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Cronaca

E' deceduto Domenico D'Oriano

BRINDISI – E’ morto all’età di 83 anni l’imprenditore di origini campane Domenico D’Oriano, a capo di una famiglia finita più volte nel ciclone delle indagini sul contrabbando, il riciclaggio di denaro illecito e dei sequestri patrimoniali. Domenico D’Oriano era ammalato da tempo. Arrivò a Brindisi all’inizio degli anni Ottanta, con un incarico nel cantiere di Fincosit Grandi lavori per la realizzazione dell’attuale molo Enel a Costa Morena Ovest. Verso la fine dello stesso decennio ave va già fondato la “D’Oriano Maria Edelma”, impresa portuale tra le più attive, finita poi sotto sequestro e da tempo gestita da un amministratore giudiziale.

BRINDISI – E’ morto all’età di 83 anni l’imprenditore di origini campane Domenico D’Oriano, a capo di una famiglia finita più volte nel ciclone delle indagini sul contrabbando, il riciclaggio di denaro illecito e dei sequestri patrimoniali. Domenico D’Oriano era ammalato da tempo. Arrivò a Brindisi all’inizio degli anni Ottanta, con un incarico nel cantiere di Fincosit Grandi lavori per la realizzazione dell’attuale molo Enel a Costa Morena Ovest. Verso la fine dello stesso decennio ave va già fondato la “D’Oriano Maria Edelma”, impresa portuale tra le più attive, finita poi sotto sequestro e da tempo gestita da un amministratore giudiziale.

Secondo il collaborante Franco Trane, in realtà D’Oriano era il re di Costa Morena, di cui disponeva assieme al clan contrabbandiero brindisino dei Morleo per le attività di sbarco delle sigarette. Con indagini condotte a partire dal 1995, partite dalla segnalazione di un movimento anomalo di denaro in una filiale bancaria di Brindisi (alla fine, furono quattro gli istituti di credito coinvolti nelle attività investigative), decollarono le indagini del pm Giorgio Lino Bruno e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi sfociate nel 1997 nella famosa Operazione Atlantide, che smantellò il sodalizio Morleo - D’Oriano, condusse al sequestro di 27 miliardi di lire al coinvolgimento, tra arrestati ed indagati a piede libero, di 57 persone. Secondo gli investigatori, il gruppo D’Oriano aveva un filo diretto con il clan D’Alessandro di Castellamare di Stabia.

Il meccanismo era complesso per il numero di persone impiegate, ma semplice nel suo funzionamento: una vasta rete di prestanome, che comprendeva anche persone esterne alla cerchia delle relazioni familiari a cascata dei due gruppi al vertice del sistema, acquistava certificati di deposito, e in questo modo lavava le Marlboro – lire. Lo snodo era la disponibilità di una serie di funzionari di banca che non segnalavano a Bankitalia le operazioni fuori limite. Nel blitz furono sequestrate tre società portuali dei D’Oriano, oltre alle somme già indicate. Il 17 giugno del 2011, in appello, a Domenico D’Oriano la pena inflitta in primo grado era stata ridotta a 14 anni e tre mesi. Con la sua morte, se ne va comunque un pezzo di storia recente del porto di Brindisi.

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