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Cronaca

"Enel inserisca la Federico II nel programma di dismissione delle centrali"

Arrivano nuove reazioni da parte della politica e di movimenti civici all’inchiesta che ha portato al sequestro della centrale Enel Federico II di Cerano

Arrivano nuove reazioni da parte della politica e di movimenti civici all’inchiesta che ha portato al sequestro della centrale Enel Federico II di Cerano. Riceviamo e pubblichiamo di seguito i comunicati arrivati in redazione. 
 

Brindisi Bene Comune

Ci risiamo. Ancora una volta la centrale Enel di Cerano è al centro di una inchiesta giudiziara. Si chiude così il cerchio: tra inchieste e reati  e danni alla salute, corruzione e illeciti profitti con un prezzo altissimo in termini di salute per brindisini e salentini.  Il tutto già certificato da uno studio pubblicato nel 2011 dall’Agenzia Europea sull’Ambiente che aveva quantificato in 700 milioni di euro all’anno i danni prodotti dall’attività della centrale Enel di Cerano.

Dinanzi a tutto ciò non si può continuare a far finta di niente, magari accontentandosi di qualche speranza  di assunzione nella centrale  o folgorati dalle solite sponsorizzazioni grandi e piccole.  E’ il tempo di chiarire che la stagione del carbone deve terminare quanto prima.  E ci chiediamo che fine hanno fatto i risultati dell’indagine epidemiologica sui quali sembra esserci un silenzio assordante. Quali iniziative il Presidente della Regione Emiliano in primis e poi tutte le autorità intendono prendere per realmente decarbonizzare la nostra città? 

Ci aspettiamo che il Presidente della Regione Emiliano, partendo proprio dai risultati dell’indagine epidemiologica finanziata dalla Regione Puglia, chieda subito insieme al Presidente della Provincia ed al Commissario Giuffrè, in attesa dell’arrivo del nuovo Sindaco di Brindisi, l’apertura di un percorso che coinvolga anche il Governo,  l’Enel e la città intera per il superamento della centrale di Cerano mentre per l’immediato si riapra l’Aia per ridurre emissioni e capacità produttiva della centrale.

Siamo tutti consapevoli che la sfida principale che ci attende in un percorso di superamento della centrale è quella della salvaguardia dei livelli occupazionali, ma altrettanto chiaramente dobbiamo dire che non possono i lavoratori essere utilizzati come arma di ricatto per mantenere lo status quo.  I livelli occupazionali, sia diretti che indiretti , possono non solo essere mantenuti ma anche aumentati.

L’Enel dovrebbe inserire anche la centrale di Cerano nel suo  programma E-Future che riguarda la dismissione di ben 23 centrali per le quali ovviamente Enel garantisce il mantenimento dei posti di lavoro diretti, i dipendenti Enel, mentre con Governo e Regione occorre trovare fondi pubblici e privati per nuove iniziative imprenditoriali, non necessariamente collegate al settore dell’energia, con le quali non solo garantire i livelli occupazionali dell’indotto , partendo dalle opere di dismissione e bonifica, ma anche incrementare l’occupazione con nuove attività che possono essere svolte ove ora è insediata la centrale di Cerano.  

Su questo vorremmo che si aprisse un dibattito in città, sul  tema sempre di fondamentale importanza quale quello del modello di sviluppo che deve finalmente guardare al futuro, alle nuove tecnologie, al lavoro e alla salute,  chiudendo per sempre con carbone ed inquinamento, attività di un passato che nulla più hanno da dare a questa città. 
 

Cosimo De Michele, Alternativa popolare

Qualora l’ipotesi accusatoria della magistratura dovesse essere confermata, sancirebbe la debolezza non solo delle istituzioni preposte al controllo, ma anche di quelle pubbliche e di una intera classe dirigente politica, poco attenta  verso la tutela giuridico-normativa dell’atmosfera, del suolo e delle falde acquifere. 

Questa vicenda, in tutta la sua drammaticità, e circostanza ancor più grave, è il segno chiaro e tangibile di quanto sia indifferente e silente  il rapporto fra industria e popolazione, anche e soprattutto a causa di una poca lealtà comunicativa delle industrie nei confronti del territorio. Pur ribadendo, in conclusione, la nostra piena e incondizionata fiducia nella magistratura, riteniamo imprescindibile il trinomio lavoro-sicurezza-salute: un trinomio ciceroniano a fondamento delle nostre politiche industriali.

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