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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Faggiano: inchiesta partita da Napoli

BRINDISI - Avrebbe tradito la divisa per salvare il patrimonio dell’amico. Il ruolo del maresciallo Pasquale Lisi (59 anni, in servizio presso le Fiamme gialle della Compagnia di Brindisi ed arrestato stamane dai suoi stessi colleghi e dai militari dell’Arma) appare piuttosto chiaro agli inquirenti che gli contestano i reati di concorso in corruzione continuata, rivelazione di segreti di ufficio continuata ed aggravata, favoreggiamento personale continuato ed aggravato. Insieme a lui è finito nuovamente nei guai l’avvocato Giovanni Faggiano (52 anni, già detenuto nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti collegati alle attività di Enerambiente).

BRINDISI - Avrebbe tradito la divisa per salvare il patrimonio dell’amico. Il ruolo del maresciallo Pasquale Lisi (59 anni, in servizio presso le Fiamme gialle della Compagnia di Brindisi ed arrestato stamane dai suoi stessi colleghi e dai militari dell’Arma) appare piuttosto chiaro agli inquirenti che gli contestano i reati di concorso in corruzione continuata, rivelazione di segreti di ufficio continuata ed aggravata, favoreggiamento personale continuato ed aggravato. Insieme a lui è finito nuovamente nei guai l’avvocato Giovanni Faggiano (52 anni, già detenuto nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti collegati alle attività di Enerambiente).

La Procura di Brindisi ritiene che il pubblico ufficiale - violando i doveri del suo ufficio e l’obbligo di segretezza ed in virtù dei rapporti di amicizia che lo legano all’avvocato - abbia preavvertito Faggiano della pendenza di un procedimento penale a suo carico per reati tributari, nell’ambito del quale erano stati disposti accertamenti bancari e patrimoniali da parte del pm, che avrebbero potuto portare anche al sequestro dei conti correnti bancari intestati alla società Securcity (con sede  a Brindisi, nella Zona Industriale), che farebbe capo all'avvocato Faggiano. Società, ci tiene a precisare la Difesa, di cui però Faggiano, contrariamente a quanto affermato in una nota dalla stessa Procura, non sarebbe mai stato rappresentante legale né amministratore delegato.

Tale rivelazione, invece, stando all’accusa, sarebbe stata fatta proprio allo scopo di consentire all’avvocato Faggiano di prendere tutte le contromisure opportune per sottrarsi alle indagini. In cambio di tale grave violazione dei doveri d’ufficio il pubblico ufficiale,a dire degli stessi inquirenti, avrebbe ottenuto l’indebita utilità consistente nella assunzione di un parente stretto alle dipendenze della società di vigilanza in questione. Va da sé, sottolineano i vertici della Guardia di finanza di Brindisi, che il tentativo posto in essere dal militare non avrebbe comunque evitato agli inquirenti di porre in essere i provvedimenti a carico del professionista brindisino.

Intercettazioni ambientali e telefoniche avrebbero infatti consentito di scoprire l’anomalo ed illecito comportamento del finanziere, svelando la violazione dei doveri inerenti la funzione di pubblico ufficiale “ed il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio non assumono per gli indagati carattere episodico ma sono calati in un contesto di vero e proprio asservimento delle funzioni pubbliche al perseguimento di interessi privati, nell’ambito di una trama intessuta di favori fatti e di favori resi, rafforzata probabilmente dall’ impunità fino ad ora conseguita. I fatti risultano commessi dal febbraio 2011 ad oggi.

Il quadro indiziario, la cui gravità è stata ritenuta dal pm e condivisa dal gip, si avvale di prove dichiarative e documentali, nonché dei risultati di indagini tecniche che rendono eloquente il significato illecito della documentazione acquisita. Le esigenze cautelari che hanno determinato l’applicazione delle misure consistono, oltre che nell’esigenza di evitare l’inquinamento della prova, principalmente nel pericolo delle reiterazione in futuro di condotte analoghe da parte degli imputati. La stessa Procura ha espresso apprezzamento e fiducia piena alla Guardia di Finanza, che ha collaborato con efficacia e fedeltà all’accertamento dei fatti contestati, senza alcun riguardo nei confronti del militare coinvolto nella vicenda.

Per l’avvocato Faggiano, raggiunto dalla terza ordinanza cautelare in pochi mesi, proseguono dunque gli effetti del ciclone giudiziario legato al filone d’inchiesta che partendo da Napoli, approdando a Catanzaro e passando da Brindisi, lo ha travolto in pieno, insieme ai vertici di Enerambiente. Rifiuti & Fisco: questo il grande affare sul quale la finanza ha ficcato il naso, giungendo ad eseguire, insieme ai carabinieri del Noe, sequestri di beni per 12 milioni di euro, tutti a carico degli ex dirigenti di Enerambiente e società “derivate”.

In carcere sono finiti nei giorni scorsi il proprietario della società Enertech, Stefano Gavioli (54 anni, di Venezia), il direttore tecnico della stessa società, Loris Zerbin (50 anni, di Campolongo Maggiore, Venezia). In quella circostanza Giovanni Faggiano (amministratore di una delle società del gruppo della Enertech),aveva ottenuto i domiciliari, insieme a Giancarlo Tonetto (56 anni, di San Donà di Piave, Venezia) ed Enrico Prandin (49 anni, di Rovigo). Un commercialista ed un tecnico della società Eneterch, inoltre, erano stati sottoposti all’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.

A tutti venivano contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale ed alla violazione delle norme ambientali. Già nei mesi scorsi la società Enertech, che gestisce la discarica di Catanzaro, era stata al centro di inchieste per violazioni nella gestione dell’impianto per i rifiuti del capoluogo calabrese.

La discarica di Alli, nell’ultimo quadriennio, ha visto avvicendarsi ben tre società di capitali (“Slia s.p.a.”, “Enerambiente s.p.a.” ed “Enertech s.r.l.”) riconducibili sempre alla medesima compagine societaria, sotto la costante supervisione demandata all’ufficio commissariale. Per i magistrati, le sottostanti trasformazioni societarie, poste in essere senza alcuna plausibile ragione commerciale e/o societaria, avrebbero assicurato alla subentrante il conferimento di crediti privilegiati, tra cui quelli vantati nei confronti del commissario delegato, al solo scopo di eludere fraudolentemente il pagamento dei debiti tributari già iscritti a ruolo nei confronti di “Slia s.p.a.” ed “Enerambiente s.p.a.”.

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