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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

E' ai domiciliari ma esce in moto e cade

FRANCAVILLA FONTANA – Evade gli arresti domiciliari per andarsene in giro in moto, ma si schianta contro un marciapiede e dopo un volo di una decina di metri finisce in prognosi riservata al reparto rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi. Vittima dell'incidente, avvenuto in viale Abbadessa intorno alle 20.30, il 30enne Antonio Leo.

FRANCAVILLA FONTANA – Evade gli arresti domiciliari per andarsene in giro in moto, ma si schianta contro un marciapiede e dopo un volo di una decina di metri finisce in prognosi riservata al reparto rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi. Vittima dell'incidente, avvenuto in viale Abbadessa intorno alle 20.30, il 30enne Antonio Leo.

Leo era agli arresti domiciliari da quasi tre settimane, dopo essere finito in carcere per il tentato omicidio del titolare del “Via Vai Caffè”, il 33enne Emiliano Andriulo, avvenuto il 22 marzo scorso. Leo aveva da poco ricevuto la visita dei carabinieri, ma dopo che i militari hanno lasciato la sua abitazione ha pensato di andarsene a scorazzare a bordo di una Suzuki 750, quando alla zona 167 è avvenuto l’incidente che l’ha ridotto in gravissime condizioni.

Era il 22 marzo scorso quando per una birra non servita a due avventori già ubriachi, il “Via vai caffé” si trasformò in un saloon da Far West, al termine della quale restarono feriti Emiliano Andriulo, 33 anni e Rocco Distante di 37 anni. Il primo, titolare dell'attività raggiunto ai glutei, il secondo un ignaro passante che si trovava in via Renato Imperiali vicino al campo sportivo, nessuno dei due fortunatamente colpito in maniera grave.

Autori della sparatoria,  legata futili motivi, Antonio Leo, di Francavilla Fontana, e Giovanni Caiulo 28anni di Latiano. Il primo, già noto alle forze dell'ordine per una serie di reati, tra cui quello di rapina con una parentela d'autore: è il figlio di Giuseppe Leo già condannato per omicidio ed è nipote del boss ergastolano Ciro Leo. Entrambi due pezzi da novanta della Scu condannati per l'omicidio per l'omicidio di Salvatore Di Palmo avvenuto nel 1991.

Il finimondo intorno alle 21, dopo il rifiuto del titolare di servire da bere e lo scompiglio creato tra gli avventori del locale. Dopo la minaccia: “Tu non sai chi sono io, ci vediamo tra un pò”, la pioggia di piombo. Il parapiglia venne segnalato al 112, ma mentre una gazzella stava arrivando sul posto, Leo e Caiulo fanno prima: a bordo di un'Alfa 166 grigia si fermarono di fronte al bar proprio mentre Andriulo stava rientrando e spararono due colpi dandosi alla fuga.

I militari del nucleo operativo radiomobile però avevano già le idee chiare, conoscendo i soggetti, e la caccia all'uomo scatenata portò in brevissimo ai primi risultati. Quattro pattuglie coordinate dal capitano Fabio Guglielmone e dal tenente Simone Clemente sorpresero quasi subito, in via Calamandrei, nei pressi di casa, alla zona 167, vicino alla Lancia Y di colore amaranto del complice Antonio Leo, che tentò la fuga ma venne bloccato subito e trovato in possesso di 4 cartucce calibro 12 (le stesse sparate davanti al bar), in auto anche un coltello a molla 30 centimetri.

Giovanni Caiulo venne arrestato poco dopo a Latiano nella casa di via Battisti. Il fucile a canne mozze -  rubato 10 anni fa a Francavilla Fontana con matricola leggermente ritoccata – fu ritrovato in una casa di campagna in  contrada Paradiso dello stesso Caiulo: aveva ancora inserite le cartucce sparate. Su disposizione del pm di turno Valeria Farina Valaori, Leo e Caiulo finirono nel carcere di Brindisi per le accuse di tentato omicidio in concorso, ricettazione, spari in luogo pubblico.

A sparare secondo gli investigatori, che brillantemente chiusero il cerchio lavorando a tutto spiano nel corso di una notte,  sarebbe stato Antonio Leo. Il 27 maggio scorso il pm chiuse le indagini chiedendo per Leo la condanna per tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione. In attesa di condanna il trentenne era sottoposto a sorveglianza speciale, fino all’incidente che lo ha ridotto in gravissime condizioni.

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