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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Stampa e processo penale: i problemi aperti e le soluzioni possibili

Ne hanno discusso il giudice Vittorio Testi, il capo della redazione di Taranto de La Gazzetta del Mezzogiorno e il direttore di BrindisiReport

TORRE SANTA SUSANNA – Stampa e processo penale è stato il tema dell’incontro di approfondimento promosso dalla studio legale Missere a da Turso Investigazioni a Torre Santa Susanna, nella saletta conferenze della sede dello stesso studio di via Nicola Ricciotti. Pubblico interessato e attento, composto da avvocati della provincia, studenti e operatori delle forze dell’ordine.

Al centro della discussione, che meriterebbe un ulteriore momento di analisi, di cui potrebbe farsi promotore lo stesso Ordine forense provinciale assieme alla sezione brindisina del Csm e alle teste locali con Ordine dei giornalisti e Associazione della Stampa, l’impatto della comunicazione nelle sue diverse forme sull’andamento del processo nelle sue fasi preliminari e nello svolgimento sino ed oltre la sentenza di primo grado.

In gioco, la presunzione di innocenza, le degenerazioni dovute alla spettacolarizzazione di casi giudiziari particolari, l’impatto sui diritti della persona, e di contro il diritto all’informazione sia da parte di chi lo esercita che dei cittadini per quanto riguardo l’accesso alle notizie, il ruolo delle fonti istituzionali e non, l’accesso agli atti processuali ed il loro uso, l’importanza della cronaca giudiziaria correttamente svolta e riportata nella costruzione della consapevolezza sociale degli stessi cittadini.

Ne hanno parlato il giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, e i giornalisti Mimmo Mazza, responsabile della redazione di Taranto de La Gazzetta del Mezzogiorno e vicepresidente di Assostampa Puglia (il sindacato regionale dei giornalisti), e Marcello Orlandini, direttore della testata online BrindisiReport del gruppo editoriale Citynews, mentre non ha potuto partecipare al dibattito per impegni di lavoro Remo Croci, noto giornalista di Mediaset, il quale tuttavia ha fatto pervenire un messaggio di saluto ai partecipanti all’incontro.

Vittorio Toni e Mimmo Mazza (2)-2

Hanno introdotto e moderato la discussione, anche con domande specifiche, gli avvocati Serena Lucia Missere e Giuseppe Sorio. Gli interventi, inclusi quelli da parte del pubblico qualificato, hanno utilizzato come circostanze emblematiche casi giudiziari noti, come il delitto di Avetrana ed altre vicende che hanno interessato il territorio (il processo Ilva ancora in corso, l’attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, alcune inchieste sulla pubblica amministrazione), con particolare attenzione al problema dell’accesso da parte dei giornalisti alle fonti ed agli atti consentiti, per una in formazione corretta e completa, e le attuali difficoltà presenti in questo iter, spesso sostituito invece dalla somministrazione agli operatori dell’informazione solo di notizie parziali.

Ciò crea seri problemi di ricostruzione dei fatti, talvolta con effetti negativi sulla persone coinvolte nelle procedure, ma anche sugli stessi giornalisti esposti a conseguenze penali. E’ emerso anche il problema della “debolezza” della categoria dei giornalisti al cospetto di ostacoli alla libera informazione su casi particolarmente delicati, quando la reazione assume la forma di azioni giudiziarie temerarie nei confronti di cronisti giovani, mal retribuiti e privi di tutela legale da parte degli editori, problemi sui quali sia l’Ordine dei Giornalisti che il sindacato, la Federazione nazionale della stampa, sono costantemente impegnati.

I giornalisti, e in particolare quelli impegnati nella cronaca giudiziaria (che il giudice Testi ha definito essenziale per una completa informazione sullo stato della società locale e nazionale), devono però mantenere fermo il timone sui principi deontologici a base della loro professione e funzione, ponendosi costantemente il problema di non superare i confini del diritto alla presunzione di innocenza, ma ciò – è stato ribadito – dipende molto dall’accesso ad informazioni complete da parte del cronista, che solo così può evitare di incorrere in errori.

Esiste quindi un problema generale di definizione ulteriore delle regole tra tutte le parti in gioco nel processo penale, anche alla luce dei mutamenti che la circolazione delle notizie vive con la digitalizzazione dell’informazione e l’effetto dei social network. E ciò si può fare discutendo con franchezza di tale questione nei territori e applicandone poi le conclusioni. Con una premessa: l’informazione e la cronaca giudiziaria nulla hanno a che vedere con forme di spettacolarizzazione televisiva dei processi, condotta molto spesso da soggetti che non sono giornalisti, e che non possono essere accreditate come informazione giornalistica anche se vi prendono parte in veste di esperti persone che sono o sono state impegnate in attività legate ad indagini, procedure e consulenze di giustizia.

incontro su stampa e processo penale (3)-2

Purtroppo simili forme di “approfondimento” di casi particolari, accompagnati ad un utilizzo distorto dei social network, contribuiscono a formare giudizi sommari, frettolosi e quasi sempre colpevolisti da parte dei settori dell’opinione pubblica che seguono tali rubriche. Un problema più volte affrontato ma mai risolto, quello dei salotti televisivi che si trasformano in aule di tribunale parallele, confusi con l’informazione reale in un paese in cui si legge ancora poco e dove oggi l’informazione digitale (quella online) deve fare i conti con il fenomeno dell’inquinamento da pseudo notizie convogliate dai sociali.

Una strada praticabile nell’immediato esiste, ed è quella di un ruolo più attivo del difensore nell’informare i giornalisti sulle vicende penali in corso (ovviamente per quanto consentito dalla norma), e dall’accesso ad esempio all’ordinanza di custodia cautelare o ai decreti di sequestro, in maniera tale da eliminare ogni forma di “intermediazione interessata” da parte delle possibili fonti di informazione, dando la possibilità ai cronisti di delineare correttamente e obiettivamente le vicende sia dal punto di vista degli inquirenti, che delle altre parti in causa nel processo.

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