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Cronaca

“Enel, preciso indirizzo strategico dei vertici per lo smaltimento illecito dei rifiuti”

Il gip nel decreto di sequestro della centrale: “Ascione, Bertoli, Bassi e Butera volevano abbattere i costi”. Il consulente del pm: “In cinque anni risparmiati 523milioni di euro”

BRINDISI – “Dall’agosto 2011 sino al settembre 2016, l’avvicendarsi di vari soggetti alla direzione della centrale Enel di Cerano, senza che nessuno abbia posto in essere misure correttive per ripristinare l’esercizio di componenti impiantistiche, induce ragionevolmente a ritenere che la modalità alla base della condotta di illecito smaltimento dei rifiuti, sia frutto di un indirizzo strategico imputabile ai vertici aziendali”.

nastro trasportatore carbone enel

Il ruolo contestato agli indagati per Cerano

Una scelta reiterata nel tempo. Una volontà precisa, secondo quanto sostiene il giudice per le indagini preliminari nel decreto di sequestro della centrale Federico II notificato lo scorso giovedì con contestuali avvisi di garanzia per 31 persone, tra dirigenti della società Enel Produzione sia di Roma che di Brindisi, e degli stabilimenti Ilva e Cementir di Taranto.

Chi avrebbe potuto e dovuto intervenire per riportare lo smaltimento delle ceneri sul piano della legalità? La risposta del gip Antonia Martalò aderisce a quella del sostituto procuratore della Dda di Lecce, Alessio Coccioli, titolare dell’inchiesta ed è la seguente: “Gli indagati Antonino Ascione, Francesco Bertoli, Marcello Butera e Fausto Bassi”. Il motivo viene spiegato subito dopo: “Erano dotati di autonomia” non solo “funzionale nella gestione dell’unità organizzativa di Brindisi”, ma anche “finanziaria”. E allora, per quale motivo, nessuno è mai intervenuto? Per quale motivo “nessuno ha mai ipotizzato di sollecitare l’intervento in via correttiva dell’organismo di vigilanza, previsto dalle disposizioni di legge, anche il compito di aggiornare i modelli organizzativi, ove inidonei a prevenire situazioni sopravvenute di rischio in seno all’azienda”?

Il risparmio sui costi di smaltimento 

La conclusione a cui sono arrivati pm e gip: “Le condotte si inquadrano in un’ottica di abbattimento dei costi di produzione”. Nel decreto c’è una stima di questo taglio. Una stima prudenziale, partendo dal “prezzo pari a 205 euro per tonnellata che la stessa Enel spa aveva corrisposto nel 2013 a una ditta specializzata del settore per lo smaltimento dell’unico stock, peraltro di modesta quantità, di rifiuti pericolosi”. Nel conteggio del consulente sono stati esclusi i costi “relativi alle attività di imballaggio e trasporto dei rifiuti, in quanto non quantificabili in maniera univoca poiché soggetti a diverse valutazioni commerciali. Ciò non significa che degli stessi non vada tenuto conto”.

impianti enel federico II-2

In riferimento al periodo compreso tra il primo settembre 2011 e il 30 settembre 2016, gli oneri che Enel avrebbe dovuto sostenere per il sito di Cerano e che, invece, sono stati “oggetto di risparmio sui costi di produzione”, sono stati complessivamente pari a 523.326.050 euro. L’importo più consistente, secondo questa impostazione, avrebbe dovuto essere sostenuto nel 2012: 116.101.750 euro. Nel 2015 la somma sarebbe stata pari a 110.033.750; nel 2013 101.571.350; nel 2014 101.144.950; nel 2016 56.098.250 e nel 2011 38.376.000.

Il cambio di rotta

“Non ignora questo gip la circostanza allegata dal pm che a partire dal 24 novembre 2016, il direttore dello stabilimento di Brindisi abbia impartito una disposizione operativa con cui prevedeva che non si utilizzasse più l’olio combustibile denso (Ocd) quale fonte di alimentazione della centrale nella fasi di avviamento e spegnimento fiamma”, si legge nel decreto. “In questo modo residuava il solo gasolio tra i combustibili diversi dal carbone”.

“Questa disposizione, per certi versi, rappresenta una implicita conferma della fondatezza dei rilievi emergenti nel corso dell’attività investigativa, altrimenti non si comprenderebbero le ragioni di siffatta correzione di rotta”, è scritto ancora nel provvedimento. In ogni caso, ad avviso del gip “non interferisce con l’ulteriore addebito relativo alla contaminazione delle ceneri leggere con i residui dei processi di denitrificazione, tra cui sostanze pericolose come l’ammoniaca”.

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