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Cronaca

Depredarono dei profughi durante un soccorso in mare: otto marò a giudizio

Sono stati rinviati a giudizio gli 8 militari della Brigata Marina San Marco accusati di aver depredato dei profughi durante un'operazione di soccorso in mare avvenuta nell'ottobre del 2013. I marò saranno processati dal tribunale militare di Napoli. Lo ha disposto il gup Stanislao Saeli, che ha accolto l'istanza di rinvio a giudizio presentata dal pm Marina Mazzella

BRINDISI – Sono stati rinviati a giudizio gli 8 militari della Brigata Marina San Marco accusati di aver depredato dei profughi durante un’operazione di soccorso in mare avvenuta nell’ottobre del 2013. I marò saranno processati dal tribunale militare di Napoli. Lo ha disposto il gup Stanislao Saeli, che ha accolto l’istanza di rinvio a giudizio presentata dal pm Marina Mazzella. Il sottufficiale Massimo Metrangolo, di 38 anni, dovrà rispondere di peculato militare pluriaggravato e mancata consegna. Per gli altri 7, l’accusa è solo di mancata consegna. 

I fatti risalgono alla notte tra il 25 e il 26 ottobre di due anni fa quando un centinaio di immigrati siriani, alla deriva in acque internazionali, furono imbarcati dalla nave "Chimera", che aveva a bordo gli uomini in servizio alla brigata San Marco, a circa 45 miglia da Lampedusa. I migranti, appena giunti in Sicilia, raccontarono alla polizia giudiziaria di essere stati derubati di soldi e beni personali durante i controlli da parte del nucleo di marò imbarcato sulla nave.

Secondo le ricostruzioni investigative, i marò riponevano denaro e piccolli oggetti preziosi i buste prive di dati identificativi, e avrebbero  obbligato i migranti perquisiti a distogliere lo sguardo da queste operazioni, e a restare invece inginocchiati rivolti al mare. Il pm e gli investigatori hanno raccolto le testimonianze di numerosi migranti recuperati dal Chimera, compresi donne e bambini.

Qualcuno ha riferito di aver visto alcuni militari, che non ha saputo indicare perchè in quel momento indossavano le mascherine sanitarie, mentre con un coltello tagliavano i sacchetti ntascando poi il contenuto.

In particolare, sempre secondo le accuse, Metrangolo si sarebbe fatto consegnare dai migranti soldi, 34.850 euro e 26.354 dollari Usa calcolano gli inquirenti, e oggetti preziosi incluso un anello nuziale, disattendendo gli ordini e le disposizioni operative secondo le quali si il sergente si sarebbe dovuto limitare a ritirare soltanto eventuali armi e materiale pericoloso.

I profughi chiesero la restituzione delle loro cose e presentarono poi una denuncia alla Procura di Agrigento, che avviò  le indagini. Poi ospitati in un centro di accoglienza di Geraci Siculo (Palermo), i profughi,su richiesta del sindaco, Bartolo Vienna, sono stati assistiti gratuitamente dall'avvocato Guido Bellanca. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 29 settembre.

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