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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Detenuto morto, quindici indagati

LECCE – Sarebbero una quindicina le persone iscritte nell’elenco degli indagati per la morte di Pop Virgil Cristria, il detenuto romeno di 38 anni deceduto il 14 maggio scorso nell’ospedale di Lecce dopo 50 giorni che era in sciopero della fame. L’uomo era stato condannato a 18 anni di reclusione per furti e alcune rapine, piccoli reati che metteva in atto per sopravvivere. Oggi si terrà sul corpo del romeno l’esame autoptico affidata dal pm Carmen Ruggiero al medico legale Ermenegildo Colosimo.

LECCE Sarebbero una quindicina le persone iscritte nell’elenco degli indagati per la morte di Pop Virgil Cristria, il detenuto romeno di 38 anni deceduto il 14 maggio scorso nell’ospedale di Lecce dopo 50 giorni che era in sciopero della fame. L’uomo era stato condannato a 18 anni di reclusione per furti e alcune rapine, piccoli reati che metteva in atto per sopravvivere.  Oggi si terrà sul corpo del romeno l’esame autoptico affidata dal pm Carmen Ruggiero al medico legale Ermenegildo Colosimo.

Un cumulo di pena che il 38enne deceduto la settimana scorsa, riteneva insopportabile, e che l’aveva portato a rinunciare il cibo. Pop Virgil Cristria si era sempre confessato innocente e continuava a ripetere che un magistrato avrebbe dovuto sentire le sue ragioni e fare in modo che potesse tornare in libertà. Circa due mesi di sciopero della fame presso il carcere Borgo San Nicola di Lecce, poi il ricovero in ospedale presso il Vito Fazzi, ma il 38enne non c’è l’ha fatta, e il 14 maggio scorso è deceduto.

Le iscrizioni nel registro degli indagati sono state fatte – fanno sapere gli inquirenti – anche per consentire che coloro che sono stati sospettati di avere responsabilità nella morte di Cristria possano nominare propri consulenti per l’autopsia che dal pm Ruggiero è stata affidata al medico legale e che dovrebbe tenersi nella giornata di oggi. Secondo il dirigente sanitario della casa circondariale leccese, Sandro Rima, il detenuto romeno era irremovibile nella propria decisione di protestare: anche mentre era nell’infermeria del carcere “ha preso l’ago della flebo che gli era stata somministrata per tentare di dargli un po’ di forze e se lo è strappato dal braccio”.

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