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Cronaca

“Dirigenti del Comune di Brindisi diffamati”: assolta una nostra collega

La sentenza del Tribunale: "Il fatto non sussiste". Imputata per aver riportato una lettera di Giampiero Pennetta dopo l'ispezione del Ministero delle Finanze: l'ex presidente del consiglio comunale poneva domande sulle indennità. I 12 funzionari parte civile chiedevano danni d'immagine

BRINDISI – Assolta dall’accusa di aver diffamato a mezzo stampa i dirigenti del Comune di Brindisi: la nostra collega, Stefania De Cristofaro, ha incassato la pronuncia favorevole del Tribunale a conclusione del processo in cui era imputata per aver riportato il contenuto di una lettera scritta dall’ex presidente del consiglio comunale, Giampiero Pennetta, imputato con identica accusa e assolto.

La sentenza è stata pronunciata nel primo pomeriggio di oggi dal giudice Almiento, secondo il quale alla luce dell’istruttoria dibattimentale “il fatto non sussiste”. Nessuna diffamazione aggravata, quindi. Al centro del processo, l’articolo pubblicato il 25 novembre 2012 in cui si dava notizia della richiesta di spiegazioni avanzata da Pennetta, in ragione del suo ruolo istituzionale, sulle indennità percepite dai funzionari dell’Amministrazione cittadina di Brindisi, anche all’esito dell’ispezione del Ministero delle Finanze. Pennetta chiedeva anche una riunione dei capigruppo di maggioranza e opposizione per affrontare l'argomento.

Il pubblico ministero di udienza aveva chiesto la condanna al pagamento di 800 euro sia per la giornalista che per Pennetta. Per la nostra collega, gli avvocati difensori Massimo Manfreda e Riccardo Mele, hanno invocato l’assoluzione con formula piena sostenendo che non ci fossero gli estremi per contestare la diffamazione a mezzo stampa in relazione all’articolo finito all’attenzione della procura. Secondo i penalisti, la professionista ha riportato una notizia rispettando il dettato della Cassazione a proposito del cosiddetto decalogo del giornalista che impone verità, continenza nell’esposizione e rilevanza sociale.

L’articolo era stato ritenuto diffamatorio da tutti i dirigenti di Palazzo di città, indicati come parte offese. Nel giudizio si erano costituiti parte civili, ai fini di un’eventuale richiesta di risarcimento danni, per la lesione dell’onore e del decoro, i seguenti dirigenti:  Tommaso Gagliani, Mirella Destino, Carlo Cioffi, Gaetano Padula, Nicola Zizzi, Costantino Del Citerna, Francesco Di Leverano, Francesco Trane, Pietro Cafaro, Angelo Roma, Teodoro Nigro e Valerio Costantino. Alcuni nel frattempo sono andati in pensione o non sono stati più chiamati come dirigenti extra pianta organica. Nicola Zizzi precisa di non aver aderito alla costituzione di parte civile.

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