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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Fasano: ucciso con uno spiedo, vent'anni all'assassino

FASANO – Vent’anni di reclusione per Arcangelo Navarrino, 41 anni, fasanese, condannato per avere ammazzato in un duello rusticano Giuseppe Fragasso, 41 anni, pure lui di Fasano.

FASANO – Vent’anni di reclusione per Arcangelo Navarrino, 41 anni, fasanese, condannato per avere ammazzato in un duello rusticano Giuseppe Fragasso, 41 anni, pure lui di Fasano. La condanna è stata decisa nella tarda mattinata dal giudice per l’udienza preliminare Valerio Fracassi che si è pronunciato a seguito della richiesta di rito abbreviata proposta dall’avvocato Francesco Saponaro, difensore dell’imputato. Il pubblico ministero Silvia Nastasia, nell’udienza del 6 maggio scorso, aveva chiesto la condanna a trent’anni di carcere per omicidio volontario.

Si trattò di un omicidio scaturito da un banalissimo litigio per una ricarica on line per giocare a poker. Navarrino era gestore del circolo ricreativo “Club Baffo III” situato in via Nazionale dei Trulli. Era il 22 giugno dello scorso anno, ultimo giorno della festa patronale. Verso le 10 Saponaro, a bordo della sua Mercedes classe A, arriva e si ferma davanti al circolo ricreativo nel quale c’è il solo gestore. Inizia la discussione. Poche decine di euro che Fragasso pretende da Navarrino per questa ricarica non andata a buon fine. Nell’interno del locale c’è un barbecue utilizzato nelle serate della festa per arrostire la carne, Sopra vi sono appoggiati degli spiedi in ferro.

I due in un momento di rabbia si armano, escono dal locale e si affrontano in un duello rusticano. Affondi di assaggio, schivate. La rabbia ha ormai accecato i due uomini che probabilmente non si rendono conto di quello che stanno per fare e che, comunque di lì a poco la vita di entrambi sarà distrutta. Navarrino è più aggressivo. Costringe l’avversario verso il muretto e all’ennesimo affondo pianta lo spiede nel lato sinistro del torace. La morte sopraggiunse quasi istantanea. Solo in quel momento Navarrino si rese conto di cosa avesse fatto. Aspettò l’arrivo dei carabinieri che lo sottoposero a fermo e alle 13 lo trasferirono in carcere a Brindisi in stato di arresto. “Non volevo ammazzarlo – ha sempre sostenuto l’imputato -, è stato contro ogni mia intenzione”.

Sulla mancanza di volontà è stata incentrata l’arringa dell’avvocato Saponaro. Mancanza di volontà e aggressione da parte di Saponaro, per cui Navarrino si è dovuto difendere. Ma il giudice Fracassi ha ritenuto che affrontando quel duello rusticano quanto meno Navarrivo sapeva che avrebbe potuto uccidere e, dunque, la volontà c’era.

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