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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ceglie Messapica

Dna e ricatto: dentro pure un'insegnante

CEGLIE MESSAPICA – Il genetista di Ceglie Messapica arrestato per concussione il 22 giugno scorso dai carabinieri, perché in qualità di consulente tecnico del tribunale aveva chiesto 50mila euro ad una delle parti in causa di una procedura di riconoscimento di paternità, aveva secondo gli inquirenti una complice. Si tratta di un’insegnante di 59 anni, Rachele Gemma Calandriello, che stamani alle 8 è stata arrestata dai carabinieri del Norm della compagnia di Brindisi in trasferta a Potenza, dove l’indagata risiede. Secondo le indagini dirette dal pm Giuseppe De Nozza, la Calandriello avrebbe contribuito a convincere la vittima della concussione a pagare la tangente richiesta da Cosimo Barletta, il 62enne professionista di Ceglie Messapica specializzato nella mappatura del Dna, e inserito nelle liste dei Ctu del tribunale brindisino.

CEGLIE MESSAPICA – Il genetista di Ceglie Messapica arrestato per concussione il 22 giugno scorso dai carabinieri, perché in qualità di consulente tecnico del tribunale aveva chiesto 50mila euro ad una delle parti in causa di una procedura di riconoscimento di paternità, aveva secondo gli inquirenti una complice. Si tratta di un’insegnante di 59 anni, Rachele Gemma Calandriello, che stamani alle 8 è stata arrestata dai carabinieri del Norm della compagnia di Brindisi in trasferta a Potenza, dove l’indagata risiede. Secondo le indagini dirette dal pm Giuseppe De Nozza, la Calandriello avrebbe contribuito a convincere la vittima della concussione a pagare la tangente richiesta da Cosimo Barletta, il 62enne professionista di Ceglie Messapica specializzato nella mappatura del Dna, e inserito nelle liste dei Ctu del tribunale brindisino.

I carabinieri hanno perquisito a fondo l’abitazione dell’insegnante potentina, sequestrando materiale di interesse probatorio e, fanno sapere gli investigatori, utile al proseguo delle indagini e all’accertamento di ulteriori responsabilità. Barletta, tuttavia, quei soldi non li ha mai incassati fatta eccezione per l’anticipo di duemila euro in banconote da 100 e 50 debitamente contrassegnate dai carabinieri della compagnia di Brindisi, che assieme ai colleghi della compagnia di S.Vito dei Normanni si erano appostati fuori dallo studio del genetista a Ceglie Messapica, per intervenire subito dopo la consegna della busta con i soldi da parte della vittima secondo un  piano preordinato, ed arrestare in flagranza di reato il professionista, come poi avvenne.

Infatti la donna alla quale Barletta aveva – secondo le accuse – chiesto la tangente, non aveva affatto deciso di pagare, ma si era rivolta invece agli investigatori. Il genetista, in sintesi, aveva preteso quel denaro per aggiustare l’esame del Dna sui resti di colui che la persona in questione sosteneva fosse stato il suo genitore naturale. Si trattava di una controversia legata ad una eredità, in cui i figli riconosciuti del defunto rappresentavano ovviamente l’altra parte in causa. “Troverò solo polvere e dipenderà da me cercare o non cercare”, avrebbe detto Barletta alla donna, lasciando intendere che con la modica spesa di 50mila euro la stessa si sarebbe assicurata la vittoria nel procedimento. In ciò, ora, emerge il ruolo presunto dell’insegnate di Potenza che avrebbe fatto in modo che la denunciante accettasse il ricatto, qualificandosi come collaboratrice di Barletta.

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