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Cronaca

Giallo della fontana: il Comune ora vuole trattare con l'impresa

L'Ente propone alla EdilMic un'altra area in via del Lavoro per la costruzione di una palazzina, la ditta rifiuta e chiede la zona di via Cappuccini. L'Agenzia delle Entrate dovrà stimare il valore di mercato dei due lotti

BRINDISI – Mentre la Procura di Brindisi è a caccia del vincolo apposto alla Fontana Tancredi 48 anni addietro dalla Soprintendenza, il Comune ha avviato una trattativa con l’impresa edile titolare del permesso a costruire e ha proposto al costruttore una permuta: l’Ente è pronto a cedere un’altra zona per la costruzione della palazzina, spostando il cantiere nei pressi della nuova chiesa del rione Minnuta.

La Fontana di Tancredi restaurataLa notizia arriva direttamente da Palazzo di città e apre a una serie di interrogativi paralleli da un lato, all’inchiesta coordinata dal pm Daniela Jolanda Chimienti, a caccia di quel vincolo che sembra svanito nel nulla se negli archivi del Comune non si trova più, e dall’altro, al contenzioso amministrativo legato all’ordinanza di sospensione dei lavori arrivata dalla Provincia di Brindisi e confermata dal Tar nel momento in cui ha rigettato la sospensiva chiesta dal privato.

Perché mai, l’Amministrazione cittadina ha deciso di contattare la EdilMic? E soprattutto, per quale motivo si è detta pronta a una “perequazione di lotti edificatori in via del Lavoro”?  Quali sono le ragioni alla base della permuta? Sono o meno da mettere in relazione con quel famoso vincolo?

A rigore di logica, il Comune sembrerebbe ammettere un "errore" risalente negli anni, con conseguente tentativo di “riparazione” dopo che il caso del cantiere aperto nella zona sovrastante alla fontana è stato sollevato da un cartello di associazioni ambientaliste. Non si presta a lettura differente la proposta che tra l’altro risale al periodo del commissariamento con Cesare Castelli. Del resto, per quale motivo proporre una soluzione di questo tipo, se l’Amministrazione è al riparo da qualsiasi tipo di azione legale, in termini di richiesta di risarcimento danni che l’impresa ha anticipato?

La ditta, in effetti, è titolare del permesso a costruire dopo aver acquistato il suolo da un privato cittadino, Giuseppe Labate, il quale a sua volta lo aveva ricevuto in enfiteusi dalla Curia brindisina, di conseguenza ha tutte le carte in regole per realizzare la palazzina. Ma il punto è sempre lo stesso: che fine ha fatto quel vincolo risalente al 20 febbraio 1968, apposto dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie di Bari alla Fontana di Tancredi, con una lettera al Comune di Brindisi? L’Amministrazione, in quel periodo, aveva richiesto tale parere per integrare la bozza del Piano regolatore generale, e c’era stata una risposta firmata dal soprintendente Renato Chiurazzi (BrindisiReport.it ne ha dato notizia in un articolo del 27 ottobre 2015).

Il nodo, a questo punto, non solo resta con tutti i dubbi annessi e connessi ma viene alimentato dagli ultimi eventi di cui Brindisi Report è in grado di dare notizia, partendo dai recenti documenti del Comune (atti pubblici, pubblicabili e pubblicati).

L’8 aprile scorso la ditta riceve una lettera del Comune, settore Urbanistica, e in tal modo “viene a conoscenza della volontà (dell’Ente, ndr) di perequazione del lotto edificatorio” in possesso della EdilMic in via del Lavoro, angolo con via della Vite, con un’area diversa, anch’essa in Brindisi, identificata al catasto con foglio 50, particella 2312”. Si tratta di riferimenti tecnici che costituiscono le coordinate per identificare la zona che il Comune ha proposto all’imprenditore, il quale ha risposto il 18 aprile.

Cantiere sulla fontana di Tancredi-2“Prendendo visione della zona, si fa presenza che l’area è ubicata nei pressi della chiesa di recente costruzione, non affaccia su arteria stradale a frequente passaggio e non gode di buon affaccio paesaggistico”, si legge nella missiva del costruttore. “Poiché l’attività di impresa è finalizzata a realizzare appartamenti da vendere, diventa fondamentale l’ubicazione geografica del lotto, nostro malgrado non possiamo accettare la vostra proposta di perequazione”.

“Rimanendo disponibili, abbiamo identificato un’ulteriore area di vostra proprietà (del Comune, ndr), più consona alle nostre esigenze commerciali”, è scritto nella lettera. L’impresa ha indicato quella in via Cappuccini, numero 234, nei pressi del vecchio ospedale Di Summa. “Saremmo anche disposti a valutare un eventuale conguaglio da noi dovuto al fine della chiusura della trattativa”.

Fin qui il carteggio che risale alla gestione commissariale. La trattativa è rimasta in piedi con l’arrivo della sindaca Angela Carluccio, tanto è vero che il 9 agosto scorso la Giunta si è espressa sull’”accordo di collaborazione con l’Agenzia delle Entrate per la stima di immobili di proprietà comunale da alineare”, nel quale sono stati inseriti i due lotti oggetto del contatto tra l’Amministrazione e l’impresa. In altre parole, la Giunta ha chiesto una valutazione all’Agenzia delle Entrate, “stante la carenza di personale negli uffici del Comune”. Per quale motivo?

Nella relazione, firmata dall’assessore all’Urbanistica Giampiero Campo e dal dirigente del settore Fabio Lacinio, si legge che il Comune ha ritenuto necessario far valutare quelle zone, assieme ad altri beni da vendere, anche questi individuati dal commissario Castelli. In elenco ci sono: l’immobile di via Cocceio Nerva angolo con via Romolo, in cui è ospitato il supermercato Valente; il locale di via Tarantini ex sede della farmacia comunale, il locale di via Duca degli Abruzzi occupato dal bar, gli immobili di via Vanini e del mercato rionale di via Santa Maria Ausiliatrice.

Sul vincolo apposto nel lontano ’68 alla Fontana Tancredi, nessun riferimento. Possibile che sia svanito? Il giallo, a questo punto, si arricchisce di un nuovo capitolo: la trattativa proposta dal Comune per una permuta.

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