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Cronaca

Scu, droga e slot machine tra affiliati timorosi del sangue e pusher minorenni

In 22 accusati di aver fatto parte della mala nel Brindisino sino al 2014: i nomi svelati dai pentiti Penna, Gabibbo e Sandro Campana. L'ingresso nel gruppo con lettura di una formula come condanna buona, una sigaretta, un taglio sulla mano e una cena al ristorante. Stupefacente nascosto in un club

BRINDISI – C’era stato sangue nel Brindisino e altro poteva essercene se i due gruppi rivali, quello di San Donaci, a sua volta alle prese con la faida familiare Presta-Solazzo, e quello di Cellino San Marco non avessero siglato l’armistizio della pace. Ma del sangue alcuni dei nuovi affiliati della Scu avevano timore, preoccupandosi del taglio sulla mano che da cerimoniale sarebbe stato praticato una volta arrivata la “condanna buona” dell’ingresso nella mala che sarebbe stata salutata anche con una sigaretta e una cena al ristorante.

Ercole PennaSandro Campana dopo la catturaLo spaccato della nuova Sacra Corona Unita, quella che secondo la Dda di Lecce sarebbe stata in grado di resistere sino al mese di maggio 2014, quindi, la mala contemporanea, emerge dall’ordinanza di arresto firmata dal gip Vincenzo Brancato a carico di 58 brindisini a fronte dei 68 indagati, con stralcio delle posizioni per i minorenni che per l’accusa avrebbero spacciato al minuto. Pusher anche loro, perfettamente inseriti nella rete di controllo del territorio, chiamati “paguzzi”.

In 22 sono ritenuti i volti della Scu, dopo le dichiarazioni rese da chi per anni è stato “dentro” al sodalizio, sino a diventarne capo, come Ercole Penna, per poi arrivare a Sandro Campana, passando da Francesco Gravina alias il Gabibbo: Pietro Soleti, Benito Clemente, Floriano Chirivì, Vito Conversano, Onofrio Corbascio, Antonio Corbascio, Carlo Solazzio, Pietro Solazzo, Massimiliano Pagliara, Daniele D’Amato, Claudio Bagordo, Gabriele Leuzzi, Gabriele Cucci, Daniele Rizzo, Saverio Rizzo, Luca Goffredo, Giuseppe Chiariatti, Cosimo Perrone, Giordano Giuseppe (alias Aiace), Cosimo Mazzotta, Giuseppe D’Errico e Cosimo Fullone.

Ruolo di primo piano è contestato a Soleti, “referente a San Donaci dapprima di Antonio Vitale alias il marocchino e Daniele Vicientino detto il professore e poi di Francesco Campana, impegnato nel traffico di droga che aveva base operativa nel club “Le Massè” dove lo stupefacente veniva custodito”. Suoi “ragazzi” erano: Antonio Saracino, Sergio Dell’Anna, Floriano Chirivì, Gennaro Hajdari, Cosimo Vitale, Benito Clemente, Gianluca Re, Fausto Lamberti e Antonio Rizzo, defunto.

Cocaina, hashish e marijuana, venivano chiamate vino, nella speranza di non dare nell’occhio visto che tra San Donaci e Cellino San Marco, la produzione vinicola è all’ordine del giorno. I pagamenti veniva rateizzati e frequenti erano sia gli acconti che le operazioni in conto vendite, con solleciti e minacce di ricorrere alla forza: “Ti faccio male, mi prendo l’auto o ancora di riduco a puppieddrhu”.

Il gruppo di Cellino San Marco avrebbe visto insieme Carlo Solazzo, Pietro Solazzo, fratelli poi arrivati a farsi la guerra, indicati come affiliati a Francesco Campana,  Marco Pecoraro, Daniela Presta, Andrea Vacca, Giuseppe Perrone, Benito Clemente, Umberto Nicoletti, Vito Braccio, Pietro Mastrovito, Massimiliano Pagliara, Claudio Bagordo, Giuseppe Cortese, Antonio De Luca, Francesco Giannotti, Vincenzo Maiorano, Saverio Elia, Marco Ferulli, Daniele D’Amato, Stefano Immorlano, Annunziato Christian Vetrucci, Francesco Francavilla, Davide Goffredo, Antonio Brando Lutrino, Cristian Cagnazzo, Salvatore Arseni, Valter Scalinci, Oronzo Chiaritti, Cosimo Fullone, Matteo Moriero, Nicola Taurino, Gionatan Manchini e Gabriele Ingusci.

Gli affiliati erano legati da un “patto di sangue” che veniva sugellato con un taglio dopo la lettura di un giuramento. Quel taglio a qualcuno faceva paura: “Ma poi i punti ti mettono?”. E l’altro: “Ma no, solo un taglietto è”. Chi, invece, era già nel sodalizio da tempo, poteva contare su ruoli di responsabilità come quello contestato a Bagordo in relazione alla gestione delle slot-machine con conseguente diritto a incassare in via esclusiva.

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