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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Oria

Due tentativi di suicidio e 30 chili in meno. Il figlio chiede la revoca degli arresti

ORIA - “Prima d’essere arrestato per stalking, mio padre faceva l’artigiano. Era un omone di 85 chili, è stato un buon padre. Ci ha permesso di studiare, a botta di sacrifici, lavorava in officina fino a notte fonda. Non mi vergogno a dirlo, a casa si risparmiava per permetterci di andare a ripetizioni di matematica, io non me lo posso scordare. Forse ha sbagliato, non lo so. Non sono io a poter giudicare. Quello che so è che lo vedo morire, un giorno dopo l’altro. Che si è ridotto a un mucchietto d’ossa, pesa 55 chili, trenta li ha perduti in cinque mesi ai domiciliari. Si muove a passetti piccoli per casa, come se fosse diventato vecchio di colpo. Per due volte mia madre lo ha salvato dal suicidio. Lo ha trovato con una corda al collo. Dice che preferisce morire piuttosto che continuare a pesare sulle mie spalle. Io vorrei solo vederlo ritornare alla vita, e sono certo che ci riuscirebbe se solo potesse tornare a lavorare, a sentirsi utile”. Raffaele Delli Santi ha 37 anni, una moglie che adora, stanno per diventare genitori. Ma cosa sia fare il padre, in qualche modo, lo sa già.

ORIA - “Prima d’essere arrestato per stalking, mio padre faceva l’artigiano. Era un omone di 85 chili, è stato un buon padre. Ci ha permesso di studiare, a botta di sacrifici, lavorava in officina fino a notte fonda. Non mi vergogno a dirlo, a casa si risparmiava per permetterci di andare a ripetizioni di matematica, io non me lo posso scordare. Forse ha sbagliato, non lo so. Non sono io a poter giudicare. Quello che so è che lo vedo morire, un giorno dopo l’altro. Che si è ridotto a un mucchietto d’ossa, pesa 55 chili, trenta li ha perduti in cinque mesi ai domiciliari. Si muove a passetti piccoli per casa, come se fosse diventato vecchio di colpo. Per due volte mia madre lo ha salvato dal suicidio. Lo ha trovato con una corda al collo. Dice che preferisce morire piuttosto che continuare a pesare sulle mie spalle. Io vorrei solo vederlo ritornare alla vita, e sono certo che ci riuscirebbe se solo potesse tornare a lavorare, a sentirsi utile”. Raffaele Delli Santi ha 37 anni, una moglie che adora, stanno per diventare genitori. Ma cosa sia fare il padre, in qualche modo, lo sa già.

Pasquale Delli Santi, 64 anni, fu arrestato il 21 luglio scorso. I carabinieri arrivarono a casa, su ordine del pubblico ministero Raffaele Casto. Sul mandato di cattura c’era il capo di imputazione, scaturito dalla denuncia di una donna, vent’anni più giovane di lui, che lo accusava di averla perseguitata con telefonate, messaggi, bigliettini recapitati persino sulla tomba di famiglia, missive di questo tenore “mia o di nessuno”, a mezzo fra l’amore disperato e la minaccia. A inchiodare l’anziano artigiano, i tabulati telefonici acquisiti agli atti: ben 732 le telefonate dirette al cellulare di lei, 92 quelle al fisso, registrate nel giro di poche settimane. E un precedente. La donna, una 42nne nubile di Oria, che sosteneva di aver subito molestie da anni, aveva già denunciato Delli Santi nel 2008, epoca in cui il reato di stalking non era ancora contemplato dal codice penale. L’amante abbandonato se l’era cavata con una sanzione amministrativa per molestie.

Il processo che verrà stabilirà la verità e i confini della persecuzione, se è tale. Intanto, Pasquale Delli Santi sta già pagando il fio, detenuto ai domiciliari da cinque mesi non si dà pace. I suoi con lui. La moglie ha scoperto tutto così, per bocca dei carabinieri. Solo da qualche tempo ha trovato la forza del perdono, tornando al suo fianco. Il marito che l’ha tradita è solo un uomo malato, che adesso ha bisogno di lei. L’artigiano accusato di stalking non nega l’errore, quello che chiede è di pagare nella misura in cui lo ha commesso, e soprattutto non prima che sia un processo a stabilire il confine fra verità e menzogna di questa storia. Lei era stata una sua cliente. Null’altro che questo, sostiene la donna. Secondo l’imputato le cose stanno altrimenti.

C’era stata una relazione, fra loro, durata ben due anni, dal 2006 al 2008, c’è una lista di testimoni pronta a ribadirlo in aula. Un amore rovinato nelle macerie dell’abbandono perché lui non sapeva decidersi fra la famiglia che era la sua, comunque, e questo sentimento nuovo esploso nel mezzo della senilità, imprevisto. Aveva deciso lei per lui, alla fine, troncando la relazione. La rottura improvvisa ha innescato il corto circuito, degenerando in follia. Una pioggia torrenziale di telefonate e sms, modulati ora dalla passione ora dalla rabbia. Ma lei rispondeva puntualmente, dice l’artigiano, solo che lui – marito fedifrago - cancellava gli sms in tutta fretta. E il figlio oggi non ha i soldi per pagare un perito che confermi le affermazioni del padre, rilevando i tabulati dell’epoca.

Aveva cercato di riprenderla con sé a tutti i costi, valicando il confine.

E’ questo il racconto di Pasquale Delli Santi, vergato nero su bianco in una lunga lettera al figlio. Parole di consapevolezza e una richiesta di perdono fra le righe: “Nella vita non si dovrebbe mai sbagliare. Lo so. Ma chi non ha sbagliato almeno una volta nella vita, lo dice il Signore, scagli la prima pietra”. Parole che non hanno persuaso il tribunale del Riesame né il gip, ai quali più volte l’avvocato dell’imputato, Giovanni Pomarico, ha presentato istanza di scarcerazione. Delli Santi resta ai domiciliari, malgrado lo status di incensurato.

“Non voglio mettere in discussione, in nessun modo, l’operato dei giudici”, ribadisce il figlio, “chiedo solo che sia nominato un consulente tecnico d’ufficio, sono certo che nessuno potrà negare quanto è stato già ampiamente attestato dalla psicoterapeuta di parte, mio padre rischia la vita. Chiedo a giudici di verificare, con i loro occhi, con un loro perito. Se stiamo dicendo il falso, è giusto che respingano nuovamente la nostra richiesta, ma prima vedano con i loro occhi quello che sta accadendo alla mia famiglia”. E’ l’accorato appello di un figlio. Niente sconti, non è questo che chiede. Nient’altro che un appello alla giustizia giusta, uguale per tutti.

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