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Cronaca

Estorsione al cantiere del fotovoltaico. Respinte le richieste di scarcerazione

BRINDISI – Il tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione per Giovanni Buccarella, 83 anni, e Cosimo Giardino Fai, 50 anni, entrambi di Tuturano, detenuti perché ritenuti responsabili di estorsione. I due indagati, difesi da Gianvito Lillo (Fai) e Domenico Valletta (Buccarella), quindi restano agli arresti in attesa dell’udienza preliminare. Furono bloccati dai carabinieri l’1 giugno. Fai mentre intascava una mazzetta di 1.500 euro e, quindi, arrestato in flagranza; Buccarella fu prelevato dalla sua abitazione e sottoposto a fermo per concorso nell’estorsione consumata in danno di Giovanni Buglisi, responsabile logistico della Eds Infrastrutture Spa, azienda di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, impegnata nella realizzazione di energia fotovoltaica nel territorio tuturanese.

BRINDISI – Il tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione per Giovanni Buccarella, 83 anni, e Cosimo Giardino Fai, 50 anni, entrambi di Tuturano, detenuti perché ritenuti responsabili di estorsione. I due indagati, difesi da Gianvito Lillo (Fai) e Domenico Valletta (Buccarella), quindi restano agli arresti in attesa dell’udienza preliminare.  Furono bloccati dai carabinieri l’1 giugno. Fai mentre intascava una mazzetta di 1.500 euro e, quindi, arrestato in flagranza; Buccarella fu prelevato dalla sua abitazione e sottoposto a fermo per concorso nell’estorsione consumata in danno di Giovanni Buglisi, responsabile logistico della Eds Infrastrutture Spa, azienda di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, impegnata nella realizzazione di energia fotovoltaica nel territorio tuturanese.

Il giudice per le indagini preliminari Eva Toscani confermò l’arresto di Fai, convalidò il fermo di Buccarella ed emise ordinanze di custodia cautelare in carcere. Fai si era avvalso della facoltà di non rispondere; Buccarella aveva detto che lui non aveva attuato nessuna estorsione e che aveva accompagnato Fai al cantiere della Eds per parlare con Buglisi e con il capocantiere Antonino Bucolo, allo scopo di proporre loro una soluzione logistica diversa per la realizzazione dell’impianto. L’avvocato Valletta ha depositato anche la documentazione medica che attesta la totale sordità del suo assistito e altri gravi problemi fisici. Giustificazioni che non portarono alla sua scarcerazione di "Nino Balla".

I legali degli indagati hanno presentato quindi ricorso al Riesame. Ma anche in questa sede le cose non sono andate meglio per Fai e Buccarella. I fatti. Nel corso del mese di maggio Fai contatta più volte il responsabile logistico dell’impresa siciliana. Vuole “proteggere” l’impresa da eventuali malintenzionati e per farlo chiede una somma forfettaria di ottomila euro e una rata mensile di 1.500 euro. Nel corso di uno di questi incontri Fai si presenta con Buccarella, padre di Salvatore, boss della Sacra corona unita, da anni rinchiuso in carcere ma sempre punto di riferimento dei malavitosi di Tuturano. Attualmente Salvatore “Balla” (è il soprannome di famiglia) si trova rinchiuso nel supercarcere di Secondigliano, a Napoli, sottoposto al regime del 41 bis, il carcere duro riservato ai detenuti ritenuti molto pericolosi.

Buglisi e Bucolo riferiscono ai carabinieri che Fai lo presenta come il padre di Salvatore e fa tutto un discorso che ha come finalità l’intimidazione per costringerli a pagare. Ma i siciliani non si fanno intimidire. Denunciano e concordano i carabinieri la consegna del denaro. Che avviene l’1 giugno. Ma sul cantiere, assieme agli operai veri, ci sono i carabinieri del Reparto operativo del colonnello Gennaro Ventriglia, vestiti da manovali. Fai viene bloccato e portato negli uffici dell’Arma. Contestualmente scatta il fermo dell’anziano genitore di Salvatore Buccarella.

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