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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Estorsioni e rapine a San Pietro: in manette dieci persone

BRINDISI – Si erano autodefiniti “La nuova Sacra Corona Unita”, e se la Procura giudica tuttora inopportuno l'accostamento della banda ad un’ideale prosecuzione della storica Scu, loro avevano un rito di affiliazione che ricordava in tutto e per tutto le procedure di un tempo. E al telefono, comunicavano e si comportavano rifacendosi alla fiction “Il capo dei capi”, dedicata alla storia di Totò Riina.

BRINDISI – Si erano autodefiniti “La nuova Sacra Corona Unita”, e se la Procura giudica tuttora inopportuno l'accostamento della banda ad un’ideale prosecuzione della storica Scu, loro avevano un rito di affiliazione che ricordava in tutto e per tutto le procedure di un tempo. E al telefono, comunicavano e si comportavano rifacendosi alla fiction “Il capo dei capi”, dedicata alla storia di Totò Riina.

Al momento, invece, l’unico nesso logico e concreto dell’operazione “New Fire” - portata a termine dai carabinieri di Brindisi, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e dai sostituti procuratori del tribunale di Brindisi Milto De Nozza e Alberto Santacatterina, e che ha portato all’arresto di dieci persone – è un’altra retata, denominata invece “Fire”, eseguita nel luglio 2009 e che fece scattare le manette ai polsi di otto persone. La nuova banda sgominata a seguito di una lunga e complessa indagine si dedicava a rapine ed estorsioni, in particolar modo nel territorio del Sud Brindisino, tra San Pietro e Torchiarolo, giungendo finanche nel Leccese. E in alcuni casi, è stato anche rilevato il traffico di sostanze stupefacenti.

GLI ARRESTATI – Questi i nomi delle persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Lecce Ercole Aprile: Alessandro Blasi, detto Big Jim, 29 anni, nato a Mesagne; Crocefisso Geusa, 21 anni, di Brindisi; Roberto Trenta, 30 anni, di San Pietro Vernotico; Michele Turco, 30 anni, di San Pietro; Mario Miglietta, 33 anni, di San Pietro; Andrea De Luca, 32 anni, di San Pietro; Cosimo Damiano Laporta, 24 anni, di Brindisi; Antonio Martella, 22 anni, di San Pietro; Fabrizio Annis, detto Spennato o Iddru, 29 anni, di San Pietro; Riccardo Paladini, 24 anni, di San Pietro.

Se Blasi, Geusa, Trenta e Annis erano già finiti dentro nell’ambito dell’operazione “Fire”, le dieci persone arrestate questa mattina rispondono  complessivamentedi rapine, estorsioni e furti, mentre tutte sono accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso.

LA DROGA - Per Blasi, Annis, Martella, Laporta, Miglietta, De Luca c’è anche l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Proprio nell’abitazione di De Luca, poco meno di due mesi fa, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Brindisi avevano trovato un chilo e mezzo di hascisc. A Geusa e Trenta, viene invece contestato l’acquisto di tre chili di droga da spacciare poi nel territorio di San Pietro.

RAPINE E ESTORSIONI – L’attività d’indagine culminata con gli arresti di oggi, eseguiti in collaborazione con il Nucleo Elicottero di Bari e l’unità cinofila di Modugno, ha permesso agli inquirenti di far luce su una serie di episodi che avevano seminato il terrore in provincia, soprattutto a sud di Brindisi. Geusa e Trenta, infatti, avrebbero partecipato alla commissione delle rapine a mano armata avvenute presso il distributore di carburante Aviolamp di Squinzano il 10 dicembre 2009, al distributore Erg di Brindisi il 12 dicembre 2008 (per questi due “colpi” si segnala anche il coinvolgimento di Turco), al supermercato “Di Meglio” a Torchiarolo il 23 dicembre 2008, al ginecologo Marcello Potì il 9 febbraio 2009 e infine al distributore Erg di San Pietro il 26 marzo dello stesso anno.

Nell’agosto 2008, invece, Paladini venne arrestato dai carabinieri di San Pietro con l’accusa di estorsione ai danni del proprietario della pizzeria Paradiso. Le indagini dei carabinieri hanno permesso di accertare come il mandante dell’estorsione fosse Blasi. Trenta, Geusa e Turco, infine dovranno rispondere anche di detenzione di armi e di ricettazione.

LE INDAGINI – A determinare una svolta nelle indagini sono state le rivelazioni di Davide Tafuro, il 22enne finito tra gli otto arrestati dell’operazione “Fire”. La posizione del giovane, tuttavia, non sarebbe ancora stata configurata tra i collaboratori di giustizia, bensì come semplice “dichiarante”. Proprio le parole del ragazzo hanno permesso di portare a galla una serie di elementi utilissimi all’inchiesta, a cominciare dal rito di affiliazione per la cosiddetta Nuova Scu, le cui fasi ricalcava di molto quelle del giuramento per la Sacra Corona Unita, con cui si celebrava l’ingresso nel clan e dal quale era impossibile uscire se non con la morte. Bruciature di sigarette sul corpo, un’immaginetta data alle fiamme, e l’offerta di un vassoio di pastarelle: tutta una serie di prove alle quali l’affiliato doveva sottoporsi per sancire il definitivo ingresso nell’associazione a delinquere.

COME NELLE FICTION – Si tratta di un retroscena che era già emerso con l’operazione “Fire”, e che è stato rivelato anche durante la conferenza stampa svoltasi in mattinata presso la caserma dei carabinieri di Brindisi “Lorusso”. I componenti dell’associazione, nel corso delle loro comunicazioni, esaltavano le gesta di Totò Riina, avendole osservate – seppure attraverso il filtro della fiction televisiva – nella serie “Il capo dei capi” che ripercorreva l’intera vita criminale del boss di Cosa Nostra fino al suo arresto. Un comportamento arrogante e spavaldo, il loro, pronto a punire chi non chinava il capo ai loro ordini. “Come fa zu’ Totò”, dicevano. Ma la risposta dello Stato non si è fatta attendere, come ha sottolineato in conferenza il procuratore capo di Lecce Cataldo Motta, che ha elogiato il lavoro di sinergia mostrato anche in quest’occasione assieme alle forze dell’ordine.

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