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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fisco: maxi frode da 5 milioni di euro

CEGLIE MESSAPICA - A fronte di una fiorente attività di trasporto, avviata in Italia e all’estero, le fiamme gialle avrebbero accertato una montagna di guadagni in nero. Fatture rimaste nel cassetto per redditi mai dichiarati. Questo il giochetto. Incongruenze contabili che non sono sfuggite alle Fiamme gialle. In sede di attività investigativa i baschi verdi hanno scoperto l’escamotage: un sistema che in quattro anni avrebbe consentito di nascondere al Fisco ricavi per complessivi 4 milioni e 200 mila euro.

CEGLIE MESSAPICA - A fronte di una fiorente attività di trasporto, avviata in Italia e all’estero, le fiamme gialle avrebbero accertato una montagna di guadagni in nero. Fatture rimaste nel cassetto per redditi mai dichiarati. Questo il giochetto. Incongruenze contabili che non sono sfuggite alle Fiamme gialle. In sede di attività investigativa i baschi verdi hanno scoperto l’escamotage: un sistema che in quattro anni avrebbe consentito di nascondere al Fisco ricavi per complessivi 4 milioni e 200 mila euro.

Nei guai è finito il titolare di una ditta di autotrasporti di Ceglie Messapica. A carico dell’imprenditore per il momento è scattata una formale denuncia a piede libero presso la competente autorità giudiziaria. Ma le conseguenze di questo gigantesco buco scoperto dalla Guardia di finanza vanno ben oltre le contestazioni di reato già notificate e lasciano supporre ulteriori sviluppi in sede di attività di indagine.

Stando a quello che i militari della Compagnia della Guardia di finanza di Ostuni, coordinati dal capitano Antonio Martina, hanno potuto accertare, l’impresa in questione (che opera in tutta la penisola e anche su scala internazionale) per alcuni anni avrebbe occultato al fisco i propri profitti, introitati in nero. Capitolo in bianco, di conseguenza, anche quello relativo all’Iva, evasa per circa 600 mila euro.

Una frode da capogiro, dunque, maturata sull’onda lunga di una intensa attività professionale esercitata tra il 2007 e il 2010, in barba all’Ufficio delle Entrate e all’ombra dei registri contabili.

Una capillare attività di accertamento quella che ha consentito ai finanzieri  di venire a capo dell’oro “nero”.

I finanzieri, analizzando la documentazione contabile e bancaria, nonché extracontabile, avrebbero riscontrato evidenti anomalie ed insussistenze in relazione alle dichiarazioni dei redditi prodotte dalla società finita al centro dell’indagine, con particolare riferimento agli anni di imposta 2007, 2008 e 2009 e 2010. Stagioni nel corso delle quali sarebbero maturati i cospicui ricavi puntualmente occultati.

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