rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Falesia killer: consegnate al pm le relazioni di Spesal, medico legale e Noe

BRINDISI - Giungono finalmente al capolinea le indagini sulla morte del 29enne Paolo Rinaldi, il giovane stagista tarantino dell’Universus-Csei travolto dal crollo della falesia nell’oasi di Torre Guaceto il 21 ottobre scorso. Il medico legale Antonio Carusi, lo Spesal e i carabinieri del Noe hanno depositato le rispettive relazioni richieste dalla procura, documentazione al vaglio del procuratore capo Marco Di Napoli e del pubblico ministero Antonio Costantini. Le verifiche effettuate hanno fatto emergere una serie di presunte omissioni sia sul piano della sicurezza sul lavoro che sul piano della sicurezza della costa, tocca adesso alla magistratura inquirente individuare i responsabili delle mancanze che hanno concorso a determinare la tragedia. Tragedia tante volte, troppe volte annunciata.

BRINDISI - Giungono finalmente al capolinea le indagini sulla morte del 29enne Paolo Rinaldi, il giovane stagista tarantino dell’Universus-Csei travolto dal crollo della falesia nell’oasi di Torre Guaceto il 21 ottobre scorso. Il medico legale Antonio Carusi, lo Spesal e i carabinieri del Noe hanno depositato le rispettive relazioni richieste dalla procura, documentazione al vaglio del procuratore capo Marco Di Napoli e del pubblico ministero Antonio Costantini. Le verifiche effettuate hanno fatto emergere una serie di presunte omissioni sia sul piano della sicurezza sul lavoro che sul piano della sicurezza della costa, tocca adesso alla magistratura inquirente individuare i responsabili delle mancanze che hanno concorso a determinare la tragedia. Tragedia tante volte, troppe volte annunciata.

L’incidente avvenne intorno alle 10,30 in contrada Apani, sulla costa brindisina, nei pressi dell' oasi protetta di Torre Guaceto, esattamente lungo il tratto di circa cinque chilometri, più volte dichiarato a rischio dagli esperti. Paolo Rinaldi si trovava sul posto insieme alla collega Anna Scarlino, 30 anni, accompagnati dal guardaparco 44enne Franco Marinò, di Carovigno, stavano misurando l’erosione del litorale, attività prevista dal corso “Tecnico Gis per la gestione delle coste e delle aree rurali” bandito dall’Universus leccese.

Un tratto di costa pericolante, notoriamente soggetta a crolli. I due ricercatori stavano mettendo a punto studi utili a cristallizzare quel pericolo in dati. Rinaldi, nel tentativo di portare a casa rilievi puntuali, si avventurò ai piedi del costone, mentre Marinò lo seguiva a un passo e la collega rimaneva a qualche metro di distanza. Un blocco della scarpata che sovrasta la spiaggia tra Torre Guaceto e Apani si staccò all' improvviso, franando addosso al giovane ricercatore. Non ci fu nulla da fare, malgrado il tempestivo arrivo dei soccorsi. Anna Scarlino rimase fortunatamente illesa, Marinò se la cavò con una prognosi di pochi giorni, e uno shock dal quale ha faticato a lungo a riaversi.

Il primo interrogativo demandato dal pubblico ministero al medico legale Antonio Carusi, assistito dal tecnico interpellato dalla famiglia Rinaldi, il medico legale Alessandro Bocchini, ha fissato le cause della morte del giovane ricercatore in questi termini: “collasso cardio-circolatorio terminale in paziente vittima di grave politrauma da schiacciamento con conseguente massivo spandimento emorragico retroperitoneale da fratture multiple di bacino”. Nulla che il primo esame necroscopico non avesse già detto.

Restano gli interrogativi più pesanti, a prescindere dal gelido dato di cronaca: quella morte si poteva scongiurare? La risposta è sì, a leggere fra le righe tanto della relazione Spesal quanto negli accertamenti del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, al comando del capitano Nicola Candido.

L’ispettore Emilio Longo, incaricato degli accertamenti sul fronte della sicurezza del lavoro, sostiene nella relazione lunga oltre 700 pagine consegnata alla procura, che intanto lo stagista – secondo la Legge Biagi – è chiaramente equiparato al lavoratore, con tutte le conseguenze del caso in termini di obblighi-diritti derivanti sul piano della tutela. Universus-Csei, e nello specifico il direttore Ettore Ruggiero, avrebbero dovuto mettere a punto i dispositivi utili a scongiurare ogni pericolo per i due ricercatori. Come? Sulla scorta delle indicazioni dell’ente ospitante, dice lo Spesal, quindi del direttore del consorzio Alessandro Ciccolella.

I gestori del consorzio, è un altro fatto, dichiarano di avere non solo ampiamente avvertito dei rischi connessi all’area i due stagisti, tenendo un corso preliminare all’avvio della stage stesso (formazione ampiamente documentata), ma di avere da tempo indirizzato al Comune di Brindisi un’ampia relazione sui pericoli di crollo e di erosione della costa. Input ai quali la Capitaneria di Porto, per parte sua, aveva risposto emettendo un’ordinanza con divieto di avvicinamento dal mare alla costa a rischio erosione e frana.

Parte integrante del fascicolo del pm sono infine, ma non ultimi, i documenti forniti dal Noe, che ha preso parte attiva alle indagini sequestrando i fascicoli relativi alla costa presso il Comune di Brindisi. Amministrazione che a differenza della Capitaneria non ha vietato l’accesso ai tratti di spiaggia a rischio. Risultato sul terzo fronte? Agghiacciante. Oltre alla mappatura della zona, i militari hanno incluso agli atti il fitto carteggio fra l’ente brindisino e il ministero dell’Ambiente, corredato da una ampia relazione firmata da Tommaso Elia, esperto in forza al Servizio geologico nazionale, nonché autore di uno studio sulle coste commissionato dal Comune di Brindisi e consegnato alla Regione Puglia a luglio dello scorso anno, a corredo del Piano costiero regionale adottato (ma non ancora approvato), esattamente il 6 agosto 2009.

Il Comune invocava, a fronte del pericolo paventato e documentato, i finanziamenti Fas messi a disposizione dalla Comunità europea per fronteggiare il rischio. Quei fondi, a Brindisi e più in generale al Sud, pare che non siano mai arrivati. L’ampio fascicolo nelle mani del pm sembra tratteggiare un quadro assai complesso di responsabilità. Ancora più complicato sarà, a questo punto, individuare gli indagati. Quel che appare certo fin d’ora, a prescindere dalle deduzioni della procura, è che la morte di Paolo Rinaldi si poteva scongiurare.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Falesia killer: consegnate al pm le relazioni di Spesal, medico legale e Noe

BrindisiReport è in caricamento