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Cronaca

Falso povero con guai con la giustizia e avvocato a spese dello Stato: denunciato

La Finanza ha scoperto un "falso povero" con guai con la giustizia il quale, per ottenere che lo Stato gli pagasse l'avvocato, dichiarava 6mila euro circa al Fisco, mentre in realtà la famiglia poteva contare su un reddito ben più cospicuo, stimato dalle Fiamme gialle in 104 mila euro.

SAN DONACI - C’è stata di recente una stretta nella concessione dei gratuiti patrocini che vengono ora accordati con parametri più severi. E la spiegazione la si può forse trovare in un caso di presunto raggiro compiuto con le autocertificazioni dei redditi scoperto dalla guardia di finanza di San Pietro Vernotico che, così come le truffe alle assicurazioni con i finti incidenti stradali, è probabilmente un singolo esempio di un andazzo diffuso. La Finanza ha infatti scoperto un “falso povero” con guai con la giustizia, anche piuttosto gravi, il quale, per ottenere che lo Stato gli pagasse l’avvocato, dichiarava 6mila euro circa al Fisco, mentre in realtà la famiglia poteva contare su un reddito ben più cospicuo, stimato dalle Fiamme gialle, al comando del luogotenente Alfredo Proto, in 104 mila euro. Insomma, il legale avrebbe potuto pagarselo tranquillamente da sé, secondo quanto appurato dagli investigatori e denunciato all’autorità competente: è un pensionato che insieme alla moglie guadagna poco meno di 12 mila euro all'anno. La figlia è medico, ma fa parte dello stesso nucleo famigliare, e dichiara all'incirca 85mila euro all'anno.

Va detto che la persona in questione era già stata sottoposta a un identico controllo nel 2013 e non l’aveva passata liscia. Anche allora era saltata fuori la stessa storia. Falsa dichiarazione per restare sotto la soglia degli 11 mila euro annui con i redditi dichiarati, limite che non si deve oltrepassare per ottenere l’assistenza legale, anche con un avvocato di fiducia, a spese della collettività. Conoscendo il vizietto i finanzieri hanno cercato di vederci chiaro. Hanno prelevato l’autocertificazione presentata al Tribunale con cui l’uomo, con diversi precedenti penali, sosteneva d’essere di fatto molto più povero, tanto da poter beneficiare di strumenti destinati al sostegno di fasce deboli. Il raffronto è stato semplice: la sua famiglia aveva un reddito imponibile complessivo di 104 mila euro e quindi la dichiarazione era mendace. 

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