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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

A gennaio udienza in Cassazione per le parti civili del processo Acque Chiare

Si avvicina il tempo del giudizio finale per il costruttore, il notaio e gli architetti condannati con l’accusa di lottizzazione abusiva nel processo “Acque Chiare”, scaturito dall’inchiesta che nel 2008 portò al sequestro delle villette e dell’albergo in costruzione sulla costa a Nord di Brindisi

BRINDISI – Si avvicina il tempo del giudizio finale per il costruttore, il notaio e gli architetti condannati con l’accusa di lottizzazione abusiva nel processo “Acque Chiare”, scaturito dall’inchiesta che nel 2008 portò al sequestro delle villette e dell’albergo in costruzione sulla costa a Nord di Brindisi: la Cassazione si pronuncerà il 29 gennaio 2016, data segnata già in rosso sul calendario dai proprietari che acquistarono gli immobili e che rivendicano, oggi come allora, la propria buona fede chiedendo la restituzione delle case.

La lottizzazione abusiva. Saranno quattro mesi di ulteriore attesa per gli imputati Vincenzo Romanazzi, l’imprenditore che propose il progetto per un “polo turistico-alberghiero”  e Bruno Romano Cafaro, il notaio che rogò la maggior parte degli atti di vendita delle unità immobiliari, l’uno e l’altro condannati in Appello a un anno e sei mesi con ammenda di 55mila euro (riformata rispetto alla somma di 30mila disposta dal Tribunale di Brindisi), e per i due professionisti Carlo Cioffi, in qualità di dirigente responsabile della Ripartizione Urbanistica del Comune di Brindisi e Severino Orsan, in veste di progettista, condannati entrambi a nove mesi con ammenda di 35mila euro (riformata anche questa in secondo grado, partendo da 20mila).

Così come attesa febbrile sarà per i proprietari e non solo per i quattro, sulle cui condotte i giudici di secondo grado hanno espresso censure sottolineando le “spregiudicate modalità del fatto e notevole gravità”, al punto da non riconoscere a nessuno le attenuanti generiche, perché ad attendere il giudizio ci sono gli acquirenti che si cono costituiti parte civile: sono 92 sul totale di 173, convinti –  continuano a sostenere  – di aver comprato una casa al mare, una seconda residenza estiva, per la quale versano anche le quote del mutuo contratto a suo tempo con le banche. Ma tutte le villette, secondo la tesi accusatoria riconosciuta nei primi due gradi di giudizio, sono il risultato di una lottizzazione abusiva essendo state concepite come residence dell’albergo (da costruire) e non come residenze.

La corruzione. Un gioco di parole rilevante sul piano penale anche per le conseguenze patite dagli acquirenti, dal giorno del sequestro disposto il 27 maggio 2008 , diventato confisca con sentenza  del Tribunale di Brindisi ribattezzata come “strage di San Valentino”, pronunciata il 14 febbraio 2012:  con l’impossibilità di entrare nel villaggio e nelle abitazioni di proprietà subiscono il peso di un “disegno criminoso”, come ha sostenuto la Corte d’Appello di Lecce.

Disegno portato avanti in “maniera pervicace anche attraverso accordi corruttivi tra Romanazzi e il sindaco” di allora, Giovanni Antonino, “in spregio delle norme urbanistiche che vietavano l’edificazione di complessi residenziali per impedire operazioni speculative”. L’ex primo cittadino ha patteggiato la corruzione  a due mesi in continuazione con quanto fatto nel processo sulla presunta tangentopoli, mentre per Romanazzi ha fatto differenza il tempo, essendo stata pronunciata la prescrizione.

La prescrizione, la confisca e la Cedu. Ed è proprio il trascorrere del tempo, quindi, la prescrizione come causa di estinzione del reato, che sembra poter fare la differenza nell’udienza davanti agli Ermellini, soprattutto dopo le recenti sentenze su casi analoghi ad Acque chiare, arrivate dalla Cedu ( la Corte di giustizia europea) e della Corte di Cassazione. A livello europeo va considerata la pronuncia Varvara, arrivata il 27 febbraio 2014, secondo cui con la prescrizione non è possibile procedere con la confisca, tanto che i giudici della Cedu hanno condannato l’Italia al pagamento dei danni non patrimoniali per 10mila euro e patrimoniali da concordare in favore di un imprenditore di Gravina in Puglia imputato per lottizzazione abusiva per il Garden Village di Cassano Delle Murge, realizzato nel1985.

L’Italia, a sua volta, ha fatto appello ricorrendo alla Grande Chambre, ma l’azione è stata dichiarata inammissibile e di conseguenza il principio europeo è diventato definitivo. Nel nostro ordinamento l’affermazione è differente: la confisca si può disporre pur in presenza di estinzione del reato per il trascorrere del tempo.

La Corte Costituzionale.  Da qui i casi di illegittimità costituzionale, l’ultimo dei quali attiene a un villaggio vicino Rieti, con la sentenza "Lattanzi" del 27 luglio scorso: in questo caso il principio è che  si può confiscare anche con la prescrizione purché vi sia un accertamento nel merito. Cosa potrebbe succedere guardando ad Acque Chiare? Se e solo se gli Ermellini dovessero attenersi a questa pronuncia, sarebbe disposta la confisca dei beni di Acque Chiare e quindi di Romanazzi, mentre i proprietari andrebbero esenti avendo accettato la prescrizione che ha “coperto” la lottizzazione abusiva, essendo trascorsi più di cinque anni. Ma si dovrebbe tenere conto invece del pronuncimento della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo.

La truffa. Stesso discorso per  l’ipotesi di truffa contestata alla coppia Romanazzi-Cafaro nel processo bis su Acque Chiare, nel quale i proprietari – 123 per la precisione – sono stati indicati sia parte lesa dei raggiri sia imputati di lottizzazione abusiva in concorso con i due. Anche la truffa è caduta, perché sono passati sette anni e mezzo. Resta in piedi da un lato il ricorso per saltum del pm per le posizioni degli acquirenti, 123, che hanno optato per la prescrizione in seconda battuta, dall’altro l’appello che gli stessi proprietari hanno presentato chiedendo la pronuncia nel merito per l’affermazione della buona fede.

La buona fede. Quanto ai proprietari, nella sentenza d’appello, è scritto che “non possono considerarsi terzi in buona fede in quanto hanno cooperato, con la loro condotta negligente e colposa, alla consumazione del reato di lottizzazione abusiva acquistando senza effettuare alcuna verifica sulla loro situazione urbanistica”. Secondo il Collegio “non hanno diritto ad alcun risarcimento del danno, ma la più potrebbero vantare pretese in relazione al diverso reato di truffa all’esito del separato procedimento in cui questo è contestato”. Non solo: “dal medesimo ragionamento – si legge – discende l’impossibilità di revocare la confisca degli immobili e di disporre la restituzione alle parti civili appellanti”.

Il Pug. La conclusione del processo d’Appello: “Una volta esclusa la buona fede degli acquirenti, la confisca non può ritenersi sproporzionata, proprio perché finalizzata a tutelare gli interessi protetti dalla norma, tanto più nel caso di specie in cui i privati compratori non potrebbero comunque fare un uso residenziali degli immobili, a meno che non intervenga una legittima modifica della strumentazione urbanistica che consenta la destinazione ai fini abitativi e residenziale, modifica che allo stato non è ipotizzabile”.

Non ancora, almeno poiché manca il piano urbanistico generale, ma nel documento preliminare approvato dal Consiglio comunale  - l’ultimo dell’amministrazione di centrodestra di Domenico Mennitti – è previsto il salvataggio di Acque Chiare. Il punto è che dopo il Dpp tutto è rimasto fermo, per cui anche della nuova tipizzazione di quel tratto di fascia costiera se ne sono perse le tracce.

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