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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca San Donaci

Ex carabiniere ucciso a colpi di fucile: il presunto killer torna in libertà

Revocata l'ordinanza di custodia cautelare nei riguardi di Michele Aportone, il 70enne di San Donaci finito in carcere con l'accusa di aver assassinato Silvano Nestola

Si è ripreso la libertà Michele Aportone, il 70enne di San Donaci finito in carcere il 29 ottobre scorso con l'accusa di aver assassinato a colpi di fucile Silvano Nestola, ex carabiniere di 45 anni, la sera del 3 maggio, mentre lasciava casa della sorella col figlio di undici anni, a Copertino. A restituirgliela è stato il Tribunale del Riesame che ha revocato l'ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi riguardi dal giudice Sergio Tosi, accogliendo così l'istanza avanzata dall'avvocato difensore Francesca Conte. Questa mattina (19 novembre) il legale, davanti al collegio composto dal presidente Carlo Cazzella e dai giudici Giovanni Gallo e Maria Pia Verderosa, ha argomentato ogni passaggio del provvedimento, cercando di dimostrare come sia basato su mere congetture. A partire dal movente, individuato dagli inquirenti, i pubblici ministeri Paola Guglielmi e Alberto Santacatterina, legato al disappunto dell'arrestato e della moglie Rossella Manieri, di 62 anni (indagata a piede libero) riguardo alla relazione sentimentale nata tra la figlia e il militare.

Questo sentimento di odio, ha sottolineato il legale, non è riscontrato in nessun atto dell'indagine. Il fatto che la coppia controllasse gli spostamenti della figlia Elisabetta, seppur 36enne, attraverso un gps sarebbero dipesi esclusivamente dalla sana preoccupazione dovuta ad alcuni gravi problemi, oltretutto riscontrabili, avuti dalla stessa. Sempre secondo la difesa, non c'è prova, che la figlia avesse mai raggiunto con l'auto monitorata dai genitori casa della sorella della vittima, così da permettere al presunto assassino di conoscere il tragitto da compiere il giorno del delitto. L'avvocatessa Conte ha precisato come proprio la stessa Elisabetta, ascoltata durante le indagini, abbia dichiarato testualmente: "Mio padre ha sempre detto 'l'importante è che sei felice', mia madre invece non era molto d'accordo della presenza di Silvano, mia madre non voleva che ci vedessimo perché non tollerava il fatto che io mi lasciassi con mio marito, non l'aveva presa bene mia mamma questa situazione".

Insomma, per la difesa l'arresto è stato ingiustificato: "Non vi è prova alcuna che ad uccidere Nestola sia stato un uomo o una donna; non vi è prova alcuna, ex actiis, che Aportone conoscesse Nestola Silvano; non vi è prova alcuna che il ricorrente si fosse mai recato presso casa della sorella di Nestola Silvano, la signora Marta Nestola, né la sera dell’omicidio, né in precedenza, per effettuare ricognizioni preventive dei luoghi; non vi è prova alcuna che l’Aportone si fosse mai recato a casa di Nestola, di cui non possedeva neppure il numero del cellulare, per cercare di farlo desistere dal frequentare la figlia Elisabetta; non vi è prova alcuna che egli abbia mai cercato di far desistere la figlia Elisabetta dal frequentare il Nestola, come pacificamente ammesso dalla stessa in sede di sit; non vi è alcuna prova che Elisabetta Aportone sia mai andata in casa della sorella di Nestola Silvano, Marta, e che, di conseguenza, i coniugi Aportone/Manieri attraverso il gps montato sull'auto della figlia avessero potuto individuare l'ubicazione del locus commissi delicti". Per sapere cosa abbia spinto i giudici ad annullare l'ordinanza, bisognerà attendere lunedì 22 novembre, quando saranno depositate le motivazioni.

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