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Cronaca

Emergenza Klebsiella: "Situazione insostenibile nel reparto di Medicina"

L'emergenza legata alle infezioni da Klebsiella è ancora viva nell'ospedale Perrino di Brindisi e sta mettendo a dura prova medici, infermieri e pazienti del reparto di Medicina Interna

BRINDISI – L’emergenza legata alle infezioni da Klebsiella è ancora viva nell’ospedale Perrino di Brindisi e sta mettendo a dura prova medici, infermieri e pazienti del reparto di Medicina Interna. Perché in questa unità operativa, sulla base di quanto previsto dalle disposizioni della task force nominata dal direttore generale dell’Asl Brindisi, Giuseppe Pasqualone, sono state ricavate due stanze (una per gli uomini, l’altra per le donne) con tre posti letto ciascuna, per l’isolamento dei pazienti colonizzati dalla Klebsiella pneumoniae, un batterio che purtroppo ha anche provocato dei decessi sui quali è incorso un'inchiesta avviata dalla procura della Repubblica di Brindisi.

Le disposizioni originariamente adottate dall’azienda sanitaria per il contenimento del batterio prevedevano che i sei posti letto aggiuntivi fossero distribuiti fra i reparti di Medicina Interna e Geriatria. Ma alla fine tutti e sei i posti letto sono andati a gravare sul reparto di Medicina, in quanto il dirigente di Geriatria ha manifestato l’impossibilità di attuare le disposizioni dell’Asl. Da sei mesi, così, il personale sanitario di Medicina interna è costretto ad assistere altri sei pazienti, dovendo fronteggiare dei ritmi di lavoro estenuanti, che rendono estremamente complesso e oltremodo impegnativo il proprio lavoro, senza percepire alcuna indennità aggiuntiva.

Bisogna infatti considerare che l’assistenza ai pazienti affetti da Klebsiella richiede uno sforzo maggiore rispetto a quella prestata Stanza riservata del reparto di Medicina Interna-2ai “normali” degenti di Medicina interna, poiché si tratta di anziani gravemente deperiti, allettati (in alcuni casi con piaghe da decubito) e affetti da altre patologie e non autonomi, i quali hanno bisogno di assistenza continua per poter svolgere attività ordinarie. Medici e infermieri, animati da lodevole spirito di sacrificio, ce la mettono tutta per curare questi pazienti, andando anche al di là delle loro possibilità. Ma la situazione è ormai diventata insostenibile.

Nonostante le lamentele dei parenti dei pazienti e gli incontri sindacali avvenuti di recente, nulla è cambiato. Il direttore sanitario dell’ospedale è stato messo al corrente delle problematiche che affliggono il reparto attraverso una lettera firmata da un dirigente, in cui si chiede di disporre che anche altri reparti internistici si attrezzino per accogliere pazienti colonizzati o infetti da Klebsiella. Nella missiva si parla di un “sovraccarico di lavoro divenuto inaccettabile”, se si considera che nel reparto di Medicina Interna da tempo, vista la cronica carenza di posti letto, vengono ospitati anche pazienti di età geriatrica ed oncologici, “che richiedono un’assistenza nettamente più impegnativa di quella dei pazienti di età internistica”.

Il personale segnala inoltre degli ostacoli oggettivi incontrati quotidianamente. La terapia, ad esempio, non sempre è scritta in maniera leggibile sulle cartelle cliniche, tant’è che il personale spesso è costretto ad andare alla ricerca di un medico responsabile che fornisca chiarimenti sull’esatta prescrizione. Possono insorgere inoltre delle incomprensioni con i parenti dei pazienti, che talora restano in reparto per 24 ore senza autorizzazione scritta, dichiarando semplicemente di aver avuto un’autorizzazione verbale. E allora in quel caso bisogna mettersi alla ricerca del medico che ha rilasciato tale autorizzazione oppure (ma questo non può essere sempre fatto) bisogna chiedere l’intervento degli addetti alla sicurezza per allontanare dei parenti, creando inevitabili momenti di tensione.

Altro aspetto da non trascurare è la carenza di assistenti socio sanitari, il cui ruolo da anni viene svolto da Iipp. E poi ci sono ulteriori disagi segnalati in più occasioni dal personale: l’assenza di uno sterilizza-pale; la carenza di elettrocardiografi cardiolina e di carrelli per le stanze; lo svolgimento di attività di day hospital in reparto con 5-6 accessi che non terminano entro l’orario delle 14, prolungandosi fino al tardo pomeriggio. Ma la problematica forse più significativa deriva dal rischio di incappare in errori od omissioni, a causa dell’impossibilità di garantire in maniera adeguata l’attività assistenziale giornaliera.

Da quanto suggerito da alcuni addetti ai lavori, si potrebbe trovare una soluzione ricavando dei posti letto in alcune delle stanze di un reparto al quarto piano che ospita degli ambulatori per l’isolamento e che è strutturato per l’isolamento reale. Ma tale ipotesi pare non sia mai stata presa seriamente in considerazione. L’impressione, però, è che qualcosa vada fatto, perché c’è il rischio concreto che l’emergenza Klebsiella vada avanti ancora a lungo. 

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