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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Flash/ Strage Morvillo: le motivazioni

BRINDISI - Vantaggiato avrebbe potuto compiere altri attentati, per la sua sete di vendetta contro la giustizia e i pubblici poteri. Lo dicono i giudici della Corte d'Assise di Brindisi nelle 103 pagine di motivazioni della sentenza di ergastolo per la strage della scuola Morvillo Falcone.

BRINDISI - Vantaggiato avrebbe potuto compiere altri attentati, per la sua sete di vendetta contro la giustizia e i pubblici poteri. Lo dicono i giudici della Corte d'Assise di Brindisi nelle 103 pagine di motivazioni della sentenza di ergastolo pronunciata contro lo stragista Giovanni Vantaggiato, l'uomo che il 19 maggio 2012 seminò morte, feriti e paura davanti alla scuola Morvillo falcone di Brindisi.

“Rabbia, delusione e frustrazione” nei confronti del “mondo” e quindi anche verso i pubblici poteri che non gli avevano reso “giustizia”, sentimenti che avrebbero potuto portarlo anche a mettere in atto nuovi attentati ai danni di vittime indeterminate: sono queste le ragioni, a quanto riportato nelle motivazioni della sentenza che condanna all’ergastolo Giovanni Vantaggiato, lo stragista di Copertino, autore reo confesso dell’attentato davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi che ha procurato la morte della studentessa sedicenne Melissa Bassi e il ferimento di altre nove persone, per cui aveva posizionato i tre ordigni esplosivi e li aveva fatti esplodere alle 7.42 del mattino, mentre le studentesse si avvicinavano ai cancelli della scuola. Le motivazioni sono state depositate oggi.

Secondo i giudici della Corte d’Assise di Brindisi Vantaggiato era lucido e cosciente, capace di intendere e volere e anche di stare a processo. Non aveva avuto giustizia, Vantaggiato, che è stato ritenuto responsabile di strage con l’aggravante della finalità terroristica e stando alla sentenza di primo grado dovrà quindi espiare l’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, secondo i giudici della Corte d’Assise di Brindisi per via di “una sentenza di condanna inutile perché non coinvolgeva nemmeno tutti i responsabili della truffa di cui era rimasto vittima”. Si tratta di una truffa da 340mila euro che avrebbe messo in atto Cosimo Parato, imprenditore agricolo di Torre Santa Susanna, vittima di un altro attentato il 24 febbraio del 2008, circostanza in cui riportò lesioni invalidanti.

“Si deve concludere – scrivono i giudici nella parte dedicata alla sussistenza dell’aggravante della finalità terroristica – che Vantaggiato a differenza di quanto dichiarato avesse intenzione di proseguire la strategia criminale di tipo terroristico iniziando con l’attentato alla scuola Morvillo Falcone collocando altri ordigni esplosivi micidiali al fine di colpire una o più vittime indeterminate scelte a caso in maniera indiscriminata e non prevedibile, con l’obiettivo altrettanto evidente di creare allarme nella gente destabilizzando i pubblici poteri”. Il processo a carico di Giovanni Vantaggiato è iniziato il 17 gennaio 2013 e si è concluso il 18 giugno scorso.

Sempre secondo la Corte d'Assise di Brindisi, non è affatto escluso che Vantaggiato abbia anche avuto complici e sostegni nella preparazione dell'attentato. Anche Giuseppina Marchello, la moglie e intestataria dell'azienda di carburanti, secondo i giudici di primo grado ha ricoperto "un ruolo ambiguo nell'intera vicenda". “Con riferimento all’eventuale assistenza o aiuto fornito da complici - si legge nelle motivazioni - mentre in sede dibattimentale l’imputato ha ripetutamente affermato di avere agito da solo, nel primo interrogatorio del pm, ha spesso utilizzato il plurale”, si osserva.

Per i giudici, sono le prime dichiarazioni rese a caldo da Vantaggiato infatti ad essere le più attendibili.  “Ritiene la corte che se è certo che Vantaggiato abbia agito da solo sia nella fase di collocazione dell’esplosivo che in quella di attivazione dell’innesco, non può escludersi in modo altrettanto certo che, alla luce delle iniziali affermazioni rese dello stesso agli inquirenti e di quanto detto con riferimento a Giuseppina Marchello, qualche complice sia intervenuto nelle fasi precedenti, reperimento contenitori, trasporto delle bombole)".

“Dalla lettura di alcune delle conversazioni intercettate – si legge – emerge il ruolo quantomeno ambiguo avuto nell’intera vicenda dalla moglie dell’imputato, Giuseppina Marchello” che, a quanto aveva più volte riferito l’accusa sostenuta nel processo dal capo della Dda di Lecce Cataldo Motta e dal sostituto Guglielmo Cataldi (mentre in fase d’indagine c’era anche un pm brindisino, Milto Stefano De Nozza) non era mai stata indagata perché impossibile, visto il grado di parentela, contestarle il reato di favoreggiamento personale.

 

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