fino all'operazione Mediana, datata 24 novembre 2001.

MESAGNE - Era già tutto chiaro dal 2001, secondo gli inquirenti i nomi degli assassini di Massimo Delle Grottaglie erano quelli di Carlo Gagliardi (35 anni) e Antonio Campana (31 anni), esecutori materiali del delitto, killer su mandato dei fratelli Francesco (38 anni) e Sandro Campana (36 anni): gli attuali indagati. Sulla scorta delle ipotesi accusatorie a carico dei quattro, il pubblico ministero dell'epoca ne chiese l'arresto, invano. Gli indizi di colpevolezza pazientemente affastellati dai carabinieri caddero nel vuoto, bollati come insufficienti dal tribunale di Lecce cui la richiesta di misura cautelare fu sottoposta. Fino alle rivelazioni del pentito Ercole Penna, che oggi conferma in toto le ipotesi dell'epoca. Per capire il lungo percorso investigativo che ha portato agli arresti di questa mattina bisogna però fare un passo indietro di dieci anni, fino all'operazione Mediana, datata 24 novembre 2001.

La scomparsa - All’alba della imponente operazione contro la Scu, che porta all’arresto di 160 indagati per 416 bis,  manca all’appello Massimo Delle Grottaglie. La prima ipotesi è che l’indagato abbia imboccato la via di fuga per sfuggire all'arresto, ma non è così che stanno le cose. Subito dopo il blitz la moglie dell'uomo sparito nel nulla, Lucia Mingolla, si reca in commissariato a denunciare la scomparsa del marito. La Mingolla racconta di averlo sentito per l’ultima volta il 22 novembre, dice che il marito si era allontanato a bordo di una Daewoo di colore grigio, portando con sé soltanto il cellulare, poi più nulla. L’11 dicembre successivo, in contrada Fontanelle a Salice Salentino (Lecce), viene ritrovata la Daewoo di proprietà del mesagnese scomparso, completamente carbonizzata. Il 16 dicembre il cadavere di Massimo Delle Grottaglie viene ritrovato in contrada Campolisio, agro del comune salentino di Ugento, ai confini con Presicce. Il corpo è decapitato, probabilmente per effetto della decomposizione, il medico legale che eseguirà l’autopsia riscontrerà due ferite provocate da altrettanti colpi di arma da fuoco, uno alla tempia l’altro al torace.

Le prime indagini - La prima risposta al quesito su chi siano gli autori dell'omicidio arriva nel corso delle indagini sfociate nella successiva operazione antimafia battezzata Omnia, messa a segno dai militari dell'Arma. I fratelli Antonio e Sandro Campana vengono intercettati alle 17 del 17 dicembre 2001, ventiquattro ore dopo il ritrovamento del corpo di Delle Grottaglie. Sandro Campana chiama Antonio. Lo informa che ”là dove non prende il telefono, sono andate visite sai”. La conversazione viene riportata oggi nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di Antonio Campana e Carlo Gagliardi: “Appariva chiaro - scrive il gip Alcide Maritati - il riferimento alla perquisizione (visite) effettuate presso l’abitazione”. Antonio Campana non capisce a cosa il fratello si stia riferendo, il linguaggio usato è troppo criptico, e l’altro risponde: ”Tu ci vuole parecchio a capire! E come devo spiegartelo... che là... i cardetti là... li hanno zappati... hai capito? i cardetti li hanno zappati... e hanno trovato le cozze!!!”.

I pentiti - E’ il passo falso che gli inquirenti in ascolto attendevano. Negli anni successivi, ben due pentiti avrebbero confermato ciò che per gli investigatori era palese da un pezzo, Fabio Panico nel 2003 e Simone Caforio nel 2007. Sono questi i nomi dei collaboratori di giustizia che hanno parlato a lungo, e diffusamente, del delitto Delle Grottaglie, consumato in seno alle faide interne alla Scu. Ma la svolta è arrivata dieci anni dopo il delitto, con la conversione alle cause della giustizia del boss Ercole Penna, anno Domini 2010. “Dell’omicidio Delle Grottaglie mi ha parlato anche Sandro Campana - svela il pentito - successivamente alla sua scarcerazione avvenuta fra il maggio 2006 e l’inizio del 2007. In tale occasione mi manifestò di essere preoccupato poiché in occasione del ritrovamento del cadavere aveva parlato imprudentemente al telefono facendo cenno a tale avvenimento e dimostrando così di esserne a conoscenza, avvisando qualcuno del ritrovamento. Non so chi fosse l’interlocutore di tale telefonata perchè Sandro non me lo disse, ma fece cenno al fatto di avere parlato di cozze, o qualcosa di simile, termine che evidentemente costituiva un codice per evitare di fare cenno direttamente all’omicidio. Sandro mi disse di avere commesso in tale occasione una leggerezza...”.

Pericoloso per i boss -  Nessuno, tranne l’autore della conversazione e il fratello destinatario della telefonata (oltre agli investigatori in ascolto e il gip al quale il pm dell’epoca chiese invano l’arresto degli indagati), poteva conoscere i termini di quella conversazione, stralciata a seguito del rigetto della richiesta di custodia cautelare da parte del tribunale. Nessuno al quale non fosse stato raccontato nei termini esatti riportati dall’ultimo collaboratore di giustizia. Ma perchè Massimo Delle Grottaglie viene ucciso? Sono sempre i pentiti a svelare i retroscena del delitto di mafia, almeno tre. Innanzitutto Delle Grottaglie, protagonista di una rapida escalation negli ambienti criminali, aveva affiliato a sé i sodali in forza al clan Campana, guadagnandosi un rivale poco disponibile a chiudere un occhio, secondo gli inquirenti. Non è tutto, c’è di più e di peggio. Nell’ambiente criminale serpeggia un sospetto imperdonabile, si dice che Delle Grottaglie abbia vestito i panni di confidente degli investigatori, facendo catturare Francesco Campana in persona - siamo nei primi anni 2000, il boss viene scovato nei pressi del lago di Garda -. Ce n’è quanto basta, ma c’è dell’altro ancora: Massimo Delle Grottaglie deve del denaro al clan Campana, debito mai estinto con il quale la vittima firma la propria condanna a morte. Intuizioni confermate, dieci anni dopo, dalle rivelazioni di Ercole Penna, che riferisce quelle stesse parole precise, testuali, inequivocabili. Ribadendo il movente del delitto, già svelato dagli altri due pentiti.

L’elogio del questore - “Desidero complimentarmi ancora una volta con il personale della Squadra mobile e del Commissariato di Mesagne per l’ulteriore colpo inferto alla criminalità organizzata mesagnese”, ha detto il questore Vincenzo Carella plaudendo al blitz messo a segno dagli uomini al comando del dirigente Francesco Barnaba e del vice-questore Sabrina Manzone. “L’arresto di Antonio Campana e Carlo Gagliardi ha contribuito a sgominare definitivamente il clan Campana – ha proseguito il questore -. Va riconosciuto pertanto ai poliziotti di questa provincia grande attaccamento all’Istituzione di appartenenza che ha permesso nell’ultimo anno di assicurare alla giustizia più di 300 persone  arrestando di fatto tutti i vertici della criminalità organizzata attiva nel Brindisino. I risultati ottenuti, che rappresentano indubbiamente un incoraggiante incitamento a proseguire con determinazione nella lotta alla criminalità, da ai cittadini sicurezza e fiducia nelle istituzioni”.

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