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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Falsi incidenti a Francavilla Fontana, un meccanismo ben rodato

I dettagli delle indagini che hanno portato all'arresto di dodici persone, tra le quali un consigliere comunale: i ruoli, il modus operandi e i tariffari

FRANCAVILLA FONTANA -  Ci vuole organizzazione. E organizzazione c'è stata. Per imbastire almeno una sessantina di incidenti stradali "farlocchi" o "gonfiati" serve metodo, un modus operandi collaudato. I militari della guardia di finanza di Francavilla Fontana, coordinati dal pm Francesco Carluccio della Procura di Brindisi, hanno arrestato ieri, lunedì 14 marzo, dodici persone accusate di aver orchestrato, inscenato falsi incidenti stradali per truffare le compagnie assicurative. Tra gli arrestati (cinque in carcere e sette ai domiciliari) c'è anche il consigliere comunale ed ex vice sindaco francavillese, Luigi Galiano, difeso dall'avvocato Giancarlo Camassa. Gli indagati sono 162. Una mole di lavoro impressionante, quella dei finanzieri.

Arrestati e reati contestati

L'ordinanza del gip che ha disposto le misure cautelari, Maurizio Saso del Tribunale di Brindisi, è lunga 647 pagine, indice compreso per raccapezzarsi nella mole di accuse mosse. I reati ipotizzati sono: associazione per delinquere, frode in danno di compagnie assicuratrici, falsità ideologica in atti pubblici (certificati del pronto soccorso), falsità in altri certificati medici, falsa testimonianza, corruzione in atti giudiziari. Tutti gli arrestati sono francavillesi. Sono stati condotti in carcere: Luigi Galiano 45 anni, Giacomo Martina 35 anni, Michele Galiano 43 anni, Vincenzo Camassa 37 anni e Silvio Capobianco 62 anni. Ai domiciliari: Maria D'Elia 45 anni, Giuseppe Fusco 71 anni, Cosimo Capobianco 33 anni, Salvatore Attanasi 27 anni, Pietro Russo 55 anni, Fabio Nardelli 40 anni e Antonio Resta 57 anni. Il pm aveva richiesto inoltre 32 misure di obbligo di dimora, misure rigettate dal gip. Il collegio difensivo, sino ad ora, è composto dai legali: Giancarlo Camassa, Antonio Andrisano, Luca Mangia, Michele Fino, Giampiero Iaia, Alfredo Iaia e Pasquale Fistetti.

I membri della presunta associazione

Ogni associazione che si rispetti deve avere un leader riconosciuto. Per gli inquirenti, in questo caso, è il consigliere comunale e avvocato Luigi Galiano. E' nel suo studio che si organizzavano i presunti incidenti stradali taroccati. Sarebbe stato lui a predisporre le strategie da attuare. Poi c'è il braccio destro, individuato in Giacomo Martina. C'è Maria D'Elia, inserita nello studio di Galiano, ritenuta consapevole di tutto ciò che accadeva riguardo i falsi sinistri. Anche il fratello di Luigi Galiano, Michele, sarebbe inserito, in qualità non solo di parente, ma di fidato collaboratore dello studio. Godrebbe di una certa autonomia e iniziativa. E poi c'è Vincenzo Camassa, presunto "procacciatore" e reclutatore di soggetti che si rendono disponibili per qualche ruolo nei falsi incidenti. Infine, c'è il medico di base, Giuseppe Fusco. Toccherebbe a lui, a fronte di una ricompensa, produrre certificati falsi. 

Il modus operandi

Alcuni incidenti sarebbero stati inventati di sana pianta, altri avrebbero visto le proprie conseguenze gonfiate ad arte. Un esempio di incidente inventato è il "sinistro numero 6", ricostruito così dagli investigatori: Vincenzo Camassa si accorda con gli avvocati Luigi Galiano e Giacomo Martina per organizzare il tutto. Poi ci sono i guidatori e le persone danneggiate dal falso sinistro. Vanno reclutate. I due "guidatori" compilano il modello Cai (constatazione amichevole di incidente), l'avvocato Galiano inoltra richiesta di risarcimento alla compagnia assicuratrice. Ma nel frattempo bisogna dimostrare che qualcuno si è fatto male. Così, entrano in gioco quattro "attori", presunti danneggiati, che si recano ai pronto soccorso degli ospedali di Grottaglie e Ceglie Messapica. Riferiscono falsamente una sintomatologia dolorsa, esito del sinistro, mai verificatosi, traendo in inganno i sanitari. Poi ci pensa il medico, il dottore Giuseppe Fusco, su indicazione di Galiano a redigere altri certificati, farlocchi. Questa è la ricostruzione di un incidente da parte degli inquirenti.

Il tariffario per gli "attori"

Sì, ma il denaro? Gli "attori" che tornaconto hanno? E gli avvocati, il medico? Gli investigatori hanno ricostruito anche questo particolare. Esisterebbe un tariffario, basato sui ruoli giocati all'interno della messinscena. A chi metteva a disposizione un'auto o altro mezzo sarebbero stati corrisposti 500 o 600 euro. In questo caso figurava la responsabilità del conducente, ecco perché l'importo è elevato. Per i presunti danneggiati venivano messi a disposizione 300 euro, infine 100 euro andavano a coloro che prestavano falsa testimonianza. Anche il dottore Fusco avrebbe ricevuto 100 euro per ogni certificato medico. E il resto del denaro ricavato dagli indennizzi delle assicurazioni? Tolte le spese per pagari gli attori, termine usato non in senso giuridico in questo caso, il resto lo avrebbero intascato i membri del presunto sodalizio, Galiano in testa. 

Le indagini

I finanzieri hanno operato con intercettazioni, osservazioni e acquisizioni di documenti. Le indagini sono state laboriose. Sono partite da una verifica fiscale dei militari, nel settembre 2018, nello studio dell'avvocato Galiano. Analizzando i sinistri trattati, agli investigatori è sorto più di qualche dubbio. A partire da un elemento: la ripetitività. I soggetti coinvolti nei sinistri si ripetono e cambiano spesso ruolo. Ora sono conducenti, ora persone danneggiate, ora testimoni. Capitava che anche lo stesso mezzo fosse protagonista di più incidenti. Poi, i documenti, le cartelline dello studio relative agli incidenti. In alcune, accanto a un nome, compariva la lettera "t": erano i testimoni coinvolti. E una cifra: per gli inquirenti è il denaro da corrispondere per la falsa testimonianza. Infine, un particolare: alcuni indagati, dopo perquisizioni effettuate, manifestano timori per le intercettazioni. I finanzieri hanno svolto attività di captazione all'interno dello studio di Galiano. L'avvocato aveva un convincimento: poiché hanno operato dei sequestri e delle perquisizioni, è da escludere la presenza di microspie per le intercettazioni ambientali. Si sbaglierà, come evidenziato dalle indagini.

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