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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Esplosione alla Sanofi Aventis: nel serbatoio c'era ammoniaca

BRINDISI – Il silos della Sanofi Aventis, multinazionale farmaceutica, esplose perché dentro vi era ammoniaca, sostanza che è a base di molti detergenti ma che ha un potere detonante tanto da essere impiegata nella fabbricazione degli esplosivi. Lo hanno accertato i tecnici dell’Arpa che effettuarono i prelievi subito dopo l’esplosione del silos avvenuta verso mezzogiorno del 10 giugno, provocando la morte di Cosimo Manfreda, 45 anni, brindisino, operaio della ditta Cof&C Srl, e il ferimento di altri quattro operai.

BRINDISI – Il silos della Sanofi Aventis, multinazionale farmaceutica, esplose perché dentro vi era ammoniaca, sostanza che è a base di molti detergenti ma che ha un potere detonante tanto da essere impiegata nella fabbricazione degli esplosivi. Lo hanno accertato i tecnici dell’Arpa che effettuarono i prelievi subito dopo l’esplosione del silos avvenuta verso mezzogiorno del 10 giugno, provocando la morte di Cosimo Manfreda, 45 anni, brindisino, operaio della ditta Cof&C Srl, e il ferimento di altri quattro operai.

Per questa vicenda sono stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Antonio Costantini con l’accusa di omicidio colposo e lesioni gravi il direttore dello stabilimento brindisino della multinazionale Gennaro Di Lemma (63 anni), il legale rappresentante della Cof&C srl, Daniela Spinelli (51 anni), e il capo cantiere Giovanni Cosimo Polito (53 anni), sempre a servizio della ditta appaltatrice per conto della quale la squadra di operai stava lavorando.

Lo stabilimento Sanofi-Aventis di Brindisi produce diversi principi attivi farmaceutici, in particolare nel settore dell'antibiotico-terapia. Sorge su di un'area di circa 150.000 metri quadrati ed è diventato progressivamente un centro multidisciplinare di biotecnologie, dedicato non solo alla produzione di principi attivi farmaceutici ma anche allo sviluppo di nuove molecole farmacologicamente attive e dei relativi processi.

La fabbrica dispone di tre impianti chimici (di cui uno completamente automatizzato), un impianto per il recupero di solventi, un ossidatore termico e cinque laboratori biotecnologici multidisciplinari, in aggiunta a un impianto pilota di fermentazione e a quello industriale. Lo stabilimento ha circa 200 dipendenti e nel 2009 ha prodotto un fatturato di 50,5 milioni di euro producendo 113,5 tonnellate di principi attivi.

Nel silos ci sarebbe dovuta essere una miscela di acqua e cloroformio, residui già depurati delle lavorazioni della Sanofi. E invece c’era questa forte concentrazione di ammoniaca che è un composto dell’azoto ed ha un impiego svariato. A cominciare come base per i fertilizzanti agricoli, componente per vernici, refrigerante nell’industria del freddo, per la produzione di nylon e fibre sintetiche, per la produzione di materie plastiche e polimeri, come detergente, nelle tinture per i capelli, nella produzione di sigarette, poiché l’ammoniaca velocizza il procedimento di assunzione della nicotina da parte dei recettori del cervello, e per la realizzazione degli esplosivi.

La squadra di operai doveva riparare un tubo metallico situato sulla sommità del silos, vicino al bocchettone dell’apertura. Manfreda non immaginava minimamente che lì dentro ci fosse ammoniaca. Per cui non si preoccupò di mettere in funzione la smerigliatrice. Le scintille innescarono la miscela. L’esplosione scaraventò l’operaio a diversi metri, uccidendolo. Gli altri quattro rimasero feriti: Mario Saponaro, 42 anni, dipendente della subappaltatrice Cof , ustioni di primo e secondo grado sul 25 percento della superficie corporea; Giancarlo Guidotti, 52 anni, dipendente Sanofi, con il 20 per cento della superficie corporea ustionata;  Gianfranco Branca, 44 anni, 6-7 percento di ustioni, e Antonio Colella, 41 anni, con problemi respiratori entrambi della Cof.

Furono effettuati prelievi dall’Arpa, mentre per le indagini, dal magistrato inquirenti furono delegati i tecnici dello Spesal. Ora entreranno in campo anche i vigili del fuoco che dovranno accertare come mai in quel silos fosse finita l’ammoniaca. Un guasto del depuratore? O altro? Subito dopo la morte di Manfreda fu sottoposta a sequestro l’area interessata dall’esplosione. Anche se successivamente il giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati, pur mantenendo il sequestro, dispose che potesse essere ripresa l’attività.

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