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Cronaca

Droga da Torino a Brindisi,processo per i sei brindisini di Last Travel

Giudizio immediato per Giovanni Cannalire, Orlando Carella, Pietro Corsano detto Chiavolla, Domenico De Leo, Teodoro Montenegro e Daniele Camon. Tutti coinvolti nell'inchiesta partita dall'arresto di Liardi, per lui archiviazione. Il 9 agosto scoperti 85 chili di hashish in una Fiat Croma. Tra i nascondigli anche contrada Muscia dei Brandi

BRINDISI – Giudizio immediato per sei brindisini arrestati nell’inchiesta sulla droga che in città, a Brindisi, arrivava da Torino nascosta in pacchi di palloncini stipati nel bagagliaio di una Fiat Croma, fino al giorno dell’ultimo viaggio (Last Travel): la Procura ha confermato l’accusa nei confronti di Giovanni Cannalire, 57 anni, Orlando Carella, 47; Pietro Corsano detto Chiavolla, 47; Domenico De Leo, 33;  Teodoro Montenegro, 29, Daniele Camon, 33. E’ stata archiviata solo la posizione di Alessandro Liardi, 35, detto Briciola, il primo a essere arrestato, il 17 gennaio scorso, dando via alle indagini terminate con la scoperta di 85 chili di hashish nell’auto del torinese Antonio Di Giovanni, fermato il 9 agosto scorso al termine di un inseguimento lungo la strada che costeggia l’ospedale Perrino e il centro commerciale Le Colonne.

Giovanni Cannalire-2CARELLA Orlando, classe 1969-2Gli imputati sono tutti agli arresti, dopo essere stati coinvolti – in tempi diversi – nelle indagini sui fiumi di hashish trasportati in autostrada dal capoluogo piemontese a Brindisi. Parte della droga sarebbe stata nascosta anche in contrada Muscia, alle porte del rione Sant’Elia, nei terreni riconducibili ai fratelli Giovanni e Raffele Brandi,quest'ultimo in carcere da  sabato dopo che sotto terra, in una delle gubbie usate nel periodo del contrabbando sono stati trovati tre chilogrammi di marijuana, 61 detonatori con miccia d'innesco, un cannocchiale di precisione, una pistola "Beretta" calibro 7.65, una "Smith & Wesson" calibro 38 con matricola abrasa e ancora ancora un fucile "Benelli" calibro 12, una pistola "Beretta" calibro 6.35, una pistola calibro 6.35 con matricola abrasa, una carabina "Winchester"  270 senza matricola, 1072 cartucce calibro 12, 12 munizioni calibro 6.35, 36 munizioni calibro 270 win, 34 munizioni cal. 9, 164 munizioni cal. 7.65, 79 munizioni calibro 38 special.

I fratelli Brandi non erano indagati nel filone Last Travel, ma i lori nomi e la disponibilità di nascondigli interrati ni terreni vicini alla loro abitazione di campagna, sono emersi quando sono state autorizzate intercettazioni ambientali, tanto è vero che compaiono nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita il 31 ottobre scorso. Gravi indizi di colpevolezza che il pm Valeria Farina Valaori ha rimarcato nella richiesta di giudizio immediato, sono le conversazioni nell’auto in suo a Orlando Carella, panettiere, arrestato il 24 agosto scorso dai carabinieri: nel motore della Opel Meriva furono trovati due chili di hashish, altri tre erano stati nascosti nella lavatrice.

Pietro Corsano-2Domenico De Leo-2Carella venne fermato a un posto di blocco in via Sant’Angelo: sembrava un controllo ordinario, si è poi scoperto che i militari lo stavano monitorando avendo il sospetto che fosse coinvolto nell’attività di spaccio della droga, dopo aver accertato legami con Giovanni Cannalire, il quale sarebbe riuscito a fuggire all’arresto il 9 agosto scorso, quando i militari inseguirono una Fiat Croma condotta da Antonio Di Giovanni- Furono trovate anche undici  banconote false del taglio di 50 euro ciascuna, per un valore complessivo di 550 euro, in aggiunta agli 85 chili di “fumo”.

 L’ascolto delle conversazioni e la lettura dei messaggi ha permesso di avere anche la conferma al sospetto di un pagamento ingente, come quello avvenuto il 31 luglio scorso. “Si apprendeva che Di Giovanni aveva consegnato ai fornitori la somma di 99mila euro in due tranche: 64mila euro quale acconto e 35mila a saldo dello stupefacente ricevuto il 23 luglio”, si legge nell’ordinanza di arresto.

Se da un lato resta da definire, il cosiddetto livello superiore, vale a dire il cerchio dei grossisti in grado di assicurare chili e chili tra hashish e marijuana, dall’altro secondo il sostituto procuratore non ci sono dubbi “sugli indizi di colpevolezza” a carico degli indagati e per questo ha esercitato l’azione penale formulando il capo di imputazione per tutti. Ad eccezione di Liardi, difeso dall’avvocato Daniela d’Amuri, per il quale c’è stata archiviazione perché “non vi è prova che abbia ricevuto la sostanza stupefacente da Orlando Carella il 27 luglio scorso”, unico episodio contestato nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri.

Teodoro Montenegro-2CAMON Daniele, classe 1983-2Più esattamente, c’è prova che Liardi e Carella si siano effettivamente incontrati quel giorno e che in auto Carella abbia nascosto la droga, ma non c’è alcuna prova della cessione fra i due. Non solo. Nella conversazione intercettata il 25 giugno, si dice che Briciola, ossia Liardi “non ci sta” perché in quel periodo era ai domiciliari dopo essere stato arrestato per spaccio di droga il 17 gennaio. Impossibile, quindi, un suo coinvolgimento. I carabinieri all’epoca trovarono nella sua abitazione, nel rione Sant’Elia, due chili di hashish e 45 munizioni, contestazioni per le quali il brindisino ha patteggiato a tre anni di reclusione il 22 aprile.



 

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