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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Farmacia: danno erariale per Consales, consiglieri e funzionari dell'epoca

Chiesto risarcimento di 19.578 euro a testa. La Procura presso la Corte dei conti: “Salvataggio inutile, delibera illegittima e irrazionale, assunta supinamente”. E ancora: “Noncuranza delle finanze pubbliche”

BRINDISI – “Salvataggio inutile, illegittimo e irrazionale della Servizi farmaceutici essendo in perdita costante dal 2007, con erosione del capitale sociale”. La Procura presso la Corte dei conti ha ravvisato un danno erariale per mezzo milione di euro (circa), chiedendo 19.578 a testa all’ex sindaco Mimmo Consales, ai consiglieri comunali che votarono quella manovra finanziaria, ai dirigenti e ai revisori. In totale sono 28 e sono tutti “responsabili in concorso”. Anche l’attuale primo cittadino, Riccardo Rossi, all’epoca leader delle opposizioni in Assise, ma comunque favorevole alle manovre che hanno mantenuto in vita la srl. Notifica per tutti, con ovviamente la facoltà di presentare controdeduzioni entro 45 giorni.

Le responsabilità

L’importo è stato conteggiato dalla Procura regionale della Corte dei Conti considerando “paritario l’apporto causale delle relative condotte” di fronte alle operazioni che hanno salvato la partecipata, tra delibere e determine, il cui valore complessivo ammonta a 535.440 euro, al netto di somme coperte da prescrizioni essendo già trascorsi cinque anni.

Il versamento a titolo di ristoro per il danno patito dalle casse comunali è stato chiesto dai magistrati contabili inquirenti all’ex primo cittadino Consales, a capo di una Giunta di centrosinistra a trazione Pd, ai consiglieri Luciano Loiacono, Antonio Monetti, Salvatore Brigante, Salvatore Valentino, Enrico Latini, Antonio Muccio, Cosimo Elmo, Lucio Licchello, Cosimo D’Angelo, Giampiero Epifani, Giuseppe De Maria, Francesco Renna, Maurizio Colella, Salvatore Giannace, Antonio Manfreda, Antonio Pisanelli, Massimiliano Cursi, Francesco Cannalire (nel frattempo diventato segretario cittadino del Pd), Ferruccio Di Noi, Massimiliano Oggiano, Mauro D’Attis (attuale parlamentare) e Riccardo Rossi, eletto primo cittadino. Anche Rossi è nell’elenco della Corte dei Conti. Per qualcuno ci sarebbero estremi per contestare incompatibilità.

Nella lista figurano, inoltre, i nomi dei dirigenti Angelo Roma e Tommaso Primo Gagliani, e quelli dei componenti del collegio dei Revisori dei conti, Vittorio Dell’Atti, docente universitario, Massimo Mangiameli e Rita Saracino. Dovranno restituire la somma di 17.452, 21 euro. A questa si aggiunge l’ulteriore importo di 2.126,27 euro pro capite chiesto a Giuseppe D’Andria, Raffaele Iaia, Luigi Sergi, Antonio Elefante, Massimo Pagliara e Giampiero Pennetta, oltre che a Consales, Loiacono, Brigante, Valentino, Latini,  Renna, Giannace, Cursi, Di Noi,  e lo stesso Rossi. Analoga richiesta per Roma e per l’ex dirigente Mirella Destino, responsabile della ripartizione Servizi finanziari.

Mimmo Consales

La colpa

“Nel comportamento dei consiglieri, dei dirigenti e dei revisori si ravvisa l’elemento psicologico della colpa grave che si è concretizzata nella inosservanza di chiare disposizioni normative”. Quelle del Decreto legge 70 del 2010. La procura contabile ha evidenziato che “per quanto concerne i consiglieri che hanno votato a favore delle delibere, occorre porre in evidenza l’assoluta noncuranza nell’approfondire la vicenda, provvedendo ad assumere supinamente due deliberati, senza curarsi di verificare quali fossero i contenuti di merito degli stessi, nonostante comportassero gravosi oneri finanziari a carico del Comune di Brindisi”. Colpevoli di essere stati “noncuranti delle Finanze pubbliche”. Hanno tutti 45 giorni di tempo, come già detto, per presentare deduzioni e ulteriori documenti al vice procuratore generale Antonio D’Amato.

L’esposto

La segnalazione sul possibile danno alle finanze del Comune di Brindisi risale al 30 novembre 2016, con riferimento a precise “irregolarità nella gestione economico-finanziaria dell’Ente”, segnalate dal capogruppo del movimento Cinquestelle, Stefano Alparone. Oggi quei dubbi hanno trovato conferma con riferimento specifico al “riconoscimento dei debiti fuori bilancio e al ripiano delle perdite con ricapitalizzazione della società Servizi Farmaceutici srl”, perché la Corte dei Conti ha accertato la violazione delle disposizioni di legge. Per i tecnici, il Comune non avrebbe rispettato quanto previsto nell’articolo 6, comma 9, del Decreto legge 78 2010, in vigore all’epoca dei fatti e dell’articolo 194 del Decreto legislativo 267 del 18 agosto 2000.

Stefano Alparone ed Elena Giglio-3

La conclusione è stata trasmessa all’ex sindaco Consales e agli altri, sulla base di quanto evidenziato dal Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Brindisi, delegata agli accertamenti. L’informativa finale è stata depositata il 4 giugno scorso, poco prima delle elezioni amministrative (primo turno).

Le perdite della partecipata

“Il Comune nel 2013 ha riconosciuto debiti fuori bilancio per oltre due milioni di euro (2.084.250,10 euro), di cui 941.919 per ricapitalizzazione di società a partecipazione pubblica”. Società alle prese con perdite pesanti come zavorre. “In particolare – si legge nella relazione della Corte dei Conti – la Servizi Farmaceutici, dal 2007 al 2014, aveva prodotto risultati costantemente negativi”, tanto che quattro anni fa venne posta in liquidazione. Il segno meno ha contraddistinto i bilanci del 2007, chiuso con perdita di 99.213 euro, il 2008 con perdita di 138.013, il 2009 con perdita di 67.559, e ancora il 2020 con perdita di 59.277, quindi il 2011 con meno 192.285 e poi il 2012 con meno 296.377. Nel 2013 timida ripresa con un più 2.589 euro.

Corte dei Conti

La Corte ha ricordato che in occasione dell’approvazione del bilancio del 2010, l’ormai ex amministratore unico Maria Teresa Cavaliere “riferiva che si era proceduto al ripiano dei debiti pregressi, risalenti al 2008 e al 2009, con i fornitori e alla copertura della perdita in quanto il capitale sociale pari a 48.501 euro, era stato ridotto al di sotto del minino”, ossia diecimila euro. Praticamente eroso.

L’Amministrazione, a quel punto, il 27 novembre 2012 deliberò la copertura facendo ricorso allo “strumento del riconoscimento del debito fuori bilancio, stanziando 30.776 euro”. Con parere favorevole espresso dal Collegio dei revisori dei conti, benché i controllori interni al Palazzo rispetto a tale manovra, evidenziarono “la mancata adozione dei provvedimenti imposti dal Codice civile con riferimento alla perdita del 2011”. Quel risultato negativo, pari a 192.285 euro, “comportava la completa erosione del capitale sociale” e per questo era “causa di scioglimento della stessa Servizi Farmaceutici”.

I revisori, inoltre, sempre in quella occasione evidenziarono la “inadeguatezza professionale dell’amministratore unico” e sollevarono dubbi “sul tentativo di salvataggio della partecipata, in continua perdita da più di tre anni”. In altre parole, secondo il Collegio “l’opzione scelta non era adeguata vista la situazione di estrema criticità in cui la stessa versava”.

I documenti acquisiti dalla Finanza

In effetti dalla documentazione che i finanzieri hanno acquisito a Palazzo di città, risulta che i revisori del Comune più volte ebbero modo di chiedere chiarimenti sulla gestione, facendo presente “inadempimenti della dottoressa Cavaliere”. Per esempio, la “tardiva convocazione dell’assemblea per l’adozione dei provvedimenti imposti dal Codice”, l’altrettanto tardiva approvazione dei bilanci e anche la “mancata corrispondenza degli importi e delle voci del conto economico relativo al bilancio del 2009, rispetto alle medesime indicate nel bilancio dell’anno successivo”.

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Il salvataggio

La lettura di tutti i documenti contabili, ha portato la procura presso la Corte dei Conti a ritenere “inutile il salvataggio deliberato dal Consiglio comunale di Brindisi, ai fini del rilancio della società”. Circostanza confermata dal fatto che il 3 dicembre 2012, quindi pochi giorni dopo l’approvazione della delibera, “l’amministratore unico provvedeva a iscrivere l’accertamento della causa di scioglimento presso l’ufficio del registro delle imprese”.

Si arriva così al 17 dicembre 2012, giorno in cui “durante l’assemblea dei soci, alla presenza del socio Comune rappresentato dal dirigente Angelo Roma, l’amministratore unico riferiva del procedimento intrapreso e che lo scioglimento con la messa in liquidazione erano atti conseguenziali”. Da qui la nomina del liquidatore, Gianluca Quarta, di recente ricandidato ed eletto nella lista di Forza Italia, e il capitolo legato alla denuncia penale sporta dal commercialista brindisino, con avvio dell’inchiesta nei confronti dell’allora amministratore unico.

Gianluca Quarta lascia l'aula-3

L’11 dicembre dell’anno successivo, nuovo riconoscimento dei debiti fuori bilancio per 488.662 euro. Sempre con parere favorevole del Collegio dei Revisori, sia pure con alcune “criticità”, tra le quali “l’assenza di un effettivo sistema di controllo da parte del Comune di Brindisi, in grado di monitorare costantemente la situazione contabile, gestionale e organizzativa delle partecipate”. A Palazzo di città, stando agli atti, risulta comunque “impegnata e liquidata la somma di 488.662 euro”, ma non emerge che “il procedimento adottato” sortì l’effetto desiderato della ricostituzione del capitale, poiché c’era stata già un’erosione di 29.366 euro.

Un ulteriore tassello del puzzle è costituito da una nota arrivata all’attenzione di Consales, il 16 aprile 2014, avente ad oggetto la “revoca dello stato di liquidazione”, perché era stato approvato il rendiconto sulla gestione al bilancio 2013, chiuso in utile “grazie al considerevole aumento del fatturato. Il Consiglio comunale, il 19 dicembre dello stesso anno, “destinava un ulteriore importo di 46.778 euro per la Servizi farmaceutici”: 26.778 per l’azzeramento del capitale, il resto per costituzione dello stesso. Il Consiglio deliberò anche la “riattivazione del normale esercizio della società, sulla base di quanto rappresentato da Quarta”. Il che avvenne il 13 febbraio 2015.

Finanza al Comune - caso Cala Materdomini-2

La conclusione della Procura

“Ad avviso della Procura regionale della Corte dei conti, la somma complessiva di 535.440 euro, destinata al ripiano delle perdite della Servizi Farmaceutici, rappresenta un danno erariale alle finanze del Comune”. Perché deliberata in “patente violazione” delle disposizioni di legge. Non è stata contestata, invece, la somma di 30.776 euro poiché in questo caso l’azione per la responsabilità erariale è impedita dalla prescrizione, pari a cinque anni.

A giudizio dei magistrati contabili inquirenti non ci sono i margini per giustificare la manovra di salvataggio, dal momento che in concreto il Comune non ha motivato in maniera adeguata le ragioni della scelta. Esimente che avrebbe potuto essere riconosciuta nel caso in cui fosse stato presentato in piano industriale, tanto “in ossequio al principio di legalità finanziaria” a sua volta legato a quello del buon andamento della pubblica amministrazione.

Quel che emerge è che è “stata posa in essere sostanzialmente una condotta elusiva del divieto di soccorso finanziario in favore della partecipata” di fronte a perdite per tre esercizi consecutivi e alla mancata ricostruzione del capitale sociale. “E’ di palmare evidenza – si legge – l’illegittimità e la irragionevolezza del Comune di Brindisi che pur in presenza di una conclamata e perdurante crisi finanziaria della partecipata, in perdita dal 2007, ha provveduto a porre in essere un finanziamento in contrasto con la normativa di riferimento, perpetuando una cattiva gestione delle risorse pubbliche”. Un danno erariale. 

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