rotate-mobile
Cronaca

Eseguita l'autopsia sul corpo di Sparaccio, morto in carcere. La procura indaga

CASERTA - E’ durata poco meno di tre ore l’autopsia eseguita questo pomeriggio sul corpo dell’ex boss della Scu Francesco Sparaccio, morto a 53 anni nella cella del carcere di Carinola, in provincia di Caserta, dov’era detenuto da circa sei anni. La procura della Repubblica di Caserta ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per scandagliare le cause e le responsabilità di questa tragedia annunciata. Sparaccio è morto in cella nella notte fra domenica e lunedì, dopo due mesi trascorsi in preda a dolori atroci allo stomaco e al ventre per i quali l’avvocato difensore Daniela D’Amuri un mese e mezzo fa aveva chiesto il ricovero d’urgenza. Richiesta rimasta senza ascolto e senza conseguenze: in ospedale il boss ergastolano non ci è mai arrivato.

CASERTA - E’ durata poco meno di tre ore l’autopsia eseguita questo pomeriggio sul corpo dell’ex boss della Scu Francesco Sparaccio, morto a 53 anni nella cella del carcere di Carinola, in provincia di Caserta, dov’era detenuto da circa sei anni. La procura della Repubblica di Caserta ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per scandagliare le cause e le responsabilità di questa tragedia annunciata. Sparaccio è morto in cella nella notte fra domenica e lunedì, dopo due mesi trascorsi in preda a dolori atroci allo stomaco e al ventre per i quali l’avvocato difensore Daniela D’Amuri un mese e mezzo fa aveva chiesto il ricovero d’urgenza. Richiesta rimasta senza ascolto e senza conseguenze: in ospedale il boss ergastolano non ci è mai arrivato.

L’esame autoptico è stato disposto d’ufficio dal sostituto procuratore della Repubblica di Caserta, Silvio Marco Guarriello, dal cadavere sono stati prelevati tessuti e sangue. Il quesito sollevato dall’inchiesta è lo stesso rivolto alla procura casertana dalla denuncia dei famigliari, che chiedono verità su questa morte dolorosa e improvvisa, inaccettabile. Le prime risposte arriveranno dal medico legale al termine dei rituali sessanta giorni di tempo previsti per il deposito della consulenza tecnica. Nell’istituto di medicina legale del capoluogo campano ha atteso la restituzione della salma la convivente di Francesco Sparaccio, che sarà sepolto a Brindisi nelle prossime ore.

Di quell’omicidio per il quale era stato condannato all’ergastolo l’ex capo contrabbandiere accusato dal pentito Vito Di Emidio, si è sempre proclamato innocente. La verità vera, quella è sepolta insieme alla vittima, il 36enne Francesco Incantalupo, scomparso il 12 aprile 1992 e mai più ritrovato. Fu il primo caso di lupara bianca a Brindisi, uno della lunga serie di omicidi che insanguinarono il territorio nel 1992, l’anno della mattanza in cui morirono ammazzati Teodoro Carratta, Umberto De Nuccio e Francesco Marrazza, vittime di una guerra fra bande rivali per il controllo del contrabbando fra la sponda brindisina e il Montenegro.

Secondo Vito Di Emidio, e i pentiti a venire, Incantalupo fu strangolato da Sparaccio e da Giuseppe Massaro, arrestato per lo stesso delitto nel 2005, a quasi due anni dalla sentenza della corte d’appello di Lecce che avrebbe condannato entrambi all’ergastolo. Il ruolo di primo piano nella Scu se l’era conquistato dopo l’arresto di Adriano Stano e Salvatore Buccarella, dal 1999 era lui che comandava una fetta importante dei traffici di tle in Montenegro, fino all’estradizione, avvenuta nel settembre dello stesso anno. Per contrabbando Francesco Sparaccio trascorre in carcere gli anni dal ’99 ad ottobre del 2002, ininterrottamente. Subito dopo la sentenza della corte d’appello di Lecce nel marzo 2003, che lo condanna al fine pena mai, scompare, ma la latitanza dura poco. Il 25 settembre 2003 viene scovato dalla guardia di finanza in casa della convivente, da allora non ha mai più messo piede fuori dal carcere.

Qualche mese addietro comincia ad accusare dolori per i quali chiede sempre più frequentemente assistenza infermieristica. Viene curato con Malox e antidolorifici, anche per via endovenosa. Se il magistrato di sorveglianza abbia mai disposto il ricovero, non è dato sapere. Certo è che Francesco Sparaccio in ospedale non c’è mai arrivato. E’ morto a mezzanotte, nella cella dov’era recluso, l’esito dell’autopsia dirà perché e se quella morte si poteva scongiurare. Se il personale medico del carcere avesse accertato fino in fondo le cause di quei malori e per quale ragione nessuno avesse ritenuto di trasferire il detenuto in ospedale per le indagini mediche necessarie. Ovvero se questa sia una storia di ordinaria noncuranza da sommare all’infamante capitolo della malasanità nelle carceri italiane, oppure no.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Eseguita l'autopsia sul corpo di Sparaccio, morto in carcere. La procura indaga

BrindisiReport è in caricamento