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Cronaca

Droga nella ruota, ma era zucchero: l’ex moglie assolta in Appello

Per questa vicende venne arrestato il marito, un parrucchiere di Brindisi, poi assolto e parte civile nel processo. Condannato a tre anni il nuovo compagno della donna con l’accusa di calunnia

BRINDISI – Non cocaina, ma zucchero a velo nel copricerchio di uno degli pneumatici dell’auto dell’ex marito, un parrucchiere di Brindisi: la Corte d’Appello di Lecce ha assolto la donna, riformando la sentenza del Tribunale mentre il nuovo compagno è stato condannato per calunnia a tre anni di reclusione, con eliminazione dell'aumento di pena di un mese, rispetto al verdetto di primo grado in relazione all’arresto per spaccio del titolare del salone, poi rimesso in libertà e parte civile del processo.

La vicenda risale a sette anni fa ed ebbe anche eco nazionale: vide protagonista Marco Santese, 36 anni, residente in città dove ha avviato la sua attività professionale. Santese venne fermato e arrestato in flagranza di reato, per essere scarcerato dopo 26 giorni, non appena furono depositati i risultati delle analisi chimiche sulla polverina di colore bianco trovata dai carabinieri in uno degli pneumatici della Hyundai Matrix di proprietà di Santese, allibito tanto quanto i clienti, che ne conoscevano le qualità di ragazzo onesto e lavoratore.

Era disaccaride di saccarosio. Altro che droga. Per questo il parrucchiere, rappresentato dagli avvocati Gianvito Lillo e Alessandro Gueli, ha chiesto il risarcimento dei danni, anche per lesione della reputazione e dell’immagine. Santese ha anche presentato istanza per ottenere dallo Stato l’indennizzo per essere stato arrestato ingiustamente.

La sentenza della Corte d’Appello di Lecce scrive una nuova verità processuale con riferimento alla posizione dell’ex moglie di Santese, Monica Sanasi, difesa dagli avvocati Massimo Murra e Agnese Guido, poiché cancella la condanna a un anno e tre mesi di reclusione inflitta dal Tribunale dei Brindisi sia per la calunnia che per l’imputazione mossa in relazione al falso verbale di arresto dei militari: nel primo caso i giudici hanno stabilito che “non ha commesso il fatto”, mentre nel primo “il fatto non sussiste”. La Corte ha accolto la richiesta del procuratore generale, coincidente con la tesi da sempre sostenuta dai penalisti secondo i quali non poteva essere ravvisata alcuna condotta penalmente rilevante per l’ex moglie del parrucchiere.

Quanto al nuovo compagno della donna, Antonio Sanasi, finito sotto processo con accuse analoghe, la Corte ha confermato l’accusa di calunnia, mentre lo ha assolto da quella legata al verbale di arresto e la pena finale è stata ridotta di un mese (l’imputato è difeso dall’avvocato Gianluca Palazzo). Le motivazioni saranno depositate nel termine di 90 giorni, la difesa presenterà ricorso in Cassazione.

I due finirono sotto processo per “avere in unione e in concorso tra loro, con più azioni del medesimo disegno criminoso, indotto in errore il personale della compagnia dei carabinieri di Francavilla Fontana” perché “nel verbale di arresto di Marco Santese affermarono in maniera falsa di aver rinvenuto sostanza stupefacente suddivisa in dosi nel copricerchio delle ruote dell’auto in uso allo stesso Santese, in tal modo incolpandolo della commissione di un reato pur sapendo della sua innocenza e comunque simulando con tale condotta il reato di spaccio”.

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