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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Finta cocaina per sbarazzarsi dell'ex marito: a giudizio due amanti

BRINDISI - Fu arrestato il 29 marzo dello scorso anno con l’accusa di detenzione e spaccio: negli pneumatici della sua auto i carabinieri estrassero una presunta, massiccia partita di cocaina. Dopo ventisei giorni trascorsi fra carcere e domiciliari le analisi disposte dalla procura rivelarono che si trattava non di droga, ma di zucchero, banale disaccaride di saccarosio. A un anno dalla incredibile vicenda che vide per protagonista un parrucchiere di Brindisi, Marco Santese, 30 anni, il gip Paola Liaci accoglie la richiesta del pubblico ministero Giuseppe De Nozza e rinvia a giudizio per calunnia aggravata e falso i presunti autori del depistaggio: la ex moglie dell’uomo e il nuovo compagno, i brindisini Monica Biasi (25 anni) e Antonio Sanasi (40 anni).

BRINDISI - Fu arrestato il 29 marzo dello scorso anno con l’accusa di detenzione e spaccio: negli pneumatici della sua auto i carabinieri estrassero una presunta, massiccia partita di cocaina. Dopo ventisei giorni trascorsi fra carcere e domiciliari le analisi disposte dalla procura rivelarono che si trattava non di droga, ma di zucchero, banale disaccaride di saccarosio. A un anno dalla incredibile vicenda che vide per protagonista un parrucchiere di Brindisi, Marco Santese, 30 anni, il gip Paola Liaci accoglie la richiesta del pubblico ministero Giuseppe De Nozza e rinvia a giudizio per calunnia aggravata e falso i presunti autori del depistaggio: la ex moglie dell’uomo e il nuovo compagno, i brindisini Monica Biasi (25 anni) e Antonio Sanasi (40 anni).

Secondo l’accusa fu la coppia, mossa da un insano desiderio di vendetta, a ordire il piano contro il parrucchiere, suggerendo il nascondiglio dello stupefacente posticcio a un confidente dei carabinieri. I due sono stati stanati dagli stessi militari della compagnia francavillese, indagini coordinate dal maresciallo Antonino Farruggia, impianto accusatorio corroborato da un massiccio carico di intercettazioni.

Le manette ai polsi del giovane artigiano scattarono poco più di un anno fa nel locale di Giuseppe Montanaro, quartiere Santa Chiara, dove lavorava da almeno dieci anni. La cocaina che si sarebbe rivelata essere zucchero fu trovata sotto il copricerchio di uno degli pneumatici della Hyundai Matrix di proprietà del giovane parrucchiere allibito tanto quanto i clienti, che ne conoscevano la stazza di ragazzo onesto e lavoratore. Non è tutto. Per un ulteriore, inspiegabile, clamoroso errore, il narcotest confermò che si trattava di cocaina, 23,70 grammi divisi in 40 dosi già confezionate. Santese, incensurato, finì in manette con l’accusa di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.

La svolta arrivò per ostinazione della difesa e della procura, in uno. Su sollecitazione del legale Gianvito Lillo, il pm dispose una seconda perizia sulla sostanza sequestrata. Trascorsero altri quindici giorni e il consulente Mongelli finalmente dichiarò, nero su bianco: si trattava di zucchero. Il gip dispose dunque l’immediata liberazione di Marco Santese, con tante scuse da parte della giustizia. Dopo ventisei giorni ai domiciliari la vittima tornò immediatamente a lavorare, con il desiderio di buttarsi l’incubo alle spalle il più in fretta possibile. Non prima, però, di aver sporto denuncia contro ignoti. E’ lui stesso, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, a suggerire la pista agli inquirenti, non sono molte le persone che possono nutrire motivi di rancore nei suoi confronti.

La traccia si rivela assai puntuale e i carabinieri, con una motivazione in più del solito, arrivano presto e bene al punto, i registi della storia sono la ex moglie e il nuovo compagno. Le intercettazioni fanno il resto, tanto che la prima ipotesi di reato a carico dei due, ossia falso per induzione, muta in calunnia aggravata in concorso per aver fatto ingiustamente rischiare all’artigiano una pena da otto a venti anni di carcere. Il movente di questa incredibile storia? A quanto pare, un insano desiderio di vendetta partorito dal nuovo compagno della ex moglie. Sospettando che fra i due ex potesse esserci un riavvicinamento, Santese avrebbe studiato il modo per fare fuori il rivale, letteralmente. Il processo che verrà chiarirà tutto quel c’è da chiarire, mentre pende di fronte alla Corte d’appello di Lecce la richiesta risarcitoria per ingiusta detenzione. Se esiste un risarcimento possibile.

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